Nonno Amabile racconta
Portava il nome di Amabile il nonno di Simone. Lo aveva “ereditato” da una zia che in famiglia era la regina del focolare e fatto da mamma alle sue sorelle minori in età. Una santa donna nel vero senso della parola per cui il nipote “dovette” avere in eredità questo nome.
Nonno Amabile ora, a sua volta, ha questo nipote Simone che a dire poco adora. La mamma e papà di Simone però dovevano lavorare, risparmiare, per tirare avanti durante la settimana. Era da poco finita la Seconda guerra mondiale e i due giovani genitori desideravano acquistare un appartamentino. Il loro figliolo,che ha da poco compiuto i sei anni e frequenta la prima elementare, viene normalmente affidato alle cure di zia Sofia mentre il giovedì, giorno di vacanza, va dal nonno giù alla cascina. Inutile dire che per Simone quel giorno era il più bello della settimana ed anche quando – la considerava una fortuna- stava poco bene o era in convalescenza va casa del nonno Amabile.
Nonno Amabile è un po’ il suo genitore-maestro di scuola e di vita perché insegna al nipote il più possibile di quanto conosce, ma soprattutto gli insegna con affettività ... la saggezza dell’umiltà!
Lui seppure settantenne diventava bambino col bambino. Entrambi conoscevano vivendo la lezione difficile della vita e creavano una gioia reciproca oltre che capire e correggerne i propri errori con una certa libertà nell’obbedire
Umiltà è una parola cara al nonno Amabile il quale sa bene che il difficile metterla in pratica specialmente nei comportamenti del nipote Simone; a lui piaceva sempre vincere o eccellere anche con un po’ di furbizia infantile.
Difatti Simone si sente un gigante vicino al suo nonno. In lui trova quella attrazione amichevole che i genitori – per il loro ruolo – non possono offrirgli perchè non conoscevano, purtroppo, futilità. Nonno e nipote invece fanno lo stesso cammino durante il giorno. Mai con indifferenza ma in un dialogo perseverante che culmina la sera con racconti che migliorano la qualità della realtà, anche nei momenti di disagio fanno sentire l’approssimarsi dei sogni.
Così la sera, dopo il giornale radio, il nonno inizia a narrare. Non si prepara particolarmente, al più dà una sbirciata al programma di scuola, ma normalmente resta legato alla attualità.
I perché del bambino, come spunto di partenza, non mancano mai … così pure i BRAVO come incoraggiamento alle risposte esatte di Simone .
Sono comunque storie con un loro fascino comportamentale e di fantasia che vedevano più che attento il nipote che piano piano andava a accucciarsi sulle sue ginocchia. Una volta lì installato fissa le labbra e gli occhi del nonno Amabile non osando interromperlo nonostante la curiosità e il desiderio di voler sapere il significato di tutto ciò che ascolta , e se non interrogato risponde con adorabile ingenuità.
Sfacciata curiosità più che timidezza e desiderio nel voler sapere il significato e il perché e per come di qualsiasi cosa.
Così quell’anno Simone, che parlava poco di scuola, ma stava molto attento alle lezioni, aveva preso la sua prima pagella che riportava giudizi eccellenti. Positivo il suo approccio alla scuola elementare. Il nonno lo applaudì e lo tirò a sè premiandolo con un bacio ma invitandolo a non esaltarsi per il bel risultato bensì a spendersi invece per aiutare i compagni in difficoltà, con delle fragilità, di cui non sapeva nulla della loro vita … senza superbia.
Ed è qui che cominciò la storia di quel giorno quando Simone rispose con ardore al nonno che alcuni non riuscivano perché svogliati, anzi deridendo chi come lui seguivano con impegno le lezioni.
…. (nonno) … Quando frequentavo la scuola io non ero molto in gamba. Questo perché – forse- non ero molto invogliato e seguito dai miei genitori che erano impegnati nel lavoro persino più dei tuoi. Anzi papà aveva un dopolavoro perché faceva , a tempo perso, il parrucchiere. I miei voti di conseguenza, soprattutto per il mio poco impegno, non erano quasi mai sufficienti e il mio poco interesse era soprattutto come motivare la causa di quella scarsità di profitto.
Allora commisi il grave errore – forse assai peggio di un errore – di sottrarre una piccola confezione di profumo (che papà a Natale regalava ai suoi clienti) per donarla alla maestra … . Benchè fosse un profumo da uomo la maestra in un colloquio di fine quadrimestre ringraziò il papà del gradito dono e qui venne a galla la verità; fu il primo vero schiaffo fisico e morale che tuo bisnonno Ambrogio mi diede.… mi sembrò di vedere ragnatele giganti davanti agli occhi e persino un ragno che sorrideva!?
Un disagio negli sguardi in famiglia che ruppe la serenità persino del Santo Natale e durò tutti i giorni di vacanza
… Superata la prima elementare“per il buco della serratura”, e li venne in aiuto la provvidenza che aveva come nome … Maria Grazia. Una nuova compagna di classe bellina ma soprattutto molto brava e generosa nel suo aiuto e mi aiutava a farmi prendere dei bei voti nelle varie materie. Soprattutto aiutava la necessità di italianizzare il mio scrivere perché la lingua madre era anche per me il dialetto brianzolo del mio paese nativo.
Questa compagna di banco, che a sua volta non capiva il mio dialetto, cambiò col suo aiuto la mia resa scolastica e diventò la mia prima fidanzatina. Col tempo mi portò a casa sua perché anch’io gli piacevo così al giovedì mattina andavo da lei a fare i compiti ... (che gioia! – univo il dovere al piacere).
Poi ebbi la fortuna di salire in quella villa e di piacere a suo papà Ragionier Mario Colamaestro. Finì che presero a tenermi con loro tutto il giovedì lasciando libera la zia Sofia e oltre ai quaderni in ordine si aggiunsero dei buoni piatti a tavola.
Le emozioni furono tante. A partire di godere della bella villa di questa famiglia, di ceto molto diverso dal mio, poi il loro bel giardino, ma soprattutto l’accoglienza del Ragionier Mario che –chissà perché- mi chiamava “mio Capitano”. Probabilmente era il suo sogno di avere un figlio maschio che non aveva avuto. La moglie, la signora Adele, mamma di Maria Grazia invece pare tollerarmi. La sua vitalità era solo l’ordine e il riordinare. Mi accolse freddamente: “ogni bambino deve saper educare e stimare se stesso educandosi a casa sua!” sussurrava a mezza voce, ma io la sentivo lo stesso.
Inutile dire che mi piaceva stare in quella casa. Li c’era tutto e lo sguardo si poteva posarsi su cose che non avevo mai visto. Cose utili, belle ed anche frivole. Ma soprattutto quando il ragionier Mario chiacchierava e si burlava di noi bimbi che stavamo “uscendo dal guscio” con le sue confidenze sorridendoci paternamente con innumerevoli giochetti e storielle, sempre educandoci in modo giocoso e sottilmente magistrale senza nessun imbarazzo.
Per Lui lo stare con noi era una occupazione seria, un modo per evadere i numeri e dai quadermoni che aveva sulla scrivania. Io ero impressionato soprattutto quando lo sentivo parlare di lavoro con qualche sottoposto; era un’altra persona: duro e deciso, se si, si, se no, no! Solo con l’austera moglie era mite e sottomesso; ne era certamente innamorato!
Purtroppo però nonostante fosse poco avanti negli anni era cagionevole di salute. Questo, oltre ad essere succube della “sua matrona” (cosi definiva di nascosto sorridendo la moglie donna Adele) non gli impediva di distrarsi e divertirsi giocando con noi piccoli. Poi un inverno cominciò a tossire. Si pensò a una bronchite e dopo un doveroso ricovero in ospedale si scoprì all’improvviso, che il ragionier Colamaestro era afflitto da una grave malattia ai polmoni. Capì egli stesso che la cosa era seria e volle saperne di più. Reagì positivamente staccandosi pian piano dal lavoro. Per noi bambini fu bello averlo ancora più accanto e penso che anche per lui facesse bene il distrarsi giocando e parlando con noi.
Il suo fisico si indebolì molto in poco tempo e sempre più spesso si appartava in bagno. Aveva bisogno di un aiuto per soddisfare qualsiasi bisogno alla persona. Fu così che il buon giornalaio Luisomm che ogni giorno gli portava il giornale e con cui aveva un buon rapporto di amicizia, gli indicò mio papà come barbiere. Il ragionier Mario ci teneva molto ad essere ben rasato ed avere perfettamente curato il suo pizzetto sul mento … ,si ci teneva molto.
Nacque così anche con mio padre un’amicizia solidale che poi, oltre alla barba, si prestava a fare qualche lavoretto di manutenzione e in qualche occasione importante , anche un regalino per i miei genitori oltre al compenso.
Giorno dopo giorno arrivò il santo Natale. Con grande sorpresa fu donna Adele a fare la proposta personalmente di invitarci al loro pranzo a festeggiare il giorno di Natale. La cosa fu presa come un evento eccezionale. Soprattutto per mia mamma che si affrettò a cercare e ben sistemare il suo abito migliore. Si fece prestare la giacca color carta da zucchero e “la bestia” (una pelle di volpe) da mettere al collo come si usava allora. Io per l’occasione avevo avuto in regalo un gilè azzurro a vu che mi piacque molto e che avrei indossato (rispettando l’usanza di indossare qualcosa di nuovo) a Natale.
Inutile dire che Maria Grazia era bellissima e quando mi diede la mano per recitare insieme la poesia di Natale … non camminavo più sulla terra (eravamo in piedi sulla sedia). Anzi, mi sentivo un aquilone leggerissimo che danzava in cielo. Mamma mi guardava sorridente scuotendo la testa.
… Nonno Amabile si interrompe. Chissà se davvero è una breve per risistemare il braciere e bere un piccolo sorso di rosso e se invece si muove per mascherare e ricacciare in gola il magone del ricordo … comunque dopo si risiede con calma, mette una presa di tabacco sul dorso della mano, lo aspira, starnutisce tre volte , e poi riprende a parlare concordando il desiderio di riprendere il nipote sulle ginocchia …
Quel Natale fu un evento storico, il migliore dei tanti Santi Natali di tuo nonno Amabile e dei miei “poveri” genitori. Oltre ad una tavola ben imbandita per servire a tavola c’era addirittura una cameriera e in cucina lavorava l’anziano cuoco della trattoria “IL SOLE”. Poi anche loro si assisero alla tavola. Sotto il tavolino su cui erta composto un ricco presepe c’erano dei doni per tutti. Anche per me, per mamma e papà e per tutti i commensali. Sorrisi, gioia, nenie natalizie dal grammofono. Era il più bel santo Natale di Gesù che avessi mai vissuto.
… E qui il nonno Amabile smette di raccontare perché le palpebre del nipote cedevano al sonno. Leggero com’è lo prende in braccio e lo porta nel suo lettone.
Il ragazzino parve acconsentire e dopo pigiama e segno di croce, lo infila sotto le coperte come un pane nel forno (l’immagine è giusta perché nel letto del nonno c’è lo scaldaletto con la brace). Nonno Amabile è quasi commosso ed augura a Simone di fare i più bei sogni possibili della vita.
Come abitudine nonno Amabile esce per un momento fuori. Amava, capiva, discuteva e si confidava in quel silenzio in cui il giorno s’è inchinato alla notte. La pioggerellina sta invitando il nevischio a sostituirla e a ornare col suo candido mantello bianco ogni cosa e sopire ogni rumore ... ogni cosa ha i suoi tempi. Ma c’è gioia nei cuori di carne di nonno e nipote che come si infila anche lui sotto le coperte, Simone, seppure nel sonno si precipita ad abbracciarlo … ; dopo una carezza alla foto della moglie sul comodino l’ultimo pensiero del nonno prima di addormentarsi è rivolto a quanto è bello il Santo Natale che arriva .. la speranza è che non sia solo “un momento” o l’attesa di un regalo, ma una vera ri-nascita nel ricordo della Nascita del figlio di Dio.
… Anche il cane non è alla catena della cuccia giù alla stalla ma è ammesso a stare al calduccio dentro e dorme sereno sul fieno; forse sogna di correre libero ... magari non da solo!
…
Nonno Amabile ora, a sua volta, ha questo nipote Simone che a dire poco adora. La mamma e papà di Simone però dovevano lavorare, risparmiare, per tirare avanti durante la settimana. Era da poco finita la Seconda guerra mondiale e i due giovani genitori desideravano acquistare un appartamentino. Il loro figliolo,che ha da poco compiuto i sei anni e frequenta la prima elementare, viene normalmente affidato alle cure di zia Sofia mentre il giovedì, giorno di vacanza, va dal nonno giù alla cascina. Inutile dire che per Simone quel giorno era il più bello della settimana ed anche quando – la considerava una fortuna- stava poco bene o era in convalescenza va casa del nonno Amabile.
Nonno Amabile è un po’ il suo genitore-maestro di scuola e di vita perché insegna al nipote il più possibile di quanto conosce, ma soprattutto gli insegna con affettività ... la saggezza dell’umiltà!
Lui seppure settantenne diventava bambino col bambino. Entrambi conoscevano vivendo la lezione difficile della vita e creavano una gioia reciproca oltre che capire e correggerne i propri errori con una certa libertà nell’obbedire
Umiltà è una parola cara al nonno Amabile il quale sa bene che il difficile metterla in pratica specialmente nei comportamenti del nipote Simone; a lui piaceva sempre vincere o eccellere anche con un po’ di furbizia infantile.
Difatti Simone si sente un gigante vicino al suo nonno. In lui trova quella attrazione amichevole che i genitori – per il loro ruolo – non possono offrirgli perchè non conoscevano, purtroppo, futilità. Nonno e nipote invece fanno lo stesso cammino durante il giorno. Mai con indifferenza ma in un dialogo perseverante che culmina la sera con racconti che migliorano la qualità della realtà, anche nei momenti di disagio fanno sentire l’approssimarsi dei sogni.
Così la sera, dopo il giornale radio, il nonno inizia a narrare. Non si prepara particolarmente, al più dà una sbirciata al programma di scuola, ma normalmente resta legato alla attualità.
I perché del bambino, come spunto di partenza, non mancano mai … così pure i BRAVO come incoraggiamento alle risposte esatte di Simone .
Sono comunque storie con un loro fascino comportamentale e di fantasia che vedevano più che attento il nipote che piano piano andava a accucciarsi sulle sue ginocchia. Una volta lì installato fissa le labbra e gli occhi del nonno Amabile non osando interromperlo nonostante la curiosità e il desiderio di voler sapere il significato di tutto ciò che ascolta , e se non interrogato risponde con adorabile ingenuità.
Sfacciata curiosità più che timidezza e desiderio nel voler sapere il significato e il perché e per come di qualsiasi cosa.
Così quell’anno Simone, che parlava poco di scuola, ma stava molto attento alle lezioni, aveva preso la sua prima pagella che riportava giudizi eccellenti. Positivo il suo approccio alla scuola elementare. Il nonno lo applaudì e lo tirò a sè premiandolo con un bacio ma invitandolo a non esaltarsi per il bel risultato bensì a spendersi invece per aiutare i compagni in difficoltà, con delle fragilità, di cui non sapeva nulla della loro vita … senza superbia.
Ed è qui che cominciò la storia di quel giorno quando Simone rispose con ardore al nonno che alcuni non riuscivano perché svogliati, anzi deridendo chi come lui seguivano con impegno le lezioni.
…. (nonno) … Quando frequentavo la scuola io non ero molto in gamba. Questo perché – forse- non ero molto invogliato e seguito dai miei genitori che erano impegnati nel lavoro persino più dei tuoi. Anzi papà aveva un dopolavoro perché faceva , a tempo perso, il parrucchiere. I miei voti di conseguenza, soprattutto per il mio poco impegno, non erano quasi mai sufficienti e il mio poco interesse era soprattutto come motivare la causa di quella scarsità di profitto.
Allora commisi il grave errore – forse assai peggio di un errore – di sottrarre una piccola confezione di profumo (che papà a Natale regalava ai suoi clienti) per donarla alla maestra … . Benchè fosse un profumo da uomo la maestra in un colloquio di fine quadrimestre ringraziò il papà del gradito dono e qui venne a galla la verità; fu il primo vero schiaffo fisico e morale che tuo bisnonno Ambrogio mi diede.… mi sembrò di vedere ragnatele giganti davanti agli occhi e persino un ragno che sorrideva!?
Un disagio negli sguardi in famiglia che ruppe la serenità persino del Santo Natale e durò tutti i giorni di vacanza
… Superata la prima elementare“per il buco della serratura”, e li venne in aiuto la provvidenza che aveva come nome … Maria Grazia. Una nuova compagna di classe bellina ma soprattutto molto brava e generosa nel suo aiuto e mi aiutava a farmi prendere dei bei voti nelle varie materie. Soprattutto aiutava la necessità di italianizzare il mio scrivere perché la lingua madre era anche per me il dialetto brianzolo del mio paese nativo.
Questa compagna di banco, che a sua volta non capiva il mio dialetto, cambiò col suo aiuto la mia resa scolastica e diventò la mia prima fidanzatina. Col tempo mi portò a casa sua perché anch’io gli piacevo così al giovedì mattina andavo da lei a fare i compiti ... (che gioia! – univo il dovere al piacere).
Poi ebbi la fortuna di salire in quella villa e di piacere a suo papà Ragionier Mario Colamaestro. Finì che presero a tenermi con loro tutto il giovedì lasciando libera la zia Sofia e oltre ai quaderni in ordine si aggiunsero dei buoni piatti a tavola.
Le emozioni furono tante. A partire di godere della bella villa di questa famiglia, di ceto molto diverso dal mio, poi il loro bel giardino, ma soprattutto l’accoglienza del Ragionier Mario che –chissà perché- mi chiamava “mio Capitano”. Probabilmente era il suo sogno di avere un figlio maschio che non aveva avuto. La moglie, la signora Adele, mamma di Maria Grazia invece pare tollerarmi. La sua vitalità era solo l’ordine e il riordinare. Mi accolse freddamente: “ogni bambino deve saper educare e stimare se stesso educandosi a casa sua!” sussurrava a mezza voce, ma io la sentivo lo stesso.
Inutile dire che mi piaceva stare in quella casa. Li c’era tutto e lo sguardo si poteva posarsi su cose che non avevo mai visto. Cose utili, belle ed anche frivole. Ma soprattutto quando il ragionier Mario chiacchierava e si burlava di noi bimbi che stavamo “uscendo dal guscio” con le sue confidenze sorridendoci paternamente con innumerevoli giochetti e storielle, sempre educandoci in modo giocoso e sottilmente magistrale senza nessun imbarazzo.
Per Lui lo stare con noi era una occupazione seria, un modo per evadere i numeri e dai quadermoni che aveva sulla scrivania. Io ero impressionato soprattutto quando lo sentivo parlare di lavoro con qualche sottoposto; era un’altra persona: duro e deciso, se si, si, se no, no! Solo con l’austera moglie era mite e sottomesso; ne era certamente innamorato!
Purtroppo però nonostante fosse poco avanti negli anni era cagionevole di salute. Questo, oltre ad essere succube della “sua matrona” (cosi definiva di nascosto sorridendo la moglie donna Adele) non gli impediva di distrarsi e divertirsi giocando con noi piccoli. Poi un inverno cominciò a tossire. Si pensò a una bronchite e dopo un doveroso ricovero in ospedale si scoprì all’improvviso, che il ragionier Colamaestro era afflitto da una grave malattia ai polmoni. Capì egli stesso che la cosa era seria e volle saperne di più. Reagì positivamente staccandosi pian piano dal lavoro. Per noi bambini fu bello averlo ancora più accanto e penso che anche per lui facesse bene il distrarsi giocando e parlando con noi.
Il suo fisico si indebolì molto in poco tempo e sempre più spesso si appartava in bagno. Aveva bisogno di un aiuto per soddisfare qualsiasi bisogno alla persona. Fu così che il buon giornalaio Luisomm che ogni giorno gli portava il giornale e con cui aveva un buon rapporto di amicizia, gli indicò mio papà come barbiere. Il ragionier Mario ci teneva molto ad essere ben rasato ed avere perfettamente curato il suo pizzetto sul mento … ,si ci teneva molto.
Nacque così anche con mio padre un’amicizia solidale che poi, oltre alla barba, si prestava a fare qualche lavoretto di manutenzione e in qualche occasione importante , anche un regalino per i miei genitori oltre al compenso.
Giorno dopo giorno arrivò il santo Natale. Con grande sorpresa fu donna Adele a fare la proposta personalmente di invitarci al loro pranzo a festeggiare il giorno di Natale. La cosa fu presa come un evento eccezionale. Soprattutto per mia mamma che si affrettò a cercare e ben sistemare il suo abito migliore. Si fece prestare la giacca color carta da zucchero e “la bestia” (una pelle di volpe) da mettere al collo come si usava allora. Io per l’occasione avevo avuto in regalo un gilè azzurro a vu che mi piacque molto e che avrei indossato (rispettando l’usanza di indossare qualcosa di nuovo) a Natale.
Inutile dire che Maria Grazia era bellissima e quando mi diede la mano per recitare insieme la poesia di Natale … non camminavo più sulla terra (eravamo in piedi sulla sedia). Anzi, mi sentivo un aquilone leggerissimo che danzava in cielo. Mamma mi guardava sorridente scuotendo la testa.
… Nonno Amabile si interrompe. Chissà se davvero è una breve per risistemare il braciere e bere un piccolo sorso di rosso e se invece si muove per mascherare e ricacciare in gola il magone del ricordo … comunque dopo si risiede con calma, mette una presa di tabacco sul dorso della mano, lo aspira, starnutisce tre volte , e poi riprende a parlare concordando il desiderio di riprendere il nipote sulle ginocchia …
Quel Natale fu un evento storico, il migliore dei tanti Santi Natali di tuo nonno Amabile e dei miei “poveri” genitori. Oltre ad una tavola ben imbandita per servire a tavola c’era addirittura una cameriera e in cucina lavorava l’anziano cuoco della trattoria “IL SOLE”. Poi anche loro si assisero alla tavola. Sotto il tavolino su cui erta composto un ricco presepe c’erano dei doni per tutti. Anche per me, per mamma e papà e per tutti i commensali. Sorrisi, gioia, nenie natalizie dal grammofono. Era il più bel santo Natale di Gesù che avessi mai vissuto.
… E qui il nonno Amabile smette di raccontare perché le palpebre del nipote cedevano al sonno. Leggero com’è lo prende in braccio e lo porta nel suo lettone.
Il ragazzino parve acconsentire e dopo pigiama e segno di croce, lo infila sotto le coperte come un pane nel forno (l’immagine è giusta perché nel letto del nonno c’è lo scaldaletto con la brace). Nonno Amabile è quasi commosso ed augura a Simone di fare i più bei sogni possibili della vita.
Come abitudine nonno Amabile esce per un momento fuori. Amava, capiva, discuteva e si confidava in quel silenzio in cui il giorno s’è inchinato alla notte. La pioggerellina sta invitando il nevischio a sostituirla e a ornare col suo candido mantello bianco ogni cosa e sopire ogni rumore ... ogni cosa ha i suoi tempi. Ma c’è gioia nei cuori di carne di nonno e nipote che come si infila anche lui sotto le coperte, Simone, seppure nel sonno si precipita ad abbracciarlo … ; dopo una carezza alla foto della moglie sul comodino l’ultimo pensiero del nonno prima di addormentarsi è rivolto a quanto è bello il Santo Natale che arriva .. la speranza è che non sia solo “un momento” o l’attesa di un regalo, ma una vera ri-nascita nel ricordo della Nascita del figlio di Dio.
… Anche il cane non è alla catena della cuccia giù alla stalla ma è ammesso a stare al calduccio dentro e dorme sereno sul fieno; forse sogna di correre libero ... magari non da solo!
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Benvenuto Perego - Cassago














