Molteno: comunità in festa per il ritorno di don William

Domenica 23 novembre la comunità si è raccolta per una celebrazione carica di emozione e memoria. Numerosi fedeli, giovani e adulti, hanno voluto essere presenti per accogliere don William Abruzzese e rinnovare un legame che, nonostante il tempo trascorso continua a essere vivo. In occasione del suo ventesimo anniversario di sacerdozio, anche l’amministrazione comunale di Molteno - rappresentata dal sindaco Giuseppe Chiarella - e di Garbagnate Monastero - rappresentato da Mauro Colombo – ha reso omaggio al sacerdote. 
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“Ho sentito tante volte pronunciare il tuo nome” ha esordito don Giandomenico, rivolgendosi a don William. “L’ho sentito rincorrersi sulla bocca di giovani e meno giovani, negli anni belli vissuti con te. Soprattutto il tuo nome voleva riportare la tua immagine di prete appassionato, capace di amare tutti e ciascuno. Dunque, vogliamo dire grazie a Dio, insieme a te, per il grande dono che sei stato per questa comunità. Come Giovanni Battista, che ascolteremo nel Vangelo, ti sei adoperato per essere voce, soffio e strumento della parola. Ti sei preoccupato che dopo di te venisse colui che è più forte di te, ossia quel Gesù che è la nostra Salvezza. Quel Gesù che, anche oggi, accogliamo perché continui a far fiorire la nostra vita. Infine, ti ringrazio per aver portato una ventata di freschezza ai nostri cuori e per aver donato gioia a tutti noi.”
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Il Vangelo ha poi lasciato spazio a domande e riflessioni, che hanno catturato l’attenzione di adulti e bambini. “Cosa devo fare per essere una persona buona? Questa è la prima domanda che dovremmo porci” ha annunciato don William, nel corso dell’omelia. “Anche io chiedo a voi cosa possiamo fare per incontrare Gesù. C’è una via, che Giovanni Battista indica e che riecheggerà anche con Gesù stesso, cioè quella della generosità. Se dovessi racchiudere in una sola parola questo Vangelo, sceglierei questa parola. Infatti, più una persona rimane con le mani vuote, più riuscirà ad afferrare l’altro. Gesù è presenza e bussa nella nostra vita: la generosità, quindi, diventa la palestra affinché il cuore si dilati e crei spazi di incontro, di fraternità e di pace. Spazi di cui abbiamo bisogno: più il cuore si apre a questo orizzonte, più si chiude di fronte a pigri egoismi e a guerre solitarie, come accade oggi. Sono anche le piccole guerre delle nostre famiglie e delle nostre comunità che chiudono lo sguardo. Il cuore non generoso diventa aspro e non riesce più a esprimere la bellezza della relazione.”
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Da questa riflessione è nato lo spunto per un’altra domanda da parte del sacerdote, rivolta anche ai numerosi bambini presenti nelle prime file della navata. “Il Signore, più volte, ha trovato modi per farsi vedere” ha proseguito don William. “Prima di tutto è diventato uomo: cosa assurda per il tempo perché l’infinito si è trasformato in finito. La seconda via è il pane: Dio, Creatore di tutto, si è fatto ostia, cosa incredibile in quel periodo storico ma ancora adesso per alcuni. Ancora più assurdo è che Gesù si nasconda dentro ognuno di noi, anche nel cuore di persone malvage. Quando si allena il cuore alla generosità, gli occhi sanno riconoscere la presenza di Cristo nella vita e sono in grado di accogliere. Per questo motivo, dovremmo chiederci anche quanto siamo generosi, quanto realmente si fa qualcosa per l’altro. Bisogna essere sinceri con se stessi e darsi voti, perché ci indicano dove siamo. È importante non cadere né nella superbia né nella superficialità.”

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L’omelia si è poi conclusa con i ringraziamenti del sacerdote alla comunità, per aver contribuito a rendere ricco il suo percorso, giunto al ventesimo anno di sacerdozio. “Ci tengo a concludere con qualche ringraziamento” ha terminato don William. “Vorrei ringraziare don Giandomenico, che ho conosciuto quando non ero ancora in seminario: successivamente, ci siamo scritti lettere per un po’ di anni, fino a quando non è stato trasferito ad Arcore. Questa relazione mi ricorda quanto rimanga ogni volta stupito da Gesù, che è vivo e riordina sempre le cose. Vorrei ricordare anche la gratitudine per la vostra accoglienza, che mi richiama alla memoria tantissimi ricordi. Nonostante siamo invecchiati e il mio percorso si sia spostato altrove, ci siamo ancora e siamo vicini grazie a Gesù. Siamo nella casa del Signore che, da secoli, custodisce le nostre preghiere. Tanta gratitudine ho per voi perché è proprio vero che c’è un legame che si è creato qui come in nessun altro luogo.”
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L’applauso nato spontaneamente all’ascolto di queste parole ha trasmesso un clima di gioia e di commozione per questo incontro vero e autentico tra il sacerdote e la sua comunità. In quel momento, la comunità sembrava custodire non soltanto i ricordi condivisi, ma anche la promessa di un cammino che continua. Le parole di don William – intrise di riconoscenza, umiltà e affetto – hanno ricordato a tutti che la fede si costruisce nelle relazioni, nei gesti quotidiani di generosità, nei legami che resistono al tempo. Gli stessi valori si sono riflessi anche nel momento conviviale del rinfresco finale, durante il quale la comunità ha avuto modo di incontrare da vicino il sacerdote.
V.I.
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