Casatenovo: storia della cappella del villaggio Vismara raccontata da una residente dal 1950




villaggio_vismara.JPGLa cappella del Villaggio Vismara


È stato festeggiato nella giornata di ieri il 55° anniversario di costruzione della cappella di Santa Elisabetta del "Villaggio Elisa Vismara": l'edificio, costruito in posizione panoramica e considerata dai residenti una sorta di "sentinella" posta all'inizio del paese per chi arriva da Milano, fu benedetto l'8 dicembre 1953 per volere della famiglia Vismara allo scopo di fornire agli abitanti del Villaggio, in gran parte lavoratori provenienti da paesi limitrofi o da comuni dell'alta Brianza, un luogo di culto facilmente raggiungibile evitando lunghi spostamenti verso la chiesa parrocchiale o quella di Galgiana.
Alla cerimonia di inaugurazione partecipò buona parte del paese, arrivando a sancire un vero e proprio atto di integrazione tra la popolazione locale ed i "forestieri" del Villaggio.
Per meglio comprendere la storia ed il significato rivestito nel corso degli anni dalla cappella dedicata a Santa Elisabetta abbiamo intervistato un'abitante "storica" del quartiere, Ermanna Colombo Fagnani, residente nel Villaggio dal 1950, alla quale abbiamo chiesto di fornirci un quadro storico-letterario della chiesetta, alla quale la gente del quartiere appare ancora oggi profondamente legata:



"Chi arriva a Casatenovo venendo da Milano, alza gli occhi e la prima costruzione che vede è proprio lei: la cappella di Santa Elisabetta del "Villaggio Elisa Vismara".
E proprio ieri, la chiesetta che è la "sentinella" di Casatenovo ha compiuto 55 anni. E' stata infatti benedetta nel giorno dell'Immacolata: l'8 dicembre 1953, dopo essere stata voluta e finanziata della famiglia Vismara.
Ricordo ancora quei giorni: il villaggio era stato da poco costruito e la mia famiglia, composta da otto persone e proveniente da Dolzago, era arrivata a Casatenovo il 28 ottobre 1950. Abbiamo visto nascere questa cappella, che si trova nascosta ai piedi di una grande piazza. L'architetto Rubens Magnani, che l'ha ideata, ha scelto però che la cappella desse le spalle alla piazza: la facciata della chiesa, con il colonnato e la grande vetrata, guardano infatti a Milano ed alla pianura, oltre la quale nelle giornate più limpide si scorge il profilo dei monti Appennini.



 


 


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Quando si entra, è proprio la vetrata ad attirare lo sguardo: è stata dipinta dai pittori Paolo Rivetta e Ubaldo Pozzo ed è una delle rare rappresentazioni artistiche dell'assunzione di Maria Vergine, dogma di fede. Nella parte centrale, che ha come sfondo la Basilica di San Pietro a Roma, si vede Pio XII che, ispirato dallo Spirito Santo, proclama l'assunzione della Madonna.
La grande pala dell'altare, opera originale di Barocci da Urbino, è dedicata invece a Santa Elisabetta, ritratta nel momento in cui accoglie Maria che porta in grembo Gesù.
Questa cappella è stata nel tempo un luogo di preghiera, con il rosario quotidiano nel mese di maggio e ottobre e con la celebrazione settimanale della Santa Messa di Don Carlo che risiedeva nel villaggio.
La piccola, ma sonora campanella azionata da un corda era un richiamo irresistibile per i bimbi e il suo suono, anche se giungeva improvviso, era sempre ascoltato dagli abitanti, che piano piano lasciavano le loro occupazioni e raggiungevano la cappella.



ermanna_colombo.jpgErmanna Colombo


Per la mia famiglia, poi, è sempre stato un dolce ricordo, perchà© il 27 giugno 1964 mio fratello Don Antonio Colombo, neo ordinato sacerdote, celebrò lì la sua prima messa e da allora ogni anno non ha mai mancato a questo appuntamento.
Così ha fatto anche l'anno scorso, prima di partire per il Perù. Questa volta, però, la Santa Messa è stata celebrata all'esterno della cappella, con l'altare rivolto al villaggio. Chissà  se al suo ritorno potrà  di nuovo celebrare il suo anniversario, circondato dai suoi fedeli coscritti e amici all'interno della cappella, attualmente chiusa e abbandonata.
In questa storia, però, vi è un particolare che ha dell'incredibile: nel 2003, durante una crociera nel Mediterraneo, sbarcai a Casablanca in Marocco; nell'unica chiesa cattolica ritrovai la stessa vetrata e gli stessi riflessi armoniosi di quella del Villaggio Vismara di Casatenovo: sembrava un sogno, la vetrata era come un ponte tra Casatenovo e Casablanca. Una casualità  davvero singolare".




 

Roberto Bonfatti
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