Provincia di Lecco: nel 30° di fondazione, un incontro a Villa Greppi con i protagonisti
La Provincia di Lecco ha compiuto trent'anni. A conclusione di un anniversario tondo – già celebrato attraverso altre iniziative organizzate nel corso dell'anno – nel pomeriggio di ieri tanti amministratori del territorio hanno accolto l'invito della presidente Alessandra Hofmann, partecipando ad un incontro presso l'ex granaio di Villa Greppi, a Monticello. Un'occasione preziosa per tracciare un bilancio di questi sei lustri e di conoscere l'evoluzione dell'ente intermedio, secondo molti dalle potenzialità molto più grandi di quelle attuali.

A questo proposito ad aprire i ''lavori'' è stato il Ministro per gli affari regionali e le autonomie della Repubblica Italiana Roberto Calderoli che non ha esitato a raccontare alla folta platea la sua battaglia a tutela delle province, dalla funzione a suo dire fondamentale. ''Vorrei che dal presidente Mattarella arrivasse nuovamente l'invito a far uscire una volta per tutte questa istituzione da un limbo'' ha dichiarato il leghista. ''C'è la necessità di un soggetto intermedio fra comuni e regioni ma ora le province non sono in grado di svolgere il loro ruolo a pieno, per la mancanza di fondi''.

Il ministro ha raccontato quanto ha già svolto in questi ultimi anni: dalla premier Meloni, Calderoli ha infatti ricevuto mandato di trovare un'intesa oltre la maggioranza. ''A luglio 2023 ce l'avevo fatta: erano tutti d'accordo tranne i Cinque Stelle. Purtroppo da lì nulla è cambiato, ma io non ho intenzione di mollare il colpo: ne parlerò ancora con la presidente del Consiglio che spero di convincere entro la fine del mandato''.

Per Calderoli è necessario superare nei fatti la legge Delrio, ''ormai sconfessata da tutti'', ripristinando a pieno le funzioni di un ente che possa garantire servizi essenziali ai cittadini: dalla viabilità, alle scuole – solo per fare due esempio – con piene risorse e capacità di gestione. ''Sono certo che quello che non vuole la politica, lo porterà a casa la storia'' ha detto, prima di congedarsi per altri impegni istituzionali.

Il pomeriggio è proseguito con l'intervista ai protagonisti, coloro che la Provincia di Lecco l'hanno guidata dal 1995 ad oggi. Il primo presidente Mario Anghileri, nel rispondere alle domande di Samuele Biffi, ha ricordato la scelta di staccarsi da Como e gli interventi portati avanti dalla nuova istituzione. Su tutti la nuova Lecco-Ballabio per superare criticità viabilistiche divenute ormai insormontabili. ''All'inizio sembrava un'opera impossibile, anche per via delle ingenti risorse necessarie, ma l'abbiamo portata a casa'' ha detto Anghileri, affermando che nel primo periodo si dovettero affrontare una serie di problemi irrisolti, fra i quali Villa Monastero, non considerata nella divisione del patrimonio delle due province.

Il successore Virginio Brivio, a capo dell'istituzione lecchese dal 2004 al 2009, ha ricordato tra le prime opere pubbliche alle quali la sua giunta aveva lavorato: dal completamento dello svincolo della Valvarrone, alla Lecco-Bergamo, il cui progetto venne approvato in linea tecnica per ottenere il finanziamento necessario.

''Iniziammo ad avere problemi di spesa per via di quello che sarebbe poi stato il patto di stabilità'' ha detto Brivio, ricordando anche le ingenti risorse investite sulla cultura: dalla valorizzazione del forte di Fuentes a quella di Villa Monastero di Varenna, passata proprio in quegli anni nelle disponibilità dell'ente. Infine la sistemazione del Monastero del Lavello, in sinergia con il Comune di Calolziocorte, la Comunità Montana e la Diocesi di Bergamo.

A fare le veci di Daniele Nava, presidente della Provincia nel lustro successivo è stato Stefano Simonetti, suo vice, che ne raccolse il testimone per qualche mese, quando il collega fu nominato sottosegretario in Regione Lombardia. L'avvocato ha ricordato quell'esperienza, la prima segnata dalla presenza di un'amministrazione di centrodestra. ''Fu un percorso nuovo: l'intuizione fu quella di creare un rapporto più stretto con il territorio, dalle istituzioni ai cittadini. Il nostro slogan era: una Provincia Utile, senza sprechi e attenta alle necessità. Avviammo un proficuo dialogo con i cittadini e devo dire che la nostra squadra di assessori, molti dei quali vedo qui oggi, era parecchio coesa''.

Una fase ''rivoluzionaria'' fu quella successiva: la Provincia cessò di essere un ente di primo livello, con elezione diretta da parte dei cittadini. A raccontare quel periodo certamente complesso è stato Flavio Polano, già sindaco di Malgrate. ''Dovemmo riorganizzare l'intera macchina. Avevamo a disposizione poche risorse economiche e anche umane. Diciamo che servì parecchia fantasia amministrativa'' ha detto.

Alla sua testimonianza è seguita quello di Claudio Usuelli, già sindaco di Nibionno, eletto presidente nel 2018 e rimasto tale fino a tre anni dopo, quando con la chiusura del suo mandato di primo cittadino, cessò anche la carica in Provincia. Un mandato il suo segnato, tra le altre cose, dalla pandemia. Un periodo non facile che Usuelli ha dichiarato di essere riuscito ad affrontare al meglio grazie ad una squadra coesa e unita.

''La mia fu un'elezione bipartisan e questo mi agevolò molto'' ha detto, ricordando di aver ereditato dal predecessore una ''Ferrari con il serbatoio vuoto'' per via della mancanza delle risorse necessarie, non certo per colpa di Polano e della sua compagine, ma per il depotenziamento dell'istituzione a carattere nazionale.

''Siamo riusciti a fare parecchio, soprattutto sulla viabilità e sulle scuole'' ha aggiunto. Tornando al periodo Covid, l'ex presidente ha ricordato le difficoltà, con i continui DPCM da interpretare e il clima di grande incertezza che si respirava soprattutto nelle prime fasi. ''Devo dire però che i sindaci sono stati sempre coesi: non ci sono mai stati malintesi o polemiche. Nacque l'idea di un'app nostra, così da veicolare velocemente le informazioni da condividere con i cittadini''.

Usuelli non ha nascosto invece un pizzico di rammarico per un mandato, il suo a Villa Locatelli, che si interruppe all'improvviso, a pochi mesi dal termine previsto, per via appunto della conclusione del suo mandato di sindaco. ''Ricordo la telefonata dell'allora prefetto Castrese De Rosa: ero al parco giochi con mia figlia non potei che prenderne atto. Mi è dispiaciuto non poter salutare ufficialmente tutti, ma qualche tempo più tardi il mio vice Bruno Crippa e gli altri consigliere mi invitarono, dandomi la possibilità di congedarmi come avrei voluto. E' stato un bel momento''.

Una carrellata di testimonianze che si è chiusa con quella dell'attuale presidente Alessandra Hofmann, la prima donna alla guida della Provincia di Lecco che, orgogliosamente ha rivendicato il suo impegno e quello della sua squadra per rendere l'ente un punto di riferimento per il territorio, una ''Casa dei Comuni''.

''Credo sia giusto che si torni ad una elezione diretta, ma anche che si arrivi in Provincia forte di un'esperienza amministrativa. Essere sindaco di un comune, anche medio-piccolo come nel mio caso, è sicuramente d'aiuto'' le parole della numero uno di Villa Locatelli, peraltro in corsa per la riconferma. Il suo intervento, seguito da quello di altri ospiti fra i quali il sottosegretario regionale Mauro Piazza, ha chiuso il lungo pomeriggio a Villa Greppi al quale hanno preso parte anche gli ex segretari Ottorino Vaglio, Amedeo Bianchi e l'attuale, Mario Blandino.

Il Ministro Roberto Calderoli (a destra) e Samuele Biffi, addetto stampa della Provincia di Lecco
A questo proposito ad aprire i ''lavori'' è stato il Ministro per gli affari regionali e le autonomie della Repubblica Italiana Roberto Calderoli che non ha esitato a raccontare alla folta platea la sua battaglia a tutela delle province, dalla funzione a suo dire fondamentale. ''Vorrei che dal presidente Mattarella arrivasse nuovamente l'invito a far uscire una volta per tutte questa istituzione da un limbo'' ha dichiarato il leghista. ''C'è la necessità di un soggetto intermedio fra comuni e regioni ma ora le province non sono in grado di svolgere il loro ruolo a pieno, per la mancanza di fondi''.

Il ministro ha raccontato quanto ha già svolto in questi ultimi anni: dalla premier Meloni, Calderoli ha infatti ricevuto mandato di trovare un'intesa oltre la maggioranza. ''A luglio 2023 ce l'avevo fatta: erano tutti d'accordo tranne i Cinque Stelle. Purtroppo da lì nulla è cambiato, ma io non ho intenzione di mollare il colpo: ne parlerò ancora con la presidente del Consiglio che spero di convincere entro la fine del mandato''.

Per Calderoli è necessario superare nei fatti la legge Delrio, ''ormai sconfessata da tutti'', ripristinando a pieno le funzioni di un ente che possa garantire servizi essenziali ai cittadini: dalla viabilità, alle scuole – solo per fare due esempio – con piene risorse e capacità di gestione. ''Sono certo che quello che non vuole la politica, lo porterà a casa la storia'' ha detto, prima di congedarsi per altri impegni istituzionali.

Da sinistra Virginio Brivio, Mario Anghileri e Stefano Simonetti
Il pomeriggio è proseguito con l'intervista ai protagonisti, coloro che la Provincia di Lecco l'hanno guidata dal 1995 ad oggi. Il primo presidente Mario Anghileri, nel rispondere alle domande di Samuele Biffi, ha ricordato la scelta di staccarsi da Como e gli interventi portati avanti dalla nuova istituzione. Su tutti la nuova Lecco-Ballabio per superare criticità viabilistiche divenute ormai insormontabili. ''All'inizio sembrava un'opera impossibile, anche per via delle ingenti risorse necessarie, ma l'abbiamo portata a casa'' ha detto Anghileri, affermando che nel primo periodo si dovettero affrontare una serie di problemi irrisolti, fra i quali Villa Monastero, non considerata nella divisione del patrimonio delle due province.

Il successore Virginio Brivio, a capo dell'istituzione lecchese dal 2004 al 2009, ha ricordato tra le prime opere pubbliche alle quali la sua giunta aveva lavorato: dal completamento dello svincolo della Valvarrone, alla Lecco-Bergamo, il cui progetto venne approvato in linea tecnica per ottenere il finanziamento necessario.

Al centro il già segretario dell'ente Ottorino Vaglio
''Iniziammo ad avere problemi di spesa per via di quello che sarebbe poi stato il patto di stabilità'' ha detto Brivio, ricordando anche le ingenti risorse investite sulla cultura: dalla valorizzazione del forte di Fuentes a quella di Villa Monastero di Varenna, passata proprio in quegli anni nelle disponibilità dell'ente. Infine la sistemazione del Monastero del Lavello, in sinergia con il Comune di Calolziocorte, la Comunità Montana e la Diocesi di Bergamo.

Stefano Simonetti e a destra Amedeo Bianchi, già direttore generale della Provincia
A fare le veci di Daniele Nava, presidente della Provincia nel lustro successivo è stato Stefano Simonetti, suo vice, che ne raccolse il testimone per qualche mese, quando il collega fu nominato sottosegretario in Regione Lombardia. L'avvocato ha ricordato quell'esperienza, la prima segnata dalla presenza di un'amministrazione di centrodestra. ''Fu un percorso nuovo: l'intuizione fu quella di creare un rapporto più stretto con il territorio, dalle istituzioni ai cittadini. Il nostro slogan era: una Provincia Utile, senza sprechi e attenta alle necessità. Avviammo un proficuo dialogo con i cittadini e devo dire che la nostra squadra di assessori, molti dei quali vedo qui oggi, era parecchio coesa''.

Una fase ''rivoluzionaria'' fu quella successiva: la Provincia cessò di essere un ente di primo livello, con elezione diretta da parte dei cittadini. A raccontare quel periodo certamente complesso è stato Flavio Polano, già sindaco di Malgrate. ''Dovemmo riorganizzare l'intera macchina. Avevamo a disposizione poche risorse economiche e anche umane. Diciamo che servì parecchia fantasia amministrativa'' ha detto.

Da sinistra Claudio Usuelli, Flavio Polano e l'attuale segretario Mario Blandino
Alla sua testimonianza è seguita quello di Claudio Usuelli, già sindaco di Nibionno, eletto presidente nel 2018 e rimasto tale fino a tre anni dopo, quando con la chiusura del suo mandato di primo cittadino, cessò anche la carica in Provincia. Un mandato il suo segnato, tra le altre cose, dalla pandemia. Un periodo non facile che Usuelli ha dichiarato di essere riuscito ad affrontare al meglio grazie ad una squadra coesa e unita.

''La mia fu un'elezione bipartisan e questo mi agevolò molto'' ha detto, ricordando di aver ereditato dal predecessore una ''Ferrari con il serbatoio vuoto'' per via della mancanza delle risorse necessarie, non certo per colpa di Polano e della sua compagine, ma per il depotenziamento dell'istituzione a carattere nazionale.

''Siamo riusciti a fare parecchio, soprattutto sulla viabilità e sulle scuole'' ha aggiunto. Tornando al periodo Covid, l'ex presidente ha ricordato le difficoltà, con i continui DPCM da interpretare e il clima di grande incertezza che si respirava soprattutto nelle prime fasi. ''Devo dire però che i sindaci sono stati sempre coesi: non ci sono mai stati malintesi o polemiche. Nacque l'idea di un'app nostra, così da veicolare velocemente le informazioni da condividere con i cittadini''.

Usuelli non ha nascosto invece un pizzico di rammarico per un mandato, il suo a Villa Locatelli, che si interruppe all'improvviso, a pochi mesi dal termine previsto, per via appunto della conclusione del suo mandato di sindaco. ''Ricordo la telefonata dell'allora prefetto Castrese De Rosa: ero al parco giochi con mia figlia non potei che prenderne atto. Mi è dispiaciuto non poter salutare ufficialmente tutti, ma qualche tempo più tardi il mio vice Bruno Crippa e gli altri consigliere mi invitarono, dandomi la possibilità di congedarmi come avrei voluto. E' stato un bel momento''.

Al centro Alessandra Hofmann, attuale presidente della Provincia di Lecco
Una carrellata di testimonianze che si è chiusa con quella dell'attuale presidente Alessandra Hofmann, la prima donna alla guida della Provincia di Lecco che, orgogliosamente ha rivendicato il suo impegno e quello della sua squadra per rendere l'ente un punto di riferimento per il territorio, una ''Casa dei Comuni''.

''Credo sia giusto che si torni ad una elezione diretta, ma anche che si arrivi in Provincia forte di un'esperienza amministrativa. Essere sindaco di un comune, anche medio-piccolo come nel mio caso, è sicuramente d'aiuto'' le parole della numero uno di Villa Locatelli, peraltro in corsa per la riconferma. Il suo intervento, seguito da quello di altri ospiti fra i quali il sottosegretario regionale Mauro Piazza, ha chiuso il lungo pomeriggio a Villa Greppi al quale hanno preso parte anche gli ex segretari Ottorino Vaglio, Amedeo Bianchi e l'attuale, Mario Blandino.
G.C.














