Sirtori: la dottoressa Veronesi presenta in biblioteca il libro ''Vivere la Paura''

Nella serata di martedì 2 dicembre presso la biblioteca comunale di Sirtori si è svolta la conclusione del ciclo di due incontri dedicati ai libri scritti ''a quattro mani'' dalla psicologa psicoterapeuta Elisa Veronesi e dal medico, psicologo clinico e psicoterapeuta Paolo Maria Manzalini, pubblicati da San Paolo Edizioni: il primo, "Stranamore. Indagine su un sentimento da riscoprire", già esposto nella giornata di martedì 25 novembre e ''Vivere la paura. Un viaggio nell’emozione più antica e potente'', protagonista dell’ultimo appuntamento.
La dottoressa Veronesi, guidata dalla bibliotecaria Gloria Serratore, ha accompagnato i presenti in un lungo viaggio attraverso la paura e le sue forme.
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La dottoressa Elisa Veronesi (a sinistra) e la bibliotecaria Gloria Serratore

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Il libro è suddiviso in otto capitoli e nel penultimo capitolo c'è una citazione che riprende un passo de I Promessi Sposi di Manzoni, in particolare la frase "Paura di che?" pronunciata da Lucia nel lazzaretto di Milano durante la peste. Cos’è dunque la paura?
La paura è un’emozione primordiale che scaturisce dall’evoluzione, è stata infatti selezionata nel corso del tempo in modo da aiutare la specie umana a sopravvivere perché funge da meccanismo di protezione fondamentale: avvisa della presenza di una minaccia o di un pericolo, capacità che nell’antichità ha permesso di preservare i nostri antenati dai predatori e da situazioni letali, senza questo istinto probabilmente la specie umana si sarebbe estinta.
Oggi invece questa emozione non ha più una causa concreta, come ad esempio dei predatori pronti ad attaccare, ma si manifesta socialmente e simbolicamente come il timore per il giudizio sociale. Nella nostra società iper-competitiva, un esame o un voto possono provocare una paura che può essere paragonata a una ''morte sociale'', ossia la perdita del proprio ruolo e delle connessioni arrivando fino all’isolamento totale dell’individuo.
Per quanto riguarda la citazione de ''I Promessi Sposi'' che ho deciso di inserire si colloca all’interno di un contesto di fede e fiducia, percepibile proprio come l’antidoto alla paura perché dona alla persona la consapevolezza dell’esistenza di individui dei quali si può fidare.
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-Lei nel libro ha parlato di differenti tipi di paura, quali sono? E come vengono affrontati dagli individui?
Si distinguono principalmente in due categorie: le paure naturali e quelle acquisite. Se le prime derivano dall’evoluzione perché adattamenti fondamentali per la sopravvivenza, le seconde vengono trasmesse socialmente e spesso non presentano una base razionale oggettiva, inoltre queste si amplificano a livello culturale generando ansie e pregiudizi sociali. 
Tendenzialmente le persone cercano di controllare la paura, ma il controllo può diventare un problema a sé perché può causare un blocco dovuto dalla ''paura della paura stessa'' che genera ansia.
Ma cos’è l’ansia? È la paura del futuro, una proiezione mentale di possibili pericoli futuri che solo gli esseri umani possono immaginare. Quando si evita la causa della paura e si cerca di controllarla si crea un circolo vizioso che rafforza il disagio, questo meccanismo può poi portare a patologie più serie.
Per sconfiggere la paura il primo importante passo è quello di accettarla come emozione, invece di negarla o di tentare di eliminarla perché bisogna ricordarsi la sua natura di automatismo, non si può dunque scegliere se provarla o meno, ci si può solo rapportare ad essa. Nella pratica si traduce nella filosofia di ''fare le cose comunque'' pur provando la paura, senza lasciarsi bloccare, ed imparare a conviverci.
L’approccio che bisogna assumere per evitare di farsi risucchiare da questa emozione e dall’autocritica che si porta dietro è quello di accoglierle come ospiti sgraditi ma presenti, le quali fanno da sfondo al quotidiano senza dominarne il corso.
Non la si può spegnere negandola perché il cervello non funziona per rimozione, ma per aggiunta di nuovi focus, dirsi ''non avere paura'' non funziona poiché questo comando attiva l’attenzione su di essa; quest’ultima va dunque spostata gradualmente verso i propri obiettivi, impegnandosi a svolgere le proprie azioni nonostante la sua presenza.
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-Quanto è importante la presenza di altre persone quando si ha paura?
Chi fa professioni di cura sa che la presenza umana è già un grande antidoto alla paura: ''Tenere la mano'' a chi ha paura non elimina il problema, ma rende la paura più vivibile.In sostanza, la paura vissuta insieme a qualcun altro perde la sua potenza bloccante.
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-Com’è nato questo libro?
Il libro è stato pensato e scritto durante il lockdown del 2020 mentre eravamo entrambi in servizio sanitario in Brianza dove abbiamo assistito a situazioni estremamente difficili e visto la paura negli occhi dietro ai dispositivi di protezione dei colleghi infermieri. Da queste esperienze è nato il desiderio di dare a questa emozione dignità e funzionalità in un’epoca nella quale ormai non sembra più lecito provarla.
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La dottoressa Veronesi ha poi risposto alle domande del pubblico dalle quali è nata un’interessante riflessione su altri aspetti legati alla paura, come ad esempio il fatto che il cervello umano percepisce una minaccia in frazioni di secondo attraverso un processo automatico coinvolgente l’amigdala, una struttura primitiva deputata alla difesa. In questa fase iniziale, senza bisogno di consapevolezza, il corpo amigdaloideo decide se attaccare o fuggire di fronte al pericolo: la fuga è governata dalla paura, mentre l’attacco scatena la rabbia, anch’essa una risposta di difesa; quando nessuna di queste due possibilità è praticabile, entra in gioco la paralisi, un meccanismo di blocco associato all’impotenza, forse l’emozione più difficile da affrontare per l’essere umano.
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Questi meccanismi si manifestano ogni giorno in situazioni concrete, da un incontro sospetto in città a un’improvvisa interrogazione scolastica, attaccare o fuggire sono risposte legittime e necessarie per la sopravvivenza e anzi, la fuga non è un’azione meno valida o coraggiosa. Infatti anche nelle relazioni personali, a volte allontanarsi è la scelta più sana rispetto al confronto continuo.
Dopo il primo impulso difensivo, la corteccia cerebrale entra in gioco e ci permette di valutare con maggiore dettaglio la situazione, modulare la paura e razionalizzare le emozioni più lievi. 
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Durante il dibattito è emerso che spesso si confondono mente e cervello: la mente è il prodotto consapevole del cervello, che però agisce principalmente in modo automatico, mentre il cervello produce risposte emotive e comportamentali che la mente può riconoscere, capire e, in parte, regolare attraverso la consapevolezza.
Parlando della nostra materia grigia è essenziale menzionare i traumi, eventi emotivamente eccessivi che il cervello “congela” per poter sopravvivere, ma che poi possono emergere come disturbi o sintomi non elaborati, questi però non sempre si manifestano in modo evidente e possono presentarsi con flashback e ricordi improvvisi che interrompono la quotidianità, o accumularsi lentamente attraverso ''piccoli traumi'' ripetuti nel tempo, come rimproveri frequenti o paure indotte nell’infanzia, generando ansia e difficoltà di adattamento.
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Per affrontare questi vissuti complessi oggi si utilizzano tecniche psicoterapeutiche moderne, tra cui la terapia EMDR (Desensibilizzazione e Rielaborazione attraverso Movimenti Oculari). Questo approccio riconosciuto a livello mondiale è particolarmente efficace nel trattamento dei disturbi post-traumatici, facilitando l’elaborazione delle memorie difficili. 
In questo percorso, il ruolo dell’amore, del sostegno e della relazione umana è fondamentale, diventando un vero antidoto per affrontare paure e ferite interiori, comprendere così a fondo la paura e le emozioni ad essa connesse ci permette di viverle con meno timore, accettando che facciano parte della nostra natura ma senza lasciarci bloccare. Con la consapevolezza e il supporto giusto, ognuno può imparare a camminare accanto alle proprie paure senza esserne schiavo.
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In conclusione il pubblico da questo proficuo e costruttivo incontro il pubblico si porta a casa l’importante messaggio che la paura, con tutte le sue sfumature e manifestazioni, è una componente fondamentale e inevitabile della nostra esperienza umana. Conoscendone le radici biologiche, psicologiche e culturali, possiamo imparare a non temerla ma a comprenderla, accettandola come un segnale prezioso che ci guida nella vita, solo così, grazie alla consapevolezza e al sostegno, potremo trasformare la paura da ostacolo paralizzante a una forza che ci aiuta a crescere, affrontare le sfide e costruire relazioni più autentiche e profonde.
Isabel Matthes
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