Ello: trae origini dal paese il cognome Redaelli e le sue molteplici ''varianti''
Secondo alcune stime demografiche, in Italia risiedono quasi 2.300 famiglie rispondenti al cognome Redaelli. Poco più di 1.700 portano invece la più classica delle varianti di questo nome, Radaelli, concentrati soprattutto tra le province di Lecco e Monza Brianza.
Un nome diffuso e particolarmente noto sul territorio lombardo, che trae origine nientemeno che dal piccolo paese di Ello.
Sulle colonne di questo giornale avevamo già raccontato le gesta e le avventure della nobile famiglia dei Negroni - Missaglia, armaioli e artigiani del ferro migrati dalla Valle Imagna lungo i fianchi del Monte di Brianza lungo l'antica via di trasporto di questo prezioso metallo.
Favoriti dalla grande disponibilità d'acqua, i Negroni stabilirono sul territorio ellese la loro prima bottega, lungo la via del ferro che dalle miniere della Valsassina portava alla città di Milano all'epoca fortemente bisognosa di prodotti lavorati con questo tipo di metallo.
Da buoni armaioli di paese, capaci di produrre autentici capolavori nel campo delle armature e delle lame, la fama di questa famiglia giunse sino alla corte degli Sforza di Milano che li vollero con sé per iniziare una produzione più ampia e di grande eccellenza a livello europeo.
All'apice della loro fama, i Negroni - Missaglia ritornarono nella natia Brianza per occuparsi dell'estrazione e della lavorazione delle materie prime, ottenute nel 1472 grazie alla concessione da parte di Galeazzo Maria Sforza della Corte di Casale situata nei pressi dell'odierna Canzo.
A Casale si trovavano infatti le miniere di ferro necessarie a potenziare, grazie alla realizzazione di una nuova ferreria, le capacità produttive della fiorente attività già impiantata alla corte di Milano.
Proprio in quegli anni i Negroni - Missaglia rimisero piede nella loro patria. Partiti come umili artigiani, rientrarono in paese come ricchi e rispettati maestri della lavorazione del ferro, con una fama che all'epoca era arrivata alla Spagna e alle grandi corti di tutta Europa. Come tali, presso le famiglie del paese, i Negroni persero il loro cognome originale e in virtù del loro ritorno "da Re" gli venne assegnato l'appellativo di "Regibus da Elli", ossia i "Re da Ello" in virtù del loro paese di provenienza.
In breve tempo tra le genti della Brianza il cognome di questa fiorente famiglia venne soppiantato dal nuovo appellativo, "Regibus da Elli" abbreviato poi in "Re da Elli" o semplicemente in "da Elli", antenato dell'altrettanto cognome Daelli.
La rigogliosa discendenza di questi nobili (il titolo in realtà era stato concesso nel luglio del 1472 al solo Antonio Missaglia, discendente della famiglia Negroni - Missaglia originaria di Ello) risulta ad oggi sotto gli occhi di tutti, sia nella versione "originaria" sia nelle sue varianti Radaelli o Daelli.
A sottolineare la stretta correlazione tra il cognome e il ritorno in patria della famiglia ellese, vi è l'evidente analogia osservabile tra lo stemma comunale di Canzo e il vessillo nobiliare dei Redaelli.
Nel caso del comune comasco, il gonfalone reca infatti il disegno di tre forni "ad alveare" per la fusione del ferro, circondati da sette stelle in oro.
Quello dei "Regibus da Elli" reca invece tre disegni stilizzati che richiamano le fucine per la produzione del metallo sormontati da un drago, animale mitologico che erutta fuoco dalla bocca proprio come le fornaci di proprietà dei Negroni - Missaglia.
Con l'arrivo dei francesi prima e l'avvento delle armi da fuoco poi, la fortuna della famiglia ellese diminuì progressivamente. Dimenticati titoli nobiliari e domini concessi dai Signori di Milano, le tracce dei Redaelli di perdono fra le pagine della storia della Brianza. Ad imperitura memoria delle gesta dei loro fondatori, resta quell'impero del metallo fondato a Milano ed esportato in tutto il mondo allora conosciuto, simbolo della laboriosità e dell'ingegno della gente di Brianza.
Un nome diffuso e particolarmente noto sul territorio lombardo, che trae origine nientemeno che dal piccolo paese di Ello.
Sulle colonne di questo giornale avevamo già raccontato le gesta e le avventure della nobile famiglia dei Negroni - Missaglia, armaioli e artigiani del ferro migrati dalla Valle Imagna lungo i fianchi del Monte di Brianza lungo l'antica via di trasporto di questo prezioso metallo.
Favoriti dalla grande disponibilità d'acqua, i Negroni stabilirono sul territorio ellese la loro prima bottega, lungo la via del ferro che dalle miniere della Valsassina portava alla città di Milano all'epoca fortemente bisognosa di prodotti lavorati con questo tipo di metallo.
Veduta del nucleo storico di Ello
Da buoni armaioli di paese, capaci di produrre autentici capolavori nel campo delle armature e delle lame, la fama di questa famiglia giunse sino alla corte degli Sforza di Milano che li vollero con sé per iniziare una produzione più ampia e di grande eccellenza a livello europeo.
All'apice della loro fama, i Negroni - Missaglia ritornarono nella natia Brianza per occuparsi dell'estrazione e della lavorazione delle materie prime, ottenute nel 1472 grazie alla concessione da parte di Galeazzo Maria Sforza della Corte di Casale situata nei pressi dell'odierna Canzo.
A Casale si trovavano infatti le miniere di ferro necessarie a potenziare, grazie alla realizzazione di una nuova ferreria, le capacità produttive della fiorente attività già impiantata alla corte di Milano.
Proprio in quegli anni i Negroni - Missaglia rimisero piede nella loro patria. Partiti come umili artigiani, rientrarono in paese come ricchi e rispettati maestri della lavorazione del ferro, con una fama che all'epoca era arrivata alla Spagna e alle grandi corti di tutta Europa. Come tali, presso le famiglie del paese, i Negroni persero il loro cognome originale e in virtù del loro ritorno "da Re" gli venne assegnato l'appellativo di "Regibus da Elli", ossia i "Re da Ello" in virtù del loro paese di provenienza.
In breve tempo tra le genti della Brianza il cognome di questa fiorente famiglia venne soppiantato dal nuovo appellativo, "Regibus da Elli" abbreviato poi in "Re da Elli" o semplicemente in "da Elli", antenato dell'altrettanto cognome Daelli.
La rigogliosa discendenza di questi nobili (il titolo in realtà era stato concesso nel luglio del 1472 al solo Antonio Missaglia, discendente della famiglia Negroni - Missaglia originaria di Ello) risulta ad oggi sotto gli occhi di tutti, sia nella versione "originaria" sia nelle sue varianti Radaelli o Daelli.
Foto tratte dall'opera: «I signori de Aquaneis, de Ello e de Gaderino
e de Lampergis e de Albignano e de Nigris seu Rubeis» di Sergio Villa
e de Lampergis e de Albignano e de Nigris seu Rubeis» di Sergio Villa
A sottolineare la stretta correlazione tra il cognome e il ritorno in patria della famiglia ellese, vi è l'evidente analogia osservabile tra lo stemma comunale di Canzo e il vessillo nobiliare dei Redaelli.
Nel caso del comune comasco, il gonfalone reca infatti il disegno di tre forni "ad alveare" per la fusione del ferro, circondati da sette stelle in oro.
Quello dei "Regibus da Elli" reca invece tre disegni stilizzati che richiamano le fucine per la produzione del metallo sormontati da un drago, animale mitologico che erutta fuoco dalla bocca proprio come le fornaci di proprietà dei Negroni - Missaglia.
Con l'arrivo dei francesi prima e l'avvento delle armi da fuoco poi, la fortuna della famiglia ellese diminuì progressivamente. Dimenticati titoli nobiliari e domini concessi dai Signori di Milano, le tracce dei Redaelli di perdono fra le pagine della storia della Brianza. Ad imperitura memoria delle gesta dei loro fondatori, resta quell'impero del metallo fondato a Milano ed esportato in tutto il mondo allora conosciuto, simbolo della laboriosità e dell'ingegno della gente di Brianza.
A. M.