Sirtori: ospite del circolo Arci Nicola Biondo presenta il suo libro sul ''patto'' tra Stato e mafia
Un ospite d’onore per una serata importante, densa di riflessioni e rivelazioni, quella che si è tenuta sabato 12 febbraio presso l’aula magna della scuola primaria di Sirtori. Un incontro appassionante, organizzato dal circolo LiberArci di Barzanò, con Nicola Biondo, giornalista freelance di giudiziaria all’Unità, autore del libro “Il patto. Da Ciancimino a Dell’Utri. La trattativa segreta tra Stato e mafia nel racconto inedito di un infiltrato”, scritto con Sigfrido Ranucci, giornalista Rai.
“Molti attentati addebitati a Cosa Nostra non sono stati commessi da noi, ma dallo Stato”. Sono queste le agghiaccianti parole di Luigi Ilardo, nome in codice Oriente, che, dal 1994 al 1996, ha messo da parte il suo ruolo di mafioso, divenendo infiltrato, un infiltrato dentro a Cosa Nostra negli anni delle stragi. Gli bastano pochi mesi per far decapitare le famiglie mafiose della Sicilia orientale e, cosa più incredibile, inizia un rapporto epistolare con Bernardo Provenzano. Ilardo è il primo che racconta il metodo dei “pizzini”, quel metodo che consentiva a Provenzano di comunicare all’esterno con i suoi uomini.
“Ilardo è il caso eccezionale della lotta a Cosa Nostra. La sua straordinaria storia, molto poco conosciuta, ci ha consentito di vedere in diretta il patto – titolo del nostro libro – e di fare le domande che ci siamo sempre fatti, ossia come mai Cosa Nostra sia riuscita a imporre il suo dominio, non soltanto in Sicilia, ma in tutta Italia, e come mai sia durata così a lungo. La storia di Ilardo incrocia tanti misteri e segreti che, a mio modo di vedere, ormai non sono più tali. La verità è lì e basterebbe poco, molto poco, per raccontarla” ha riferito Nicola Biondo al pubblico presente in sala.
La storia dell’ infiltrato porta il lettore a “vedere in maniera estremamente chiara quello che per Ilardo era normale, cioè il patto tra Stato e mafia”.
E la mancata cattura di Bernardo Provenzano è finita oggi in un processo, quello di Palermo, a carico del generale Mario Mori, ufficiale di alto rango, ex capo del Ros, responsabile dell’operazione che avrebbe dovuto arrestare il boss Provenzano nel 1995. “La mancata cattura di Provenzano, – ha continuato Nicola Biondo – che nel libro raccontiamo attraverso la testimonianza inedita di Luigi Ilardo, altro non è che un tassello tra mafia e Stato. Noi ti lasciamo libero, tu non fai più stragi”.
E quella riportata ne “Il patto” non è soltanto una storia di patti appunto, bensì anche un racconto di sangue, il sangue dei molti poliziotti, come riferito da Ilardo, traditi e uccisi da un misterioso agente dei servizi, da lui denominato “faccia da mostro”. “Noi ci siamo chiesti quante facce da mostro hanno agito indisturbate in Sicilia, compiendo delitti che non erano nell’interesse di Cosa Nostra. E ci sono delitti di poliziotti che Ilardo individua come delitti non di mafia, ma di Stato”.
Luigi Ilardo è stato tradito e ucciso. I suoi racconti sono stati blindati. Il colonnello Ricco che li ha raccolti è stato arrestato, ma, finalmente, la verità di Ilardo sulla mancata cattura di Provenzano è arrivata in un’aula di giustizia, quell’aula dove – a detta di Biondo – “oggi stanno nascendo tanti particolari sulla trattativa tra Stato e mafia”.
Nicola Biondo si è imbattuto in una storia quasi da film, eppure vera, inedita, poco nota e conosciuta, una storia da lui definita “brutta, sporca e cattiva” perché manda in pezzi tanti miti della mafia e dell’antimafia. Oggi si parla di misteri, segreti, ombre sulle trattative Stato e mafia, ma quanto raccontato da Ilardo, se fosse vero, risulterebbe davvero sconcertante.
Nicola Biondo
“Molti attentati addebitati a Cosa Nostra non sono stati commessi da noi, ma dallo Stato”. Sono queste le agghiaccianti parole di Luigi Ilardo, nome in codice Oriente, che, dal 1994 al 1996, ha messo da parte il suo ruolo di mafioso, divenendo infiltrato, un infiltrato dentro a Cosa Nostra negli anni delle stragi. Gli bastano pochi mesi per far decapitare le famiglie mafiose della Sicilia orientale e, cosa più incredibile, inizia un rapporto epistolare con Bernardo Provenzano. Ilardo è il primo che racconta il metodo dei “pizzini”, quel metodo che consentiva a Provenzano di comunicare all’esterno con i suoi uomini.
“Ilardo è il caso eccezionale della lotta a Cosa Nostra. La sua straordinaria storia, molto poco conosciuta, ci ha consentito di vedere in diretta il patto – titolo del nostro libro – e di fare le domande che ci siamo sempre fatti, ossia come mai Cosa Nostra sia riuscita a imporre il suo dominio, non soltanto in Sicilia, ma in tutta Italia, e come mai sia durata così a lungo. La storia di Ilardo incrocia tanti misteri e segreti che, a mio modo di vedere, ormai non sono più tali. La verità è lì e basterebbe poco, molto poco, per raccontarla” ha riferito Nicola Biondo al pubblico presente in sala.
La storia dell’ infiltrato porta il lettore a “vedere in maniera estremamente chiara quello che per Ilardo era normale, cioè il patto tra Stato e mafia”.
L'autore tra Carlo Eboli e Davide Ronzoni di Arci
E la mancata cattura di Bernardo Provenzano è finita oggi in un processo, quello di Palermo, a carico del generale Mario Mori, ufficiale di alto rango, ex capo del Ros, responsabile dell’operazione che avrebbe dovuto arrestare il boss Provenzano nel 1995. “La mancata cattura di Provenzano, – ha continuato Nicola Biondo – che nel libro raccontiamo attraverso la testimonianza inedita di Luigi Ilardo, altro non è che un tassello tra mafia e Stato. Noi ti lasciamo libero, tu non fai più stragi”.
Il vicesindaco Paolo Negri
E quella riportata ne “Il patto” non è soltanto una storia di patti appunto, bensì anche un racconto di sangue, il sangue dei molti poliziotti, come riferito da Ilardo, traditi e uccisi da un misterioso agente dei servizi, da lui denominato “faccia da mostro”. “Noi ci siamo chiesti quante facce da mostro hanno agito indisturbate in Sicilia, compiendo delitti che non erano nell’interesse di Cosa Nostra. E ci sono delitti di poliziotti che Ilardo individua come delitti non di mafia, ma di Stato”.
Davide Ronzoni, delegato Arci
Luigi Ilardo è stato tradito e ucciso. I suoi racconti sono stati blindati. Il colonnello Ricco che li ha raccolti è stato arrestato, ma, finalmente, la verità di Ilardo sulla mancata cattura di Provenzano è arrivata in un’aula di giustizia, quell’aula dove – a detta di Biondo – “oggi stanno nascendo tanti particolari sulla trattativa tra Stato e mafia”.
Nicola Biondo si è imbattuto in una storia quasi da film, eppure vera, inedita, poco nota e conosciuta, una storia da lui definita “brutta, sporca e cattiva” perché manda in pezzi tanti miti della mafia e dell’antimafia. Oggi si parla di misteri, segreti, ombre sulle trattative Stato e mafia, ma quanto raccontato da Ilardo, se fosse vero, risulterebbe davvero sconcertante.
Ilaria Bonfanti