L’Assemblea di Lario Reti Holding decide di non decidere il futuro di Idrolario rinviando le scelte all’Assemblea dell’Ato

Alle spalle del relatore lo spin off proposto

Si è conclusa con un sostanziale rinvio l’assemblea dei soci di Lario reti Holding che avrebbe dovuto esaminare e poi scegliere fra cinque modelli gestionali proposti dallo studio Bonora relativi all’attività di Idrolario Srl, l’azienda controllata da 65 comuni lecchesi che detiene il patrimonio idrico di ciascuno (reti, acquedotti, ecc.) e svolge, utilizzando proprio Lario reti, anche i servizi di bollettazione, manutenzione ordinaria e analisi di laboratorio. Dunque, se Idroservice si farà, lo stabilirà l’assemblea dell’ATO, nella quale vige la regola una testa un voto. Non come in Lario reti in cui 6-7 comuni lecchesi arrivano a controllare il 50% del capitale e quindi del voto assembleare.


L’input a procedere in questa direzione, in base al modello gestionale numero uno è tuttavia stato dato, con l’astensione di gran parte dei sindaci dell’oggionese. Quindi ai vertici di Lario reti, non senza dissensi e mal di pancia, la maggioranza dell’assemblea ha dato mandato di presentare una proposta operativa di spin off che include – oltre alle società del gas – anche Idroservice. Se e come andrà in porto questa proposta, però, sarà l’assemblea dell’ATO a stabilirlo. L’idea su cui poggia il progetto del presidente di LRH Vittorio Proserpio è quella di creare una nuova società, Idroservice appunto, controllata direttamente da Lario Reti Holding e non dai Comuni, cui affidare i servizi oggi svolti su incarico diretto, a 10 milioni l’anno, dalla stessa holding. Holding che in realtà ha come core business il gas e che dovrà si operare riassetti societari per dividere le reti dalla vendita, quest’ultima curata da Acel service mentre A.Ge dovrebbe incorporare tutte le reti oggi in pancia alla holding. Certo un problema esiste e sono i comuni comaschi rimasti “allacciati”alla rete idrica dai tempi del Ciab. Questi comuni non possono entrare in Idrolario. Così come la stessa Idrolario dalla sua costituzione non è stata in grado di aggregare altri comuni della provincia di Lecco. Ma resta il punto interrogativo sulla necessità di creare una nuova società quando potrebbe bastare l’attuale Idrolario a gestire l’intero ciclo idrico integrato o, semmai, affidare in gara uno o più dei servizi oggi gestiti da Lario Reti. Il dibattito che può apparire criptico, verte tuttavia su un prodotto che interessa il 100% del mercato potenziale. Cioè l’acqua. E qui si scontrano non solo scuole di pensiero diverse ma, più sobriamente, interessi diversi. Interessi che attraversano i partiti da nord a sud della provincia, che spaccano il Pd, che fanno assumere atteggiamenti ambigui al Pdl (Signorelli dice cose diverse da Piazza) che spingono i sindaci della Lega a uscire addirittura da Lario Reti (Merate) o a evitare accuratamente di partecipare alle assemblee (Oggiono).


E’ di tutta evidenza che gli interessi dei comuni lecchesi, a partire da Valmadrera il cui sindaco è oggettivamente in una posizione assai scomoda, per usare un eufemismo, sono diversi da quelli dell’oggionese, casatese e meratese. Virginio Brivio, da presidente della Provincia, riusciva a esercitare un ruolo di sintesi, che non riesce a Daniele Nava anche per la scomoda posizione di dover tenere assieme due partiti che spesso la pensano diversamente e dovendosi misurare con un sindaco del capoluogo del Pd. Dunque come dicevamo la partita è stata rinviata. Si potrebbe dire. . .per nebbia. Perché ora tocca al presidente Proserpio arrivare con una proposta definita e uno schema di società pubbliche impostato secondo le disposizioni normative vigenti; mentre tocca al Comitato ristretto dell’ATO studiare bene il parere dell’avvocato Ferrari che arriva a conclusioni un po’ diverse da quelle dello studio Bonora.


Il tutto per giungere entro fine anno all’assemblea dell’Ambito Territoriale Ottimale e in quella sede decidere il futuro dell’acqua. Che comunque vada, dentro solo a Idrolario o in condivisione con Idroservice dovrà restare al 100% nelle mani pubbliche. Patrimonio e servizi.
C.B.
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