Greppi: Ogni 72 ore, spettacolo contro la violenza sulle donne
Mercoledì 26 novembre, nell’aula magna dell’istituto superiore Greppi, è andato in scena uno spettacolo dal titolo Ogni 72 ore – letture recitate tratte da Ferite a morte di Serena Dandini.
Al centro il tema della violenza di genere, declinato nelle sue più diverse forme e rappresentato nei suoi molteplici volti: dalla violenza che si abbatte sulle donne più deboli e prive di mezzi, a quella che colpisce donne colte, con una buona posizione lavorativa e apparentemente emancipate, fino ad arrivare a quella che subiscono le donne nei Paesi più lontani, Messico, Mali, Bangladesh, Emirati Arabi...
Il filo conduttore dello spettacolo, esplicitamente dichiarato nel titolo, è un dato terrificante: in Italia una donna è vittima di un femminicidio Ogni 72 ore.
La professoressa Paola Fumagalli, ideatrice del progetto e regista, nella sua introduzione alle letture ha invitato tutti gli studenti a riflettere su una coincidenza particolarmente significativa, volgendola in elemento di provocazione e di denuncia: all’incirca ogni volta che, in una delle aule dell’istituto, una classe viene sottoposta ad una prova, scritta o orale, una donna nel nostro Paese muore per un motivo inaccettabile; chi la uccide, infatti, lo fa perché continua ad essere convinto che, dal momento che è una donna, valga meno, conti meno, abbia meno diritti; che non possa decidere se e quando interrompere una relazione, vestirsi come crede, usare liberamente i propri soldi, concedersi un’uscita senza la compagnia di un uomo.
La messa in scena ha puntato a dare il massimo rilievo alle storie, valorizzate da letture recitate, musiche e da una scenografia semplice ed evocativa.
L’evento è stato interamente organizzato e realizzato da docenti, educatrici, studenti e studentesse dell’istituto, in tutto più di una quarantina di persone, che, in modo del tutto gratuito e spontaneo, hanno deciso di investire ore ed energie per la causa della violenza di genere, improvvisandosi attori, attrici, registi, aiuto registi, fotografi, scenografi e addetti alle riprese.
L’auspicio è che l’esperienza, nella sua toccante tragicità, abbia trasmesso agli studenti, insieme alla consapevolezza della gravità del fenomeno, la volontà di cambiare le cose. A renderli più determinati in questo difficile compito sarà forse la prospettiva confortante che, in un futuro non troppo lontano, di fronte ad una prova, orale e scritta, non ci si debba più chiedere quale sia il volto, il nome e la storia della nuova vittima di femminicidio.
Al centro il tema della violenza di genere, declinato nelle sue più diverse forme e rappresentato nei suoi molteplici volti: dalla violenza che si abbatte sulle donne più deboli e prive di mezzi, a quella che colpisce donne colte, con una buona posizione lavorativa e apparentemente emancipate, fino ad arrivare a quella che subiscono le donne nei Paesi più lontani, Messico, Mali, Bangladesh, Emirati Arabi...

La professoressa Paola Fumagalli, ideatrice del progetto e regista, nella sua introduzione alle letture ha invitato tutti gli studenti a riflettere su una coincidenza particolarmente significativa, volgendola in elemento di provocazione e di denuncia: all’incirca ogni volta che, in una delle aule dell’istituto, una classe viene sottoposta ad una prova, scritta o orale, una donna nel nostro Paese muore per un motivo inaccettabile; chi la uccide, infatti, lo fa perché continua ad essere convinto che, dal momento che è una donna, valga meno, conti meno, abbia meno diritti; che non possa decidere se e quando interrompere una relazione, vestirsi come crede, usare liberamente i propri soldi, concedersi un’uscita senza la compagnia di un uomo.

L’evento è stato interamente organizzato e realizzato da docenti, educatrici, studenti e studentesse dell’istituto, in tutto più di una quarantina di persone, che, in modo del tutto gratuito e spontaneo, hanno deciso di investire ore ed energie per la causa della violenza di genere, improvvisandosi attori, attrici, registi, aiuto registi, fotografi, scenografi e addetti alle riprese.
L’auspicio è che l’esperienza, nella sua toccante tragicità, abbia trasmesso agli studenti, insieme alla consapevolezza della gravità del fenomeno, la volontà di cambiare le cose. A renderli più determinati in questo difficile compito sarà forse la prospettiva confortante che, in un futuro non troppo lontano, di fronte ad una prova, orale e scritta, non ci si debba più chiedere quale sia il volto, il nome e la storia della nuova vittima di femminicidio.














