A Oggiono la Caritas si ritrova intorno ai suoi volontari: il bilancio di un anno per capire storie di povertà che cambia
“La Caritas sceglie di abitare le soglie, di stare sul limite dove spesso la vita si frantuma e il dolore cerca voce”. Le parole di don Carlo Paniello, direttore di Caritas Italiana, richiamate da Ezia Quadri hanno attraversato la sala come una verità semplice e potente. Ed è da qui che riparte ogni giorno la comunità del Decanato di Oggiono: dall’impegno quotidiano di chi decide di restare accanto alle fragilità, di ascoltarle, di sostenerle senza clamore. I numeri presentati dalla Responsabile decanale di Oggiono, non lasciano grandi dubbi su quanto ancora siano diffusi e in crescita il bisogno e la povertà anche sul nostro territorio.

Nell’ex cinema parrocchiale di Oggiono, gremito come nelle occasioni speciali, oltre 150 volontari provenienti dal Decanato si sono dati appuntamento per la cena annuale della Caritas. Una serata semplice, conviviale, ma dal valore profondo: un momento di scambio, di bilancio e soprattutto di sguardo comune sulle fragilità che abitano il territorio. Il Decanato comprende le parrocchie di Oggiono, Annone Brianza, Cesana Brianza, Dolzago, Ello, Molteno, Sirone, Rogeno, Bosisio Parini, realtà diverse ma unite dal lavoro quotidiano dei volontari.

La cena, preparata con cura dal gruppo guidato dall’ottima cuoca Maura Corti, è stata servita da una grande squadra organizzata dal marito Antonio insieme a Ornella, Michela, Maria Teresa, Piera, Mario e Maria, Giuseppe e Emma con Ada e Loredana. Carla e Antonio sono anche i coordinatori del centro di distribuzione aiuti della Caritas Oggiono. Tutto ha ricordato che la cura passa anche dalla convivialità.

A sottolineare lo spirito e il tono della serata è stato subito il messaggio di don Maurizio Mottadelli, parroco di Oggiono e prevosto della Comunità Pastorale San Giovanni Battista: “Quando si collabora tutti insieme si riescono a fare grandi imprese. Da soli non si va da nessuna parte. Molto viene fatto grazie alla Caritas e ai suoi tanti preziosi volontari, anche se non sempre si riesce a sapere o a far sapere tutto il bene che si fa. Ma questo non è importante. Non abbiamo idea di quanto aiuto, grazie al vostro lavoro e alla vostra dedizione, si riesca a portare a termine”.
Un riconoscimento sincero a un esercito silenzioso di persone che ogni giorno presta ascolto, distribuisce cibo, abiti, ascolta e affronta storie difficili e tenta, per quanto possibile, di ricucire legami. Tutto questo è la base del lavoro che segue Carla Farina, responsabile della sede e dell’Emporio Caritas di Oggiono. Che ha portato uno sguardo più storico, ricordando come nei 25 anni di attività siano state aiutate oltre 5mila famiglie. Una cifra che da sola restituisce la portata del bisogno, ma anche la costanza della risposta.

Don Maurizio e Farina hanno ringraziato Fondazioni, associazioni, donatori privati e istituzioni che, anche recentemente, hanno sostenuto l’ingente spesa per il rifacimento del tetto della sede Caritas: 150 mila euro, interamente coperti grazie a una gara di solidarietà territoriale.

Il momento più atteso è stato l’intervento di Ezia Quadri, responsabile Caritas del Decanato, che ha offerto una visione ampia: dal quadro nazionale alle ricadute dirette sul territorio. Una relazione lucida, documentata e a tratti preoccupante, a partire dalla fotografia della povertà in Italia e sul nostro territorio. Secondo i dati di Caritas Italiana nel 2024 la povertà ha raggiunto i massimi storici, diventando un fenomeno strutturale e multidimensionale. Ma quei dati rispecchiano la realtà locale: anche sul territorio ai problemi economici si intrecciano fragilità lavorative, abitative, familiari e sanitarie. Una prevalenza di utenti stranieri (58%) rispetto agli italiani (42%). L’età media è poco sotto i 50 anni e le donne rappresentano il 50,4% degli assistiti, che conferma un trend di progressivo invecchiamento della popolazione in condizione di fragilità.
Un altro fattore che accomuna la gran parte degli assistiti riguarda la fragilità occupazionale, sono disoccupati il 47,9% dei poveri, ma anche di "lavoro povero" nel 23,5% dei casi. Questo significa che anche se si ha un lavoro ciò non costituisce più, di per sé, una garanzia di sicurezza economica di stabilità e di inclusione sociale.
Ezia Quadri ha richiamato anche il tema della cronicità: “Un numero crescente di persone e famiglie - ha sottolineato - non riesce a uscire dalla fragilità nonostante i percorsi di sostegno, restando intrappolato in vulnerabilità costanti”.
Ancora più nel dettaglio, i dati del Decanato di Oggiono, dal 1° gennaio al 31 ottobre 2024 indicano che il Centro d’ascolto ha accolto 390 persone, il 42% italiani e il 58% stranieri, per un totale di 1.962 colloqui.
Significativi anche i numeri dell’Emporio di Molteno: 73.615 chili di alimenti distribuiti, 296 famiglie accompagnate, 953 persone coinvolte nello stesso periodo. Gli alimenti provengono per il 30% da donazioni di parrocchie, supermercati e scuole. “Anche per questo abbiamo incrementato gli interventi di sensibilizzazione nelle scuole del territorio – ha spiegato Quadri - Oltre all'Istituto Bachelet con cui la sinergia è in atto da anni, è stata avviata una proficua collaborazione con la scuola secondaria di Primo grado di Oggiono e di Molteno, con la primaria di Oggiono-Peslago e con la scuola materna di Molteno”.
Un aiuto che la presidente Caritas Oggiono ha sottolineato ricordando l’importanza delle collaborazioni con esercizi commerciali locali che “donano con regolarità prodotti alimentari, un contributo prezioso in un’ottica di contrasto allo spreco e di redistribuzione delle risorse”.
Ezia Quadri ha chiuso il suo intervento raccogliendo altre parole di don Carlo Paniello, direttore di Caritas Italiana, ma capaci di sottolineare una volta ancora il senso profondo della serata e dell’impegno quotidiano: “La Caritas sceglie di stare dove spesso il dolore cerca voce. Ed è in questo stare che si radica la sua profezia. Il profeta non è colui che indovina il domani, ma colui che sa abitare il presente con profondità, che legge i segni dei tempi restando vicino alle ferite e alle attese delle persone”. Parole che hanno risuonato nella sala, restituendo il significato più autentico del volontariato: non solo offrire aiuto, ma scegliere di “abitare le soglie”, restare nei luoghi fragili della vita, senza voltarsi altrove. La serata si è chiusa con un applauso corale. Nessuna enfasi, nessun trionfalismo. Solo la consapevolezza, condivisa tra i volontari, che la povertà muta, si radica, si fa più complessa. Ma anche che, finché esiste una rete capace di collaborare, guardare in faccia la realtà e rispondervi insieme, c’è una comunità che non si rassegna. E, come ricordato all’inizio da don Maurizio, una comunità sa "fare grandi imprese" perché sceglie di farle insieme.

Nell’ex cinema parrocchiale di Oggiono, gremito come nelle occasioni speciali, oltre 150 volontari provenienti dal Decanato si sono dati appuntamento per la cena annuale della Caritas. Una serata semplice, conviviale, ma dal valore profondo: un momento di scambio, di bilancio e soprattutto di sguardo comune sulle fragilità che abitano il territorio. Il Decanato comprende le parrocchie di Oggiono, Annone Brianza, Cesana Brianza, Dolzago, Ello, Molteno, Sirone, Rogeno, Bosisio Parini, realtà diverse ma unite dal lavoro quotidiano dei volontari.

La cena, preparata con cura dal gruppo guidato dall’ottima cuoca Maura Corti, è stata servita da una grande squadra organizzata dal marito Antonio insieme a Ornella, Michela, Maria Teresa, Piera, Mario e Maria, Giuseppe e Emma con Ada e Loredana. Carla e Antonio sono anche i coordinatori del centro di distribuzione aiuti della Caritas Oggiono. Tutto ha ricordato che la cura passa anche dalla convivialità.

A sottolineare lo spirito e il tono della serata è stato subito il messaggio di don Maurizio Mottadelli, parroco di Oggiono e prevosto della Comunità Pastorale San Giovanni Battista: “Quando si collabora tutti insieme si riescono a fare grandi imprese. Da soli non si va da nessuna parte. Molto viene fatto grazie alla Caritas e ai suoi tanti preziosi volontari, anche se non sempre si riesce a sapere o a far sapere tutto il bene che si fa. Ma questo non è importante. Non abbiamo idea di quanto aiuto, grazie al vostro lavoro e alla vostra dedizione, si riesca a portare a termine”.
Un riconoscimento sincero a un esercito silenzioso di persone che ogni giorno presta ascolto, distribuisce cibo, abiti, ascolta e affronta storie difficili e tenta, per quanto possibile, di ricucire legami. Tutto questo è la base del lavoro che segue Carla Farina, responsabile della sede e dell’Emporio Caritas di Oggiono. Che ha portato uno sguardo più storico, ricordando come nei 25 anni di attività siano state aiutate oltre 5mila famiglie. Una cifra che da sola restituisce la portata del bisogno, ma anche la costanza della risposta.

Don Maurizio e Farina hanno ringraziato Fondazioni, associazioni, donatori privati e istituzioni che, anche recentemente, hanno sostenuto l’ingente spesa per il rifacimento del tetto della sede Caritas: 150 mila euro, interamente coperti grazie a una gara di solidarietà territoriale.

Il momento più atteso è stato l’intervento di Ezia Quadri, responsabile Caritas del Decanato, che ha offerto una visione ampia: dal quadro nazionale alle ricadute dirette sul territorio. Una relazione lucida, documentata e a tratti preoccupante, a partire dalla fotografia della povertà in Italia e sul nostro territorio. Secondo i dati di Caritas Italiana nel 2024 la povertà ha raggiunto i massimi storici, diventando un fenomeno strutturale e multidimensionale. Ma quei dati rispecchiano la realtà locale: anche sul territorio ai problemi economici si intrecciano fragilità lavorative, abitative, familiari e sanitarie. Una prevalenza di utenti stranieri (58%) rispetto agli italiani (42%). L’età media è poco sotto i 50 anni e le donne rappresentano il 50,4% degli assistiti, che conferma un trend di progressivo invecchiamento della popolazione in condizione di fragilità.
Un altro fattore che accomuna la gran parte degli assistiti riguarda la fragilità occupazionale, sono disoccupati il 47,9% dei poveri, ma anche di "lavoro povero" nel 23,5% dei casi. Questo significa che anche se si ha un lavoro ciò non costituisce più, di per sé, una garanzia di sicurezza economica di stabilità e di inclusione sociale.
Ezia Quadri ha richiamato anche il tema della cronicità: “Un numero crescente di persone e famiglie - ha sottolineato - non riesce a uscire dalla fragilità nonostante i percorsi di sostegno, restando intrappolato in vulnerabilità costanti”.
Ancora più nel dettaglio, i dati del Decanato di Oggiono, dal 1° gennaio al 31 ottobre 2024 indicano che il Centro d’ascolto ha accolto 390 persone, il 42% italiani e il 58% stranieri, per un totale di 1.962 colloqui.
Significativi anche i numeri dell’Emporio di Molteno: 73.615 chili di alimenti distribuiti, 296 famiglie accompagnate, 953 persone coinvolte nello stesso periodo. Gli alimenti provengono per il 30% da donazioni di parrocchie, supermercati e scuole. “Anche per questo abbiamo incrementato gli interventi di sensibilizzazione nelle scuole del territorio – ha spiegato Quadri - Oltre all'Istituto Bachelet con cui la sinergia è in atto da anni, è stata avviata una proficua collaborazione con la scuola secondaria di Primo grado di Oggiono e di Molteno, con la primaria di Oggiono-Peslago e con la scuola materna di Molteno”.
Un aiuto che la presidente Caritas Oggiono ha sottolineato ricordando l’importanza delle collaborazioni con esercizi commerciali locali che “donano con regolarità prodotti alimentari, un contributo prezioso in un’ottica di contrasto allo spreco e di redistribuzione delle risorse”.
Ezia Quadri ha chiuso il suo intervento raccogliendo altre parole di don Carlo Paniello, direttore di Caritas Italiana, ma capaci di sottolineare una volta ancora il senso profondo della serata e dell’impegno quotidiano: “La Caritas sceglie di stare dove spesso il dolore cerca voce. Ed è in questo stare che si radica la sua profezia. Il profeta non è colui che indovina il domani, ma colui che sa abitare il presente con profondità, che legge i segni dei tempi restando vicino alle ferite e alle attese delle persone”. Parole che hanno risuonato nella sala, restituendo il significato più autentico del volontariato: non solo offrire aiuto, ma scegliere di “abitare le soglie”, restare nei luoghi fragili della vita, senza voltarsi altrove. La serata si è chiusa con un applauso corale. Nessuna enfasi, nessun trionfalismo. Solo la consapevolezza, condivisa tra i volontari, che la povertà muta, si radica, si fa più complessa. Ma anche che, finché esiste una rete capace di collaborare, guardare in faccia la realtà e rispondervi insieme, c’è una comunità che non si rassegna. E, come ricordato all’inizio da don Maurizio, una comunità sa "fare grandi imprese" perché sceglie di farle insieme.














