Monticello piange Francesca Sironi, mancata a soli trent'anni
Il giorno di Natale, in quella che per molti è la festività più sentita di tutte, Francesca Sironi ha chiuso gli occhi per sempre a soli trent'anni, lasciando alle sue spalle un vuoto incolmabile. Nella sua famiglia, fra gli amici e più in generale in coloro che hanno avuto la possibilità di conoscerla nel corso della sua esistenza, rivelatasi breve ma intensa. Anzi, piena.
Per Monticello sono stati giorni di profondo dolore perchè alla comunità in cui era cresciuta, la giovane (trasferitasi nel frattempo a Lomagna) aveva saputo dare molto, lasciando un segno tangibile. Lo ha dimostrato una volta di più la presenza, più che numerosa, alle sue esequie, tenutesi nel pomeriggio di sabato 27 dicembre in una parrocchia di Sant'Agata a dir poco gremita.
Impossibile per molti varcare l'ingresso della chiesa, manifestando così vicinanza ai familiari della giovane (in particolare alla mamma e ai due fratelli ndr), venuta a mancare al culmine di una tenace e dolorosa battaglia contro un male che purtroppo non le ha lasciato scampo.
Francesca aveva conosciuto la sofferenza sin da giovanissima, ma questo non le aveva impedito di sorridere, di girare il mondo, di dare il suo contributo in oratorio. Insomma...di vivere.
E forse anche per questa grande forza, dimostrata giorno dopo giorno, la sua scomparsa è apparsa ancor più ingiusta ed innaturale.
Ci ha provato il parroco don Marco Crippa, nella sua omelia, a dare una risposta ai tanti interrogativi che in quegli istanti affollavano la mente dei presenti; eppure anche il sacerdote ha confessato la fatica provata nel pronunciare quelle parole. Perchè ''quando la morte arriva a trent'anni, non c’è bisogno di conoscere la persona per sentirsi toccati e anche provocati nel profondo''. Un'età in cui solitamente si pensa ''a vivere bene la giornata'', o si ha appena cominciato a capire ''cosa vuol dire diventare grandi''. ''Ma forse proprio per la sua storia Francesca era già diventata grande. Era già come il sole a mezzogiorno'' ha detto il parroco, ricordando la passione che la giovane aveva profuso dapprima nella corsa, poi nel nuoto e nello studio.
Un entusiasmo contagioso che l'aveva spinta ad assaporare il bello in ogni circostanza, anche quando la vita non era stata clemente nei suoi confronti.
Francesca però, non si era mai fermata, dando un contributo tangibile alla sua comunità ed esplorando anche i continenti più lontani. Fino a quando le è stato possibile, ha continuato a seminare tanto bene, ad illuminare chi le stava intorno con il suo sorriso.
Del resto, come ha ricordato don Marco, la giovane ''non amava entrare nelle chiese buie'' e proprio per questa ragione sabato pomeriggio sono state accese ''tutte le luci possibili''. ''Dentro di noi rimane ancora troppo buio. Ma possiamo immaginare lei nella luce. Sia lei lassù, come lo è stata qui, la vostra forza, il vostro coraggio, la vostra speranza, la vostra consolazione. Possiamo tenere lei come nostra luce. I ricordi che ci ha lasciato; la testimonianza e l’esempio che ci ha dato. Il bene che ci ha voluto. La morte non ha potere su questo'' ha aggiunto il sacerdote, invitando i presenti ad aggrapparsi alla fede, condividendo con Dio l’immensa tristezza e lo smarrimento che questa perdita ha lasciato. In primis nei suoi familiari.
Francesca – che aveva perso il padre una dozzina di anni fa – ha lasciato mamma Gisella (per anni insegnante alle scuole medie) e i fratelli Lorenzo e Riccardo, figure particolarmente inserite ed impegnate nella comunità. Da loro è giunto l'invito a devolvere eventuali offerte a Fondazione AIRC.
Anche il sindaco Alessandra Hofmann ha voluto esprimere – per conto dell'Amministrazione comunale tutta - un messaggio di vicinanza ai familiari di Francesca Sironi ''molto conosciuta ed attiva a Monticello dove si è sempre spesa con un gran sorriso''.
Per Monticello sono stati giorni di profondo dolore perchè alla comunità in cui era cresciuta, la giovane (trasferitasi nel frattempo a Lomagna) aveva saputo dare molto, lasciando un segno tangibile. Lo ha dimostrato una volta di più la presenza, più che numerosa, alle sue esequie, tenutesi nel pomeriggio di sabato 27 dicembre in una parrocchia di Sant'Agata a dir poco gremita.
Impossibile per molti varcare l'ingresso della chiesa, manifestando così vicinanza ai familiari della giovane (in particolare alla mamma e ai due fratelli ndr), venuta a mancare al culmine di una tenace e dolorosa battaglia contro un male che purtroppo non le ha lasciato scampo.
Francesca aveva conosciuto la sofferenza sin da giovanissima, ma questo non le aveva impedito di sorridere, di girare il mondo, di dare il suo contributo in oratorio. Insomma...di vivere.
E forse anche per questa grande forza, dimostrata giorno dopo giorno, la sua scomparsa è apparsa ancor più ingiusta ed innaturale.

Francesca Sironi in un'immagine tratta dalla sua pagina FB
Ci ha provato il parroco don Marco Crippa, nella sua omelia, a dare una risposta ai tanti interrogativi che in quegli istanti affollavano la mente dei presenti; eppure anche il sacerdote ha confessato la fatica provata nel pronunciare quelle parole. Perchè ''quando la morte arriva a trent'anni, non c’è bisogno di conoscere la persona per sentirsi toccati e anche provocati nel profondo''. Un'età in cui solitamente si pensa ''a vivere bene la giornata'', o si ha appena cominciato a capire ''cosa vuol dire diventare grandi''. ''Ma forse proprio per la sua storia Francesca era già diventata grande. Era già come il sole a mezzogiorno'' ha detto il parroco, ricordando la passione che la giovane aveva profuso dapprima nella corsa, poi nel nuoto e nello studio.
Un entusiasmo contagioso che l'aveva spinta ad assaporare il bello in ogni circostanza, anche quando la vita non era stata clemente nei suoi confronti.
Francesca però, non si era mai fermata, dando un contributo tangibile alla sua comunità ed esplorando anche i continenti più lontani. Fino a quando le è stato possibile, ha continuato a seminare tanto bene, ad illuminare chi le stava intorno con il suo sorriso.
Del resto, come ha ricordato don Marco, la giovane ''non amava entrare nelle chiese buie'' e proprio per questa ragione sabato pomeriggio sono state accese ''tutte le luci possibili''. ''Dentro di noi rimane ancora troppo buio. Ma possiamo immaginare lei nella luce. Sia lei lassù, come lo è stata qui, la vostra forza, il vostro coraggio, la vostra speranza, la vostra consolazione. Possiamo tenere lei come nostra luce. I ricordi che ci ha lasciato; la testimonianza e l’esempio che ci ha dato. Il bene che ci ha voluto. La morte non ha potere su questo'' ha aggiunto il sacerdote, invitando i presenti ad aggrapparsi alla fede, condividendo con Dio l’immensa tristezza e lo smarrimento che questa perdita ha lasciato. In primis nei suoi familiari.
Francesca – che aveva perso il padre una dozzina di anni fa – ha lasciato mamma Gisella (per anni insegnante alle scuole medie) e i fratelli Lorenzo e Riccardo, figure particolarmente inserite ed impegnate nella comunità. Da loro è giunto l'invito a devolvere eventuali offerte a Fondazione AIRC.
Anche il sindaco Alessandra Hofmann ha voluto esprimere – per conto dell'Amministrazione comunale tutta - un messaggio di vicinanza ai familiari di Francesca Sironi ''molto conosciuta ed attiva a Monticello dove si è sempre spesa con un gran sorriso''.
G.C.














