La bellezza della fotografia e l’immagine manipolata dall’AI

La bellezza della fotografia risiede nell’istante che blocca il tempo e lo spazio in un’icona. La fotografia racconta l’accadimento, sollecita domande, curiosità, interesse, ricordi. Le fotografie, solitamente, si trovano in un cassetto o incollate su un album e raccontano la storia di sé, della famiglia, dei nonni, del passato. Si scoprono vecchie zie morte con abiti di un’epoca lontana che evocano racconti di Charles Dickens o “La Cavallina Storna”di Giovanni Pascoli.  

Le fotografie più recenti, quelle a colori, documentano la trasformazione di un corpo e di una società moderna in un costante mutamento: le teniamo tra le mani, le scrutiamo con attenzione cercando i segni dall’attimo. Non sono molte, raccontano una società diversa e rappresentano un tempo lento: richiamano la memoria di un novecento tumultuoso con tragedie, drammi e scoperte meravigliose. In uno scatto, c’è l’epica di un tempo. 

L’immagine, invece, derubrica l’istante.  L’individuo moderno si trova immerso in un flusso di immagini generate dai mezzi di comunicazione di massa della società del consumo. La sua identità sociale, psicologica, politica ed economica è segnata dai prodotti da comprare e consumare. 

Con la società ipermoderna e postmoderna, l’immagine è generata dall’individuo con maniacalità, nel tentativo di bloccare l’attimo svuotato dall’istantaneità, poi l’ha cancellata e buttata.

La funzione dell’immagine cambia ancora quando l’individuo diventa produttore di immagini, questo accade con internet e s’implementa con lo smartphone. 

Ogni individuo, indipendentemente dalla latitudine, dalla condizione sociale, economica, psicologica, genera immagini di ogni tipo, che raccontano un presente che si sfarina nell’immediatezza con un’altra immagine. 

Nella società post-globale, con l’Intelligenza Artificiale di massa, l’immagine è in grado di manipolare, alterare, falsificare il reale e la realtà: distinguere le facce di Giano è impossibile. Le parti si mischiano, si capovolgono in un millesimo di secondo. É impossibile identificare il prodotto dal produttore: prevale la robotizzazione, la semplificazione, l’Io illusionale, l’Io avatar e l’Io interposto all’Altro.  

L’immagine globalizzata ingloba i localismi, contamina i sottoinsiemi e trasferisce nei vari mondi sociali masse di dati finanziari e societari che generano turbolenza, disuguaglianza, povertà. Lo scontro tra global e post-global (locale, nazioni, sovranismi) fa riemergere domande primordiali di tradimento, rifiuto, incesto, aggressività, violenza e genera scenari oscuri. 

Se il mito della globalizzazione tende a unificare più ampie comunità tra parti nei confronti del tutto, invece il post-global costruisce limes che separano l'indigeno dal barbaro.  La guerra in atto tra Russia e Ucraina si caratterizza per la non accettazione dei nuovi confini nati dopo la caduta dell’Unione  Sovietica; le “stesse” motivazioni sottostanno al conflitto tra Gaza e Israele. 

Viviamo in un tempo ibrido, dove è impossibile conciliare il globale con il locale. La società ibrida si frappone tra global e local, tra sviluppo e regressione. È dentro questo spazio ibrido che, il Presidente degli Stati Uniti D’America, ha generato, con l’AI, un video, in cui l’avatar del presidente, con la corona su un aereo da guerra, scarica sterco sulla popolazione di alcune città americane che manifesta il dissenso contro la politica Maga. 

L’immagine (video), trasmessa su i media, sui network, sui social di massa, è un messaggio di onnipotenza e di controllo politico. L’AI, usata in politica come strumento di minaccia, è pericolosa. 

Di fronte a questa regressione politica e sociale, la vecchia fotografia cartacea ingiallisce. 
Dr.Enrico Magni, psicologo e giornalista
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