Il parco di Villa Greppi nella tesi di laurea dell'oggionese Matilde Spreafico
Galbiatese da parte dei suoi e da anni residente a Oggiono, Matilde Spreafico ha 25 anni ed è appena diventata dottoressa con una tesi che è molto più di un elaborato accademico: è un invito concreto a ripensare l’accessibilità e l’inclusione nei nostri spazi quotidiani.
Matilde si è laureata all’Università Telematica Internazionale UniNettuno, nella facoltà di Beni Culturali con una tesi dal titolo ''Accessibilità e inclusione: il parco di Villa Greppi a Monticello Brianza''.
Una scelta che nasce dall’intreccio tra due dimensioni fondamentali della sua vita: da una parte la disabilità che la costringe su una sedia a rotelle, dall’altra il percorso universitario e la passione per il patrimonio culturale e paesaggistico del territorio brianzolo. ''Volevo coniugare la mia esperienza personale con il mio percorso di studi'' racconta.
Non un semplice lavoro teorico, quindi, ma un’occasione per mettere nero su bianco riflessioni, criticità, proposte concrete.
La tesi di Matilde è stata sperimentale, costruita in tre parti. Nella prima sezione analizza l’evoluzione normativa: carte del restauro, convenzioni internazionali, leggi sulla tutela e conservazione del patrimonio, fino ai testi più recenti che riguardano direttamente accessibilità e inclusione. Al centro, anche il cambiamento del linguaggio: da ''portatore di handicap'' a ''persona con disabilità'', e più in generale il modo in cui la società guarda alle fragilità.
Nella seconda parte, Matilde traduce i grandi principi in esempi concreti: gli scaffali troppo alti o troppo bassi, le barriere stradali, i marciapiedi, i percorsi tortuosi, tutto ciò che può facilitare o, al contrario, impedire la fruizione di uno spazio. Già qui emerge una visione ampia di accessibilità.
''Non ho trattato solo di carrozzine, dei bastoni bianchi o delle amputazioni, ma anche del genitore con il passeggino, della persona che si muove temporaneamente con un gesso o di un anziano, chi ha difficoltà economiche ad accedere a servizi e biglietti''.
Inclusione, per Matilde, significa pensare a tutte queste situazioni, senza dare nulla per scontato.

Il cuore dell’elaborato è l’ultimo capitolo, dedicato al caso studio del Parco di Villa Greppi a Monticello Brianza. Una scelta non casuale, ma neppure completamente programmata.
''Cercavo un luogo del mio territorio che conoscessi almeno un po’, con cui fosse possibile instaurare una collaborazione, ma che non avessi mai osservato dal punto di vista dell’accessibilità'' spiega.
Il complesso analizzato non è solo il parco inteso come area verde, ma anche gli edifici che lo compongono: il granaio storico, le scuderie, gli spazi di servizio.
Per ciascun elemento Matilde ricostruisce la storia, le funzioni originarie, i personaggi legati alla villa e al territorio. Poi passa allo sguardo sul presente: come viene fruito oggi il parco? In che modo viene valorizzato? Chi riesce davvero ad accedervi, e chi invece resta, anche solo in parte, escluso?
In ogni sezione individua criticità e possibili soluzioni: dalla pavimentazione da sistemare per rendere più agevoli i percorsi, alla riorganizzazione degli spazi per consentire a un numero maggiore di persone di muoversi in autonomia.
Non mancano i suggerimenti legati alla comunicazione, alla segnaletica, all’uso degli spazi per attività culturali e didattiche pensate in chiave inclusiva.
''Uno degli aspetti più interessanti del mio lavoro è stato l’ampliamento del concetto di accessibilità. Spesso, quando si parla di barriere, l’immagine immediata è quella della sedia a rotelle davanti a una scalinata. Un’immagine corretta, ma che ritengo parziale'' sottolinea. Insieme all’accessibilità fisica, Matilde ha saputo parlare di quella culturale, identitaria, visiva, introducendo anche un tema spesso trascurato: quello dell’inclusione economica. ''Ho considerato anche i tariffari - racconta immaginando soluzioni come fasce orarie agevolate, sistemi di bigliettazione più flessibili, modalità di accesso che non lascino indietro chi ha meno possibilità economiche''.
Dietro questa tesi non c’è solo lo sforzo di chiudere un percorso universitario, ma anche il desiderio di contribuire, nel proprio piccolo, al miglioramento della propria realtà. ''Mi piacerebbe che il mio territorio assumesse una miglioria in generale. In questo momento ho il desiderio di acquisire sempre più competenze per fornire una mia eventuale e possibile consulenza''.

Un obiettivo che passa dal confronto con gli enti, grandi e piccoli. Nel lavoro e nel percorso che l’ha accompagnata alla laurea, Matilde ha potuto contare sul supporto di diverse persone all’interno del Consorzio Brianteo Villa Greppi, che ringrazia per l’affiancamento. Ma il suo messaggio va oltre il singolo ente: è un richiamo a tutte le istituzioni, dai comuni alle realtà culturali, perché non si limitino a ''mettere a norma'' gli spazi sulla carta, ma si chiedano davvero come questi vengano vissuti da chi ha bisogni differenti. ''Spesso si viene affiancati da tecnici per rispettare le norme - osserva - ma poi una persona con disabilità, o chi si muove con difficoltà temporanee, non ha comunque una fruizione completa dello spazio''.
Da qui l’idea di una figura che conosce il territorio, che vive in prima persona certi ostacoli e che, grazie alle competenze acquisite, possa affiancare gli enti in un lavoro di miglioramento continuo. Il parco di Villa Greppi, nelle sue analisi e nelle sue proposte, diventa un laboratorio: un esempio di come si possa ripensare uno spazio tenendo insieme memoria storica, tutela del patrimonio, esigenze concrete di chi lo attraversa.
Il traguardo della laurea, per Matilde, non è un punto d’arrivo, ma un punto di partenza.
Matilde si è laureata all’Università Telematica Internazionale UniNettuno, nella facoltà di Beni Culturali con una tesi dal titolo ''Accessibilità e inclusione: il parco di Villa Greppi a Monticello Brianza''.
Una scelta che nasce dall’intreccio tra due dimensioni fondamentali della sua vita: da una parte la disabilità che la costringe su una sedia a rotelle, dall’altra il percorso universitario e la passione per il patrimonio culturale e paesaggistico del territorio brianzolo. ''Volevo coniugare la mia esperienza personale con il mio percorso di studi'' racconta.
Non un semplice lavoro teorico, quindi, ma un’occasione per mettere nero su bianco riflessioni, criticità, proposte concrete.

Matilde Spreafico
La tesi di Matilde è stata sperimentale, costruita in tre parti. Nella prima sezione analizza l’evoluzione normativa: carte del restauro, convenzioni internazionali, leggi sulla tutela e conservazione del patrimonio, fino ai testi più recenti che riguardano direttamente accessibilità e inclusione. Al centro, anche il cambiamento del linguaggio: da ''portatore di handicap'' a ''persona con disabilità'', e più in generale il modo in cui la società guarda alle fragilità.
Nella seconda parte, Matilde traduce i grandi principi in esempi concreti: gli scaffali troppo alti o troppo bassi, le barriere stradali, i marciapiedi, i percorsi tortuosi, tutto ciò che può facilitare o, al contrario, impedire la fruizione di uno spazio. Già qui emerge una visione ampia di accessibilità.
''Non ho trattato solo di carrozzine, dei bastoni bianchi o delle amputazioni, ma anche del genitore con il passeggino, della persona che si muove temporaneamente con un gesso o di un anziano, chi ha difficoltà economiche ad accedere a servizi e biglietti''.
Inclusione, per Matilde, significa pensare a tutte queste situazioni, senza dare nulla per scontato.

Il cuore dell’elaborato è l’ultimo capitolo, dedicato al caso studio del Parco di Villa Greppi a Monticello Brianza. Una scelta non casuale, ma neppure completamente programmata.
''Cercavo un luogo del mio territorio che conoscessi almeno un po’, con cui fosse possibile instaurare una collaborazione, ma che non avessi mai osservato dal punto di vista dell’accessibilità'' spiega.
Il complesso analizzato non è solo il parco inteso come area verde, ma anche gli edifici che lo compongono: il granaio storico, le scuderie, gli spazi di servizio.
Per ciascun elemento Matilde ricostruisce la storia, le funzioni originarie, i personaggi legati alla villa e al territorio. Poi passa allo sguardo sul presente: come viene fruito oggi il parco? In che modo viene valorizzato? Chi riesce davvero ad accedervi, e chi invece resta, anche solo in parte, escluso?
In ogni sezione individua criticità e possibili soluzioni: dalla pavimentazione da sistemare per rendere più agevoli i percorsi, alla riorganizzazione degli spazi per consentire a un numero maggiore di persone di muoversi in autonomia.
Non mancano i suggerimenti legati alla comunicazione, alla segnaletica, all’uso degli spazi per attività culturali e didattiche pensate in chiave inclusiva.

La studentessa con Lucia Urbano, presidente del Consorzio
''Uno degli aspetti più interessanti del mio lavoro è stato l’ampliamento del concetto di accessibilità. Spesso, quando si parla di barriere, l’immagine immediata è quella della sedia a rotelle davanti a una scalinata. Un’immagine corretta, ma che ritengo parziale'' sottolinea. Insieme all’accessibilità fisica, Matilde ha saputo parlare di quella culturale, identitaria, visiva, introducendo anche un tema spesso trascurato: quello dell’inclusione economica. ''Ho considerato anche i tariffari - racconta immaginando soluzioni come fasce orarie agevolate, sistemi di bigliettazione più flessibili, modalità di accesso che non lascino indietro chi ha meno possibilità economiche''.
Dietro questa tesi non c’è solo lo sforzo di chiudere un percorso universitario, ma anche il desiderio di contribuire, nel proprio piccolo, al miglioramento della propria realtà. ''Mi piacerebbe che il mio territorio assumesse una miglioria in generale. In questo momento ho il desiderio di acquisire sempre più competenze per fornire una mia eventuale e possibile consulenza''.

Un obiettivo che passa dal confronto con gli enti, grandi e piccoli. Nel lavoro e nel percorso che l’ha accompagnata alla laurea, Matilde ha potuto contare sul supporto di diverse persone all’interno del Consorzio Brianteo Villa Greppi, che ringrazia per l’affiancamento. Ma il suo messaggio va oltre il singolo ente: è un richiamo a tutte le istituzioni, dai comuni alle realtà culturali, perché non si limitino a ''mettere a norma'' gli spazi sulla carta, ma si chiedano davvero come questi vengano vissuti da chi ha bisogni differenti. ''Spesso si viene affiancati da tecnici per rispettare le norme - osserva - ma poi una persona con disabilità, o chi si muove con difficoltà temporanee, non ha comunque una fruizione completa dello spazio''.
Da qui l’idea di una figura che conosce il territorio, che vive in prima persona certi ostacoli e che, grazie alle competenze acquisite, possa affiancare gli enti in un lavoro di miglioramento continuo. Il parco di Villa Greppi, nelle sue analisi e nelle sue proposte, diventa un laboratorio: un esempio di come si possa ripensare uno spazio tenendo insieme memoria storica, tutela del patrimonio, esigenze concrete di chi lo attraversa.
Il traguardo della laurea, per Matilde, non è un punto d’arrivo, ma un punto di partenza.
M.E.














