Sirtori: comunità Theravada in festa per il suo ''maestro''

Il maestro Chen L.B.
Attiva da ormai oltre 26 anni presso la locale cascina di Via Bornò, è per molte persone diventata anche un centro di aggregazione molto significativo: un luogo dove stare, prima di tutto, insieme. Al suo interno risiede stabilmente una comunità, di circa una ventina di persone, del tutto auto sussistente grazie alla terra lavorata ed al negozio etnico Vecchio Oriente, situato nell'edificio.
Nella giornata di sabato gli ospiti hanno pranzato con un buffet di cucina orientale, preparato con ingredienti di estrazione macrobiotica e vegetariana secondo le tradizioni di paesi come Sri Lanka, Giappone e Cina. Nel corso del pomeriggio, poi, si sono esibiti i due giovani cantautori Luca Dai ed Alex Bartolo.
"Sono stati in tanti" ci ha detto il Maestro Chen "a recarsi qui oggi per la prima volta. Sono stati per lo più raggiunti e contattati, tramite Facebook o il web, strumento che non ha senso rifiutare o considerare un tabù per la comunità, se usato nel modo giusto".
Per la maggior parte delle persone che si incontrano qui, la comunità e le persone che la abitano sono la sola ed unica cosa in comune, visto che hanno vite anche completamente diverse fra loro. Quella che queste persone desiderano vivere qui, insomma, sembra non essere solo infatuazione di un momento.
La disciplina seguita a Sirtori è antichissima. Nata 6000 anni fa parallelamente al Veda, oggi vede oltre 26 milioni di seguaci nel mondo (fra cui un'intera città, nel Laos, di oltre 22.000 abitanti), di cui quasi il 90% sono donne. "Queste ultime hanno una capacità di ragionamento" ci ha detto il Maestro Chen "che va ben oltre la pragmaticità tipica dell'uomo. Consente loro di amare indiscriminatamente e senza limiti, anche perché recepiscono meglio questa consapevolezza che esiste un altro modo di vivere la vita".
Ma la notevole particolarità, che spiega l'importanza di questo festeggiamento, è che il festeggiato Chen L.B. è oggi l'ultimo Maestro di questa filosofia sacra ed ancestrale, che, come ricordiamo, ha ben poco a che fare con una religione, nonostante la confusione molto diffusa.
Dopo il tempo trascorso insieme, uscendo dal cancelletto, ci si saluta alla maniera dei monaci-guerrieri Theravada.
Accennando un breve inchino, la mano destra, che rappresenta la parte materiale dell'individuo, si congiunge con la mano sinistra, metafora dello spirito: in questo modo ci si rivolge all'interezza della persona che si ha di fronte.
Per maggiori informazioni: http://www.adoriente.it.
