Nuove province: Pdl e Pd vogliono aggregare Lecco con Sondrio. Ma la Brianza guarda a sud

Quell'inedito asse Brivio-Nava ricorda un po' il gioco di ruolo degli antichi sodali Golfari-Polverari, avversari di giorno e commensali la sera al Nautilus. Il presidente della provincia, ex An ora Pdl Daniele Nava e il sindaco di Lecco Virginio Brivio, Pd, vicino, dice il Corsera, a Matteo Renzi ma temiamo soltanto per occupare la "piazza" in sintonia con il gruppo di comando di Valmadrera, si sono dichiarati d'accordo sulla questione nuove province: Lecco, dicono, deve unirsi a Sondrio e creare così la provincia prealpina. Mancano un po' di abitanti per rispettare i parametri governativi, ma il dimensionamento c'è e, aggiungono, visto che Lecco ha più abitanti di Sondrio la sede della provincia resterà in Piazza Lega Lombarda. I tempi stringono e i due politici avvertono: se non scegliamo noi subiremo le decisioni altrui. Un confronto tra gli amministratori del PD è stato in tutta fretta fissato per domenica alle 18 durante la festa del partito in corso a Osnago. E lì è presumibile che la voce del meratese e casatese si leverà stonata rispetto alle aspettative dei lecchesi. Almeno lungo l'asse Colombo-Strina. Certo, resta la solita incognita Merate ma c'è da dubitare che Andrea Robbiani sia disposto a schierare la città a favore dell'ipotesi Lecco-Sondrio. Diciamolo chiaro: con Lecco non c'è mai stata particolare sintonia. E non solo perché per raggiungere il capoluogo spesso occorre il doppio del tempo che occorre per arrivare a Monza. La Brianza ha sempre dimostrato di avere una marcia in più, qui sono nati il grande acquedotto brianteo, i servizi di continuità assistenziale, l'organizzazione sanitaria che si occupa di cure palliative, la prima azienda speciale per la gestione dei servizi alla persona e financo il primo forno inceneritore. Lecco ha cannibalizzato queste iniziative fagocitandole dentro società di cui, per effetto della dimensione, ne controlla le leve di comando. E spesso i meratesi si sono fatti sottrarre senza la benché minima reazione queste aziende modello (vedi Ecosystem). Il Governo, tuttavia sembra deciso e convinto che tagliando le province si risparmieranno molti soldi. E non si pone la domanda quanti se ne risparmierebbero tagliando i parlamentari, i loro vitalizi e l'enorme pletora di persone che ci girano attorno, compresi gli agenti che debbono scortare persino Emilio Fede e Maurizio Belpietro. Dunque se le province debbono scendere a quattro oltre alla vasta area metropolitana qualche decisione va pur presa. La prima domanda da porsi è: conviene fare uno spezzatino della provincia di Lecco? In apparenza sì, ovvero da Valgreghentino in su i paesi confluiscono nella nuova circoscrizione Lecco-Sondrio; quelli a ovest dell'Adda tornano con Bergamo e la Brianza meratese e casatese si aggrega con la provincia di Monza e, in alternativa fra loro, con Varese o Como. Ma le obiezioni a questa risposta non mancano. Ci sono società pubbliche, ad esempio quella che gestisce il ciclo idrico integrato che dovrebbero essere di nuovo frazionate e riaggregate con costi notevoli. Più semplice semmai rimodulare l'area di intervento di Retesalute. Se questa obiezione fosse davvero fondata e, soprattutto, condivisa, si pone la seconda domanda: niente spezzatino e allora con quali province formare la nuova entità istituzionale? I lecchesi, lo abbiamo già detto, puntano tutto verso nord. La Brianza, sia pure con distinguo e smagliature, verso sud, ossia verso Monza che secondo una prima bozza di riorganizzazione territoriale resterà fuori dalla vasta area metropolitana mantenendo quindi il "controllo" su tutti i comuni a nord. La terza punta del triangolo appare inevitabilmente posizionata su Como, il nostro antico capoluogo, fino alla nascita, nel 1995 della provincia di Lecco. Questo triangolo ha una superficie di 2.509 kmq. quindi di pochissimo superiore al minimo richiesto (2.500 kmq.) e una popolazione di circa 1,8 milioni di abitanti (350mila il minimo previsto dagli standard governativi). Quindi la fattibilità c'è. La scelta ora si sposta sul piano squisitamente politico. Pdl e Pd hanno già espresso la propria posizione coincidente. Ora tocca alla Lega e ai partiti minori. Ma, soprattutto, spetta ai sindaci esprimere un parere. E laddove la scelta appare controversa, ricorrere al referendum consultivo. Casatenovo, ad esempio, confina con almeno tre comuni della provincia di Monza e Brianza. La sua insofferenza verso Lecco è nota e del resto i livelli istituzionali del capoluogo non hanno mai manifestato particolare attenzione per la fascia a sud-ovest della provincia. E' quindi probabile che la popolazione veda meglio l'aggregazione con Monza che con Sondrio. Ma i tempi stringono. Il 14 i presidenti dei circondari si incontrano per un vertice decisivo. E il 19 sarà formulata la prima proposta ufficiale. Resta poco tempo quindi per avviare un serrato confronto. Anche se al momento il tema senza relegato tra quelli di secondo ordine.

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Claudio Brambilla
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