Sirtori: nella chiesa parrocchiale scoperto dipinto attribuibile a Vittore Carpaccio, uno dei pittori più noti del Rinascimento

Un'opera d'arte di altissimo valore, attribuita a Vittore Carpaccio, uno dei pittori più noti del Rinascimento veneziano, è stata
Il dipinto attribuibile a Vittore Carpaccio
Foto tratta da http://www.chiesadimilano.it/
rinvenuta nella chiesa parrocchiale di Sirtori.
La scoperta è stata fatta durante la catalogazione dei beni culturali delle parrocchie del decanato di Missaglia, che ha consentito di "ritrovare" un autentico capolavoro sconosciuto alla critica: un dipinto databile agli inizi del Cinquecento.
La preziosa tela, presentata durante la conferenza stampa tenutasi questa mattina presso l'Arcivescovado di Milano, ha dimensioni considerevoli (circa 140 centimetri di base per 160 d'altezza) e raffigura Dio Padre attorniato da angeli e cherubini. Come scrive il sito della Diocesi, nel dipinto ''L'Eterno si erge maestoso e ieratico fra le nuvole, la mano destra alzata in un gesto di benedizione, la sinistra a reggere un globo sormontato da una croce. A dare ancora maggior monumentalità alla figura, concorre l'espressione corrucciata del volto e la lunga barba bipartita''.
Il dipinto giunse per la prima volta nella chiesa in cui attualmente è conservato - quella dei Santi Nabore e Felice a Sirtori - nel 1866 quale dono di Maria Manara, madre del celebre patriota risorgimentale Luciano, che morì nel 1849 durante la difesa di Roma e le cui spoglie riposano nelle vicina Barzanò. L'opera presenta il nome di Luca Signorelli, ma si tratta di un'attribuzione ottocentesca
La parrocchia di Sirtori
del tutto priva di fondamento, in quanto lo stile del quadro non è correlabile con la pittura del maestro toscano del Cinquecento.
Forti analogie, invece, questa tela le presenta proprio con i lavori di Vittore Carpaccio, e in particolar modo con la pala dell'Apoteosi di sant'Orsola (oggi esposta alle Gallerie dell'Accademia a Venezia), dove il Dio Padre che vi è raffigurato appare strettamente somigliante con questo lecchese appena scoperto.
Al momento non è possibile, neppure in via ipotetica, risalire al contesto di cui originariamente questo "frammento" oggi ritrovato faceva parte, in quanto non si ha notizia di pale o polittici relativi a Carpaccio e alla sua scuola che sono andati perduti o smembrati. Quanto alla datazione, invece, lo storico d'arte Gabriele Cavallini propone di assegnare questo dipinto alla maturità del maestro veneziano, cioè attorno al 1520, non escludendo la partecipazione del figlio Benedetto, che del resto basò la sua attività artistica sulla ripresa costante dei modelli paterni.
Il censimento effettuato nel decanato di Missaglia ha dunque messo in evidenza la straordinaria, e per certi versi, inaspettata ricchezza delle testimonianze artistiche disseminate sul territorio. Una schedatura che, come nel caso eclatante della tela del Carpaccio, ha portato alla riscoperta di tesori sconosciuti o dimenticati, e che costituisce un importante strumento di lotta contro i furti di opere d'arte. ''Ma questo lavoro - ha spiegato Monsignor Franco Giulio Brambilla, vicario episcopale alla cultura dell'arcidiocesi di Milano, intervendo alla presentazione insieme a Romano Negri, presidente della Fondazione della Provincia di Lecco Onlus ''potrà anche valorizzare la storia della devozione e delle tradizioni delle comunità locali. Le opere d'arte nelle nostre chiese, infatti, non solo danno vita e parola alla memoria, ma diventano un autentico incontro con la bellezza della fede''.
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