Bulciago: riflessioni sul testo ''Novecento'' in chiave cristiana
Prosegue il cammino della rassegna culturale promossa dalla Comunità pastorale Maria Regina degli Apostoli di Barzago, Bulciago e Bevera, dal titolo ''Dio creò l’uomo perché gli piacciono le storie''. Il percorso che intreccia narrazione, fede e vita, è giunto al suo secondo appuntamento con un incontro dentro una delle pagine più affascinanti della letteratura contemporanea.
Lunedì 15 dicembre, nella chiesa di Bulciago, si è tenuta una speciale lettura cristiana di ''Novecento'' di Alessandro Baricco. A guidare l’ascolto e la riflessione sono stati Anna Rita Sironi e don Giovanni Colombo, che hanno accompagnato i presenti a scoprire come, tra le righe del celebre monologo e alla luce della Parola, si nascondano domande profonde sul senso della vita, sulla libertà, sulla paura e sull’amore.

Anna Rita ha invitato il pubblico a entrare nel racconto come in un “grembo”, lasciandosi accogliere fin dall’inizio da un’atmosfera evocativa, fatta di musica e di mare. Le note di un pianoforte, intrecciate al moto perpetuo dell’oceano, hanno subito trasportato tutti sul piroscafo Virginian, rendendo gli ascoltatori parte dell’equipaggio e della storia.
''Novecento – ha detto Anna Rita - abbandonato in fasce sul pianoforte diventa un "mistero" per tutti quelli che lo incontrano, suonava una musica che non esisteva, una musica, straordinaria insolita e sublime, anche Gesù lo è stato allo stesso modo un mistero che con la sua "musica" fuori dai canoni e incomprensibile ai più, incanta e mette scompiglio al tempo stesso coloro che si mettono in ascolto''.
Il legame indissolubile tra Novecento e il pianoforte diventa simbolo di una forza profonda, ma anche di una fragilità: attraverso quegli 88 tasti egli esprime tutto ciò che vede negli occhi degli altri e che non riesce a vivere, rimanendo ancorato alla nave, incapace di affrontare l’infinito della vita.

La riflessione si è fatta ancora più intensa quando Anna Rita ha richiamato il significato di quella scelta di non “scendere” mai a terra. La paura di mettersi in gioco, di vivere pienamente, di amare davvero, trasforma Novecento in un uomo che osserva il mondo da lontano, portando con sé un addio mai pronunciato. Eppure proprio questa storia, pur sapendo che non è vera, affascina e commuove, perché suscita il desiderio di incontrare i suoi personaggi, di dialogare con loro, di lasciarsi coinvolgere da una magia che unisce sogno e vita.

In questa rilettura cristiana, Novecento è diventato così una parabola contemporanea, capace di lasciare nel cuore una domanda essenziale: siamo spettatori o protagonisti della nostra esistenza? Anna Rita ha concluso richiamando il coraggio di vivere pienamente la Vita, di non restare ai margini per paura dell’infinito, ricordando come Gesù, con la sua nascita, abbia portato nel mondo la musica più rivoluzionaria di tutte, quella dell’amore per gli altri e per la vita stessa. Una musica che ancora oggi continua a risuonare, come il pianoforte del più grande pianista jazz che l’oceano abbia mai avuto e che chiede solo di essere ascoltata.
Lunedì 15 dicembre, nella chiesa di Bulciago, si è tenuta una speciale lettura cristiana di ''Novecento'' di Alessandro Baricco. A guidare l’ascolto e la riflessione sono stati Anna Rita Sironi e don Giovanni Colombo, che hanno accompagnato i presenti a scoprire come, tra le righe del celebre monologo e alla luce della Parola, si nascondano domande profonde sul senso della vita, sulla libertà, sulla paura e sull’amore.

Anna Rita ha invitato il pubblico a entrare nel racconto come in un “grembo”, lasciandosi accogliere fin dall’inizio da un’atmosfera evocativa, fatta di musica e di mare. Le note di un pianoforte, intrecciate al moto perpetuo dell’oceano, hanno subito trasportato tutti sul piroscafo Virginian, rendendo gli ascoltatori parte dell’equipaggio e della storia.
''Novecento – ha detto Anna Rita - abbandonato in fasce sul pianoforte diventa un "mistero" per tutti quelli che lo incontrano, suonava una musica che non esisteva, una musica, straordinaria insolita e sublime, anche Gesù lo è stato allo stesso modo un mistero che con la sua "musica" fuori dai canoni e incomprensibile ai più, incanta e mette scompiglio al tempo stesso coloro che si mettono in ascolto''.
Il legame indissolubile tra Novecento e il pianoforte diventa simbolo di una forza profonda, ma anche di una fragilità: attraverso quegli 88 tasti egli esprime tutto ciò che vede negli occhi degli altri e che non riesce a vivere, rimanendo ancorato alla nave, incapace di affrontare l’infinito della vita.

La riflessione si è fatta ancora più intensa quando Anna Rita ha richiamato il significato di quella scelta di non “scendere” mai a terra. La paura di mettersi in gioco, di vivere pienamente, di amare davvero, trasforma Novecento in un uomo che osserva il mondo da lontano, portando con sé un addio mai pronunciato. Eppure proprio questa storia, pur sapendo che non è vera, affascina e commuove, perché suscita il desiderio di incontrare i suoi personaggi, di dialogare con loro, di lasciarsi coinvolgere da una magia che unisce sogno e vita.

In questa rilettura cristiana, Novecento è diventato così una parabola contemporanea, capace di lasciare nel cuore una domanda essenziale: siamo spettatori o protagonisti della nostra esistenza? Anna Rita ha concluso richiamando il coraggio di vivere pienamente la Vita, di non restare ai margini per paura dell’infinito, ricordando come Gesù, con la sua nascita, abbia portato nel mondo la musica più rivoluzionaria di tutte, quella dell’amore per gli altri e per la vita stessa. Una musica che ancora oggi continua a risuonare, come il pianoforte del più grande pianista jazz che l’oceano abbia mai avuto e che chiede solo di essere ascoltata.














