La libera professione a pagamento mina l'equità del sistema sanitario
    			La delibera n. XII/4986 approvata da Regione Lombardia lo scorso 15 settembre 2025, che amplia l’accesso alla libera professione a pagamento negli ospedali pubblici, rappresenta – secondo Azione Lecco – un ulteriore passo verso la privatizzazione del sistema sanitario lombardo, creando di fatto corsie preferenziali per chi dispone di assicurazioni sanitarie, fondi integrativi o welfare aziendale, a scapito di chi dipende esclusivamente dal servizio sanitario pubblico.
''Questa scelta – dichiara Eleonora Lavelli, Segretaria di Azione Lecco – è in contrasto con i principi costituzionali di equità e universalità dell’accesso alle cure, pilastri del Servizio Sanitario Nazionale. Il rischio concreto è quello di un ulteriore peggioramento delle liste d’attesa, poiché il personale sanitario, dedicando tempo alla libera professione interna (a pagamento), ridurrebbe la propria disponibilità per l’attività pubblica ordinaria''.
Azione Lecco sottolinea come le risorse già limitate destinate alla sanità rischino, con questa misura, di diventare inefficaci e puramente di facciata, invece di contribuire al reale rafforzamento del sistema pubblico.
Secondo Lavelli, sarebbe invece necessario investire in nuove assunzioni, nella riattivazione dei posti letto inutilizzati e in incentivi per l’attività aggiuntiva del personale, strumenti concreti per ridurre i tempi di attesa e garantire cure adeguate a tutti, indipendentemente dalla condizione economica.
''La qualità del sistema sanitario lombardo – aggiunge Rosaura Fumagalli, del Direttivo di Azione Lecco – non può essere valutata solo attraverso le sue eccellenze ospedaliere, ma nella capacità di offrire un accesso equo, tempestivo e diffuso alle prestazioni sanitarie''.
Azione Lecco rivolge dunque un appello al Presidente Fontana e alla sua Giunta affinché invertano la rotta, restituendo alla Lombardia una sanità realmente pubblica, inclusiva e solidale, che non lasci indietro anziani e famiglie sempre più in difficoltà tra spese per la casa, alimenti e figli, e che faticano ormai a sostenere anche i costi per la propria salute.
    		''Questa scelta – dichiara Eleonora Lavelli, Segretaria di Azione Lecco – è in contrasto con i principi costituzionali di equità e universalità dell’accesso alle cure, pilastri del Servizio Sanitario Nazionale. Il rischio concreto è quello di un ulteriore peggioramento delle liste d’attesa, poiché il personale sanitario, dedicando tempo alla libera professione interna (a pagamento), ridurrebbe la propria disponibilità per l’attività pubblica ordinaria''.
Azione Lecco sottolinea come le risorse già limitate destinate alla sanità rischino, con questa misura, di diventare inefficaci e puramente di facciata, invece di contribuire al reale rafforzamento del sistema pubblico.
Secondo Lavelli, sarebbe invece necessario investire in nuove assunzioni, nella riattivazione dei posti letto inutilizzati e in incentivi per l’attività aggiuntiva del personale, strumenti concreti per ridurre i tempi di attesa e garantire cure adeguate a tutti, indipendentemente dalla condizione economica.
''La qualità del sistema sanitario lombardo – aggiunge Rosaura Fumagalli, del Direttivo di Azione Lecco – non può essere valutata solo attraverso le sue eccellenze ospedaliere, ma nella capacità di offrire un accesso equo, tempestivo e diffuso alle prestazioni sanitarie''.
Azione Lecco rivolge dunque un appello al Presidente Fontana e alla sua Giunta affinché invertano la rotta, restituendo alla Lombardia una sanità realmente pubblica, inclusiva e solidale, che non lasci indietro anziani e famiglie sempre più in difficoltà tra spese per la casa, alimenti e figli, e che faticano ormai a sostenere anche i costi per la propria salute.
        		Azione Lecco   			
   					













