Oggiono, caso sospetto da Dengue: in attesa dell'esito degli esami, nuova 'bonifica'

All'alba di quest'oggi è stata effettuata la seconda disinfestazione che il Comune di Oggiono, su indicazione di ATS Brianza, ha predisposto a seguito della notizia di un possibile caso di contagio da Dengue, in località Imberido
La prima bonifica straordinaria – disposta dal sindaco Chiara Narciso attraverso un'ordinanza – risaliva al 13 ottobre scorso, ripetuta a distanza di poco più di una settimana. In realtà, ad oggi non vi è ancora certezza circa la possibilità che il soggetto - i cui sintomi accusati avrebbero indotto i medici ad una serie di accertamenti di laboratorio – abbia contratto il virus, endemico in alcuni paesi tropicali, trasmesso dalle zanzare. Sarà dunque necessario attendere ancora qualche giorno prima di avere un responso definitivo.
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Si è invece rivelato un falso allarme il caso de La Valletta Brianza. Come già nella città di Oggiono, anche nel vicino comune meratese, una volta ricevuto l'alert dall'Agenzia di tutela della salute, era comunque scattata, preventivamente, la disinfestazione in Via Ripamonti (dove aveva domicilio la persona attenzionata) e nelle arterie limitrofe.
Stesso epilogo per il soggetto attenzionato a Missaglia. La scorsa settimana ATS Brianza aveva segnalato al Comune una ipotizzata infezione da Arbovirosi (Chikingunya), una malattia virale, caratterizzata da febbre e forti dolori, che viene trasmessa all’uomo da zanzare infette, in particolare del genere Aedes. L'amministrazione Redaelli era stata dunque chiamata ad avviare la disinfestazione anti-zanzara (veicolo della trasmissione del virus) in località Maresso, in un raggio di 250 metri dalla zona con la quale sarebbe entrato in contatto il caso sospetto. Interessate Via don Rigamonti, Via San Carlo Borromeo, Via don Molteni, Via don Gnocchi e Largo don Sala (Parcodietrocasa): insomma, la zona a sud della frazione.
Nelle ore successive era giunto però il responso atteso: nessun riscontro né di rna virale, né di anticorpi per Chikungunya nella persona che accusava sintomi riconducibili all'infezione. Un altro falso allarme, dunque.
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