PRC: alcune domande di verità sulla ''Sacra Famiglia''

A Milano all’inizio di giugno si terrà il VII incontro mondiale delle famiglie: un evento internazionale organizzato dalla Chiesa Cattolica.
Per questa occasione la mobilitazione è stata ampia non solo delle strutture religiose, ma è evidente un forte coinvolgimento ed impegno, anche economicamente elevato delle istituzioni pubbliche, a partire dalla Regione per arrivare al Comune di Milano.
Vengono usati ampiamente soldi pubblici, in una situazione di gravissima crisi e conseguente impoverimento delle popolazioni e appare scandalosamente scomparsa la linea di separazione e autonomia delle Istituzioni Pubbliche dalla Chiesa.
La laicità delle istituzioni pubbliche lombarde è lettera morta?
 
Per noi donne comuniste e femministe famiglie sono i legami di coppia etero ed omosessuale, legami che si assumono con responsabilità reciproca di solidarietà, di cura e attenzione duratura nel tempo. Devono cadere le distinzioni giuridiche fra coppie sposate e coppie di fatto là dove esse discriminano i diritti soggettivi della coppia, ledono la sua intimità (es. assistenza in ospedale) la sua esigibilità di diritti (es. casa, agevolazioni coppie, ecc), la piena genitorialità. Del resto è di questo che si discute nel mondo. Molte legislazioni hanno accolto queste trasformazioni sociali. Nelle nostre comunità il desiderio impaziente di queste trasformazioni di civiltà si esprime con la richiesta di apertura del registro comunale per le copie di fatto.
Di quali famiglie parlate?
 
Si deve indagare un’emergenza evidente ormai non solo delle femministe, quella del femminicidio e del luogo privilegiato dove esso accade: in famiglia. Non basta denunciare il numero delle donne uccise, ma bisogna introdurre un’ottica di genere nello studio di crimini “neutri” per rendere visibile il fenomeno, spiegarlo, potenziare l’efficacia delle risposte punitive e soprattutto costruire le strategie di prevenzione. Tutte queste donne sono accomunate dal fatto di essere state uccise “in quanto donne”, per aver trasgredito il ruoli di ideale di donna, per essersi prese la libertà di decidere cosa fare delle proprie vite, essersi sottratte al potere e al controllo del proprio padre, partner, compagno, amante. Per la loro autodeterminazione sono state punite con la morte, che è certo responsabilità di un singolo uomo, colui che le ha volute punire, controllare, possedere in esclusiva nel solo modo che gli era possibile, uccidendole, ma anche la società non è  esente da colpe: non ha anticorpi efficaci contro il maschilismo.
Che fare per denunciare e contrastare la violenza maschile sulle donne?
 
La crisi non è piovuta dal cielo, ma è frutto di scelte economiche precise, di un’economia governata dalla finanza, dalle banche, da organismi internazionali assolutamente democratici (Fondo Monetario Internazionale, Banca Mondiale, ecc..). Il loro obiettivo è quello di ottimizzare i profitti e quindi azzerare lo stato sociale e i diritti universali intorno a cui si è costruito. Senza stato sociale entrano in crisi le famiglie, aumenta la precarietà, la disoccupazione, l’andare avanti senza speranza, ma nella famiglia tutta la responsabilità e il carico dei servizi sociali perduti e il lavoro domestico e di cura mai dismesso si accumula sulle spalle delle donne. Le donne non ce la fanno più, fisicamente ed emotivamente. Nulla si tiene senza di loro a prezzo dello sfinimento.
Come difendere le famiglie e le donne dalla crisi?
LE DONNE DI RIFONDAZIONE COMUNISTA, Federazione di Lecco
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