Processo usura: il PM Masini chiede 7 anni e mezzo per i Colombo. A giudici e funzionari pacchi dono e sconti

Ben 2 ore e 20 minuti di requisitoria; un racconto dettagliatissimo, puntuale, che ha tutta l'aria di voler riservare in futuro altre sorprese. E la richiesta finale, mite, com'era nelle previsioni. Alla presidente del collegio giudicante, dottoressa Emanuela Rossi e ai giudici a latere Laura De Dominicis e Massimiliano Magliacani, il sostituto procuratore della repubblica Luca masini ha chiesto per Pietro Colombo, 69 anni, titolare della NisCar di Olginate 4 anni e 6 mesi di reclusione e 50mila euro di multa per usura, istigazione alla corruzione, falso e frodi fiscali, con la concessione delle attenuanti generiche per la collaborazione prestata, in pratica la confessione, il risarcimento danni alle parti civili e per non avere precedenti penali; per il figlio Antonio 3 anni di reclusione e 18mila euro di multa per concorso nei reati descritti. La lunga carcerazione preventiva e l'indulto consentono agli imputati di restare a casa, Pietro ai domiciliari ai Piani dei Resinelli, Antonio a Valgreghentino. Il 28 giugno parlerà la difesa ma non si attendono particolari colpi di scena. La sentenza è prevista per l'udienza del 19 luglio. Nel suo lungo intervento il dottor masini ha ripercorso tutte le tappe della lunga inchiesta che ha portato all'arresto dei Colombo; ha illustrato la moltitudine di prove in suo possesso sui reati a loro ascrivibili, dall'usura al sospetto legame con la criminalità organizzata, fino alla corruzione di magistrati e funzionari del tribunale di Lecco L'importante udienza del processo ha avuto inizio alle 10.30. Rispettivamente l'avvocato dei Colombo, Sangalli, ha depositato la documentazione relativa al risarcimento delle parti offese a opera dei suoi assistiti, e il Pubblico Ministero una perizia in cui si ricostruiscono tramite calcoli matematici i tassi d'interesse applicati dagli imputati. Tassi che, ha spiegato Masini, non si spostano da quelli dichiarati dagli imputati, e che anzi in alcuni casi sono più bassi, ma in ogni caso ben al di sopra della soglia riconosciuta dalla legge come 'usuraia', dal 30% fino a un massimo del 180% con medie oscillanti tra il 70 e il 120%. Concluse le fasi preliminari, il PM ha iniziato la propria requisitoria con alcune, a suo avviso, importanti premesse. Si è trattato di un processo con diverse singolarità , ha spiegato, perchà© dopo sole due udienze ha subìto una netta accelerazione dettata dalle scelte processuali degli imputati, che hanno trasformato il procedimento in una sorta di 'rito abbreviato', con la rinuncia delle parti all'audizione di tutti i testimoni. E' stato inoltre un processo particolarmente articolato, ha continuato ringraziando le forze dell'ordine per il prezioso lavoro svolto e i testi per la loro coraggiosa collaborazione. E' difficile, ha detto il PM, per un imprenditore raccontare certe vicende personali che solitamente provocano vergogna. Il dottor Masini ha infine espresso apprezzamento per la positiva condotta processuale dei Colombo, in particolare di Pietro, modificata a processo iniziato, che sarà valutata positivamente, per poi concludere 'e spero che abbia tratto insegnamenti da questa esperienza. Esauritesi le premesse, il Pubblico Ministero, a sua stessa detta bello carico quest'oggi, tanto da rinunciare a qualsiasi pausa, ha iniziato una minuziosa ricostruzione delle tappe che hanno portato ai provvedimenti di arresto nei confronti degli imputati, e delle prove che su di essi gravano. L'inizio dell'indagine è datata 12 ottobre 2004, con la prima denuncia dell'imprenditore Andrea Galbiati, che ha raccontato l'usura subita da Pietro Colombo, e con le successive intercettazioni telefoniche che hanno portato alla scoperta di numerose altre parti lese. Altra tappa importante il 5 maggio 2005, con la prima perquisizione nei confronti dei Colombo, durante la quale è stata sequestrata una copiosa quantità di materiale cartaceo, in particolare in riferimento a uno dei principali testimoni dell'accusa, Aurelio Corti. Il 5 gennaio 2006 i primi provvedimenti di custodia cautelare, nei confronti però non degli imputati ma dei gemelli Giovanni e Dalmazio Gilardi ed altri, con la perquisizione di 13 persone, e in particolare di Vincenzo De Nicolo un ufficiale giudiziario. E sulla scorta delle perquisizioni e delle prime rivelazioni, si è ricostruito il sistema, portando allo scoperto altri imprenditori offesi, che nonostante siano stati reticenti, avendo negato di aver ricevuto prestiti usurai, sono stati comunque risarciti dai Colombo. Fra questi Giansilvio Mandelli, uno degli imprenditori che nonostante i prestiti illegali ricevuti e documentati, ha preferito non denunciarli, ma al contrario continuare a vedere e frequentare i Colombo, segno, a detta del Pubblico Ministero, del rapporto di sudditanza fra le persone offese e Pietro Colombo, a causa della forte personalità di quest'ultimo. Altro elemento accusatorio importante e nuovo che Masini ha illustrato è il rapporto fra i Colombo e la malavita organizzata, ovvero dei contatti, voluti o subiti, con alcuni pluripregiudicati della zona. Un non meno importante capitolo è quello della presunta corruzione nei confronti di alcuni magistrati e funzionari del tribunale di Lecco. Il PM ha citato i nomi dei giudici Luciano Tommaselli e Francesco Nese, entrambi ora alla Corte d'Appello di Milano che sarebbero emersi da alcune telefonate coperte però da omissis e quello di Vincenzo De Nicolo, ufficiale giudiziario arrestato proprio per corruzione, che ha confermato i rapporti particolari esistenti fra Pietro Colombo e alcuni magistrati, raccontando i benefici, vale a dire soggiorni vacanza in Sardegna, case prefabbricate, forti sconti sulla vendita di autovetture, ecc. che Colombo offriva loro. In particolare ha narrato la vicenda del sequestro di un terreno adiacente a quello della sua ditta, la NisCar, per il quale tentò di corrompere alcuni ufficiali per 'sbloccare' il sequestro e poter così rilevare il terreno per ingrandire la propria attività . Il 18 agosto 2006, De Nicolo ha inoltre raccontato la presunta sistematica corruzione da parte di Colombo e di un altro imprenditore non reso noto, dal cancelliere fallimentare Gennaro Concetto. Di stesso segno il racconto di due funzionari della Provincia di Lecco, che anch'essi parlano di offerte non richieste da parte dell'imputato per l'ottenimento di alcuni finanziamenti pubblici per la sua attività . Sono poi molte le altre vicende di usura accertate, sia per quanto riguarda prestito di denaro e cambio di assegni e cambiali, sia in un caso, il prestito, sempre a tassi usurai, di 20 kg d'oro ad una azienda lecchese specializzata nella produzione di casse di orologi. Imponente inoltre il numero di intercettazioni telefoniche ed ambientali effettuate, come quella al carcere di San Vittore fra Pietro Colombo e il suo parente Luca Gilardi, in cui i due si sono scambiati opinioni su chi possa aver tradito la loro fiducia, e su chi invece non abbia avvertito in tempo utile dell'indagine. Terminata la lunga requisitoria, Luca Masini ha formulato le sue conclusioni, e le conseguenti richieste di condanna. Come prima cosa, il PM ha tenuto precisare che considera le sue richieste eque, anche alla luce del particolare iter del processo, quasi un rito abbreviato. Decisione questa dei Colombo, che ha ribadito essere importante e meritoria. Importantissimo, a suo avviso, anche il risarcimento del danno in relazione ai reati d'usura, elargita in base alla disponibilità economica attuale degli imputati, e accettato da tutte le parti lese. Altro rilevante punto è la loro confessione, nonostante sia giunta in ritardo e dopo vari ricorsi e appelli. Nella confessione, ha sottolineato Masini, i due ammettono totalmente le loro responsabilità , salvo suddividersele a seconda dei diversi casi.