Casatenovo, il dottor Pellai sui pericoli del digitale per i più giovani: ''servono regole''

Nella serata di giovedì 11 dicembre presso l'Auditorium di Casatenovo si è tenuto l’incontro ''Esci da quella stanza'' tenuto dal dottor Alberto Pellai, medico e psicoterapeuta dell’età evolutiva, nell’ambito di ''BenEssere in Comune'', una serie di incontri formativi per genitori, insegnanti ed educatori. Questo è stato il primo di una serie di appuntamenti che l'Assessorato ai Servizi alla Persona e all'Istruzione del Comune hanno intenzione di organizzare nel corso dell’anno a venire con lo scopo di trovare un contatto con la genitorialità e affrontare insieme le fatiche e le sfide contemporanee che comportano la crescita dei giovani.
''L’obiettivo del mio dialogo con voi questa sera è provare ad aiutarvi a mettere il giusto focus per riflettere su quanto ha impattato e quanto lo stia facendo ancora il digitale portatile con cui abbiamo riempito le vite dei nostri figli'' ha esordito Pellai dopo l'introduzione affidata all'assessore Enrica Baio. ''Questo è un tema molto rilevante del quale ho iniziato a trattare molti anni fa sotto un punto di vista educativo''.
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Il dottor Alberto Pellai

Come prima cosa si è occupato del tema dell’evoluzione digitale e come la conoscenza da parte dei genitori di questo sia importante in modo che essi siano in grado di sostenere la crescita dei propri figli senza incorrere in rischi per la loro salute; l’argomento nel corso degli anni, in particolare nell’ultimo decennio si è fatto sempre più rilevante a livello mondiale tanto da essere diventato un vero e proprio oggetto di studio della sanità pubblica, indicando la necessità di un intervento anche a livello governativo perché ciò è diventato estremamente impattante socialmente.
''Bisogna quindi adottare una strategia a due livelli, lavorando sia dal basso, ossia all’interno delle comunità locali per generare un nuovo sguardo sul digitale, che dall’alto con i governi che generano leggi a tutela della parte più fragile della popolazione'' ha spiegato l'ospite.
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Prima di addentrarsi nel nocciolo del discorso l'esperto si è premurato di chiarire la propria posizione riguardo al tema. ''Il mio è un approccio consapevole ma non catastrofico perché in questi anni mi sono sempre curato di non creare allarmi, dandomi come obiettivo il trasmettere la comsapevolezza sull’argomento. In poche parole voglio provare a fare capire se il digitale portatile sia gestibile ed educabile all’interno della vita dei ragazzi''.
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A sinistra l'assessore Enrica Baio

Secondo Pellai quello che è accaduto negli ultimi anni con la tecnologia è che questa è entrata nelle vite dei giovanissimi sempre più precocemente, complice il suo essere diventata il regalo più diffuso per la prima comunione. A livello clinico questa tendenza può essere comparata a quella di un bambino di 10-11 anni capace di andare in bicicletta messo su una strada a quattro corsie dove passano ad alta velocità tir e automobili.
''Il piccolo continuerà a saper andare in bicicletta però non sarà in grado di utilizzare strategie più complesse perché non ne ha la competenza'' ha detto.
I bambini non sono dunque totalmente in grado di calcolare rischi e pericoli legati al mondo complesso che li circonda.
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Proprio in questo frangente entra in gioco il ruolo professionale del medico psicoterapeuta, il cui compito è quello di occuparsi della mente in età dello sviluppo e di favorire tutti i fattori di protezione che possono migliorare lo sviluppo della mente in modo da allontanare, diminuire e rimuovere ogni fattore di rischio che potrebbe compromettere il buon sviluppo della mente. 
''Vi porto la mia esperienza personale come padre che si interseca moltissimo con quella professionale: io sono genitore di quattro figli tra i 17 e 25 anni, nati e cresciuti dunque proprio nel periodo di sviluppo delle tecnologie portatili. La cosa più impegnativa è stato decidere che padre volevo essere nella vita digitale dei miei figli, inizialmente non avevo le idee chiare'' ha aggiunto, ricordando quanto tutti siamo stati esposti ad un cambiamento radicale ad una velocità imprevedibile delle sfide portate dalla crescita e dagli habitat in cui i bambini si sviluppano che ha portato con sé un iniziale entusiasmo tecnologico, un cosiddetto tecno-ottimismo il quale, complice la mancanza iniziale di consapevolezza dei vantaggi e svantaggi degli strumenti tecnologici, ha portato ad una diffusione massiccia del digitale che ha però imprevedibilmente preso il controllo della crescita dei nostri figli.
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L’altra faccia della medaglia è ciò che è accaduto alla mentalità dei genitori, caduti vittime della narrazione secondo la quale lo smartphone è uno strumento per l’uso del quale devono educare i propri ragazzi in maniera corretta in modo tale che il buon uso dello strumento impedisca che questo faccia loro del male. Solo che sempre più spesso capitano casi di bambini a cui sono state date regole molto precise – "il videogioco lo puoi utilizzare un'ora e poi basta" – continuino ad essere connessi ad oltranza fino all'una di notte, perdendo totale interesse per tutte le altre attività che un bambino dovrebbe fare. 
''In questo momento ci sono sempre più spesso richieste di aiuto da genitori che fanno molta fatica a mantenere nei propri figli le abilità cognitive come la lettura, l'attenzione, la concentrazione, la memorizzazione. Perché proprio nel tempo in cui il cervello deve essere allenato a queste abilità e a queste competenze l’utilizzo massiccio del digitale diventa diseducativo, cioè non allenabile, invertendo all'acquisizione di quelle capacità e competenze che sono così necessarie nel tempo della crescita'' ha proseguito, mettendo in guardia i presenti, per poi ripercorrere la storia delle tecnologie dai primi anni 2000 ad oggi.
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''Il digitale dentro allo smartphone ha rivoluzionato completamente le vite dei nostri figli perché ha cambiato il loro modo di stare nel principio di realtà: questo significa che uscendo con un telefonino si perde fondamentalmente il contatto con il mondo circostante, rimanendo isolati dal resto. Invece che integrare, amplificare e completare la mia esperienza del reale, in realtà mi sposta – anche quando sono nel reale – dentro al mondo virtuale e digitale, invogliando a rimanere a casa collegati al proprio videogioco''. 
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Quindi quello che Pellai ha cercato di dire al pubblico è che a livello antropologico è accaduto qualcosa di grande nel tempo della crescita: in tempi rapidissimi si sono modificate delle condizioni che hanno da sempre accompagnato le varie fasi di sviluppo, per cui improvvisamente preadolescenza e adolescenza non rispondono più a quello che nel suo libro ha chiamato "l'effetto Mustang", quello di un puledro selvaggio che scalpita per uscire fuori nel mondo che viene imbrigliato dall'adulto dicendogli "tu non sai uscire fuori nel mondo in modo autoprotettivo".
Oggi accade tutto il contrario, non si riesce più a fare uscire di casa i giovani. ''Abbiamo generato un mondo molto protettivo, un mondo molto limitato nelle esplorazioni del mondo fuori, un mondo che in qualche modo se è nella cameretta ci lascia tranquilli perché non si faranno male''.
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A destra Antonella Bellani che ha collaborato nell'organizzazione dell'iniziativa

Ecco, qua c'è un tema enorme che è proprio il tema del digitale portatile, questo non è uno strumento – ecco perché non è educabile – ma è un vero e proprio ambiente di vita, totalmente alternativo alla vita reale, che propone esperienze come se entrasse nella vita dei figli sortendo l’effetto delle montagne russe 24 ore su 24.
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''Cosa accade? Che il nostro cervello ha varie vie neurobiochimiche che ci danno l'esperienza della felicità. Per esempio, quando noi andiamo al mare, la via neurobiochimica della felicità che viene attivata è la via serotoninergica, cioè è la capacità che abbiamo di alcuni nostri neuroni di produrre una sostanza, serotonina, che quando viene prodotta nel cervello ci fa stare molto bene, ci dà una sensazione di benessere molto completa e molto profonda che rimane dentro di noi anche quando poi andiamo a casa. E questa - ha proseguito - è una cosa che il nostro cervello chiede tanto, ma è molto diversa da quella che un bambino sperimenta per esempio quando videogioca o quando scrolla dentro un social media o dentro TikTok perché lì dentro l'esperienza che fa non è quella della felicità serotoninergica ma è quella della felicità dopaminergica''.
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Questo significa che il meccanismo della dopamina causa gratificazione istantanea a costo energetico zero, fa vivere un’esperienza che il cervello identifica come molto eccitante, divertente ed appagante, solo che una volta che questa scarica è terminata vorrebbe riprovarla nuovamente, entrando in un ciclo di dipendenza difficile da rompere che può creare veri e propri episodi di crisi da astinenza.
''Alcuni bambini addirittura si mettono a sbattere la testa contro al muro o a prendere a calci i genitori'' ha concluso.
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In sintesi, il dottor Pellai ha offerto ai partecipanti un "paio di occhiali" essenziali per comprendere l'impatto del digitale portatile sulla crescita dei propri figli: non è uno strumento educabile come le forbici, ma un ambiente dopaminergico irresistibile – come un parco divertimenti aperto 24 ore su 24 – che sposta i ragazzi dal principio di realtà verso il virtuale, erodendo attenzione, socialità e benessere mentale.
Dalla sua esperienza clinica, genitoriale e dalle evidenze scientifiche (confermate dalle recenti linee guida della Società Italiana di Pediatria: no smartphone prima dei 13 anni, no social prima dei 18), emerge un messaggio forte e chiaro: servono regole ferme, comunità educanti unite e un ritorno al gioco reale, alla lettura e alle esplorazioni nella vita reale.
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Come Geppetto, i genitori devono trasformare Pinocchio – maldestro ma prezioso – in un adulto competente, alleandosi con la scuola e la Fatina contro il richiamo di Lucignolo, ovvero il "pusher di dopamina" del digitale che promette il Paese dei Balocchi ma porta astinenza e dipendenza. Il mondo adulto e le multinazionali spesso agiscono da Gatto e Volpe, inseguendo profitti anziché protezione. È necessario scegliere di essere Geppetto: limitando con saggezza, nutrendo con realtà serotoninergica e sostenendo l'uscita dalla cameretta. I bambini meritano non solo incolumità fisica, ma menti forti per il futuro.
Isabel Matthes
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