Pietro Grasso: ''Partecipare al maxiprocesso cambiò la vita mia e della mia famiglia. Ma tutti noi abbiamo l’obbligo morale di cercare la verità''

Da sinistra Roberto Romagnano, il procuratore nazionale antimafia Pietro Grasso
e il giudice Piero Calabrò, sul palco dell'Auditorium


''Partecipare al maxiprocesso cambiò radicalmente la mia vita e quella dei miei familiari e, di pari passo, la storia della mafia. Non fu una decisione facile accettare, ma non avevo scelta. Mia moglie mi comprese, in caso contrario avrei dovuto dare le dimissioni dalla magistratura''.

L'esperienza di un uomo al servizio della legge, impegnato nella lotta alla mafia: la sua carriera giuridica, ma soprattutto la sua storia umana.

Una panoramica dall'alto della platea dell'Auditorium, gremita di pubblico

Ha appassionato il racconto del dottor Pietro Grasso, procuratore nazionale antimafia, ospite giovedì sera dell'Auditorium di Casatenovo nell'ambito del Progetto Legalità ideato dall'assessore olgiatese Roberto Romagnano e dal giudice Piero Calabrò.
Circa mille le persone che con grande attenzione hanno ascoltato il procuratore parlare di tematiche complesse come corruzione, legalità, mafia attraverso diversi esempi, con grande umanità, nella convinzione che se ognuno nel suo piccolo si impegna in questo senso, qualcosa di grande e importante può essere fatto.

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Ad introdurre l'ospite è stato proprio l'amico Calabrò. ''In una Brianza nella quale i giornali, soprattutto in questi giorni, sono impegnati a parlare di mafia, questa sera abbiamo con noi una persona che ha fatto della lotta alla criminalità organizzata la sua vita, un uomo che ha vissuto sempre in anticipo e che ora ricopre una carica che fu ideata niente meno da Giovanni Falcone'' ha esordito il magistrato.


La parola è poi passata a Pietro Grasso, applauditissimo dal pubblico dell'Auditorium già all'ingresso in sala. ''Essere qui stasera, come voi, così numerosi, è già una scelta di vita. In un mondo così disattento e rassegnato partecipare a serate come questa rappresenta un atto di scelta radicale. Ricevo sempre tanto da questi incontri, anche perchè ho sempre pensato che essere magistrato è stare nella società, comprenderne i problemi con fermezza e rigore, anche perchè il nostro lavoro ci mette di fronte a fatti, ma soprattutto a uomini''.

A sinistra il saluto iniziale dell'assessore alla cultura di Casatenovo, Marta Comi
Accanto, i relatori della serata

Il dottor Grasso ha raccontato in breve la sua esperienza di vita e la voglia, sin da quando era bambino, di fare qualcosa di importante per il Paese. ''A chi mi chiedeva cosa volessi fare da grande rispondevo il magistrato. Avevo percepito una violenza a Palermo che non capivo, la mia fanciullezza è rimasta turbata da quelle immagini''.
Il procuratore ha elencato ai presenti diversi episodi legati alla mafia, spiegandone l'arroganza e il volto feroce, persino in luoghi come ospedali o piazze e verso i bambini.

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Un fenomeno, quello della mafia, che inizialmente fu difficile da comprendere per gli stessi magistrati. Solo leggendo le carte del maxiprocesso a Cosa Nostra, il dottor Grasso insieme al collega Giovanni Falcone riuscirono ad interpretare i comportamenti degli ''affiliati''.
L'incarico di giudice a latere in quell'indimenticato pezzo di storia giudiziaria del nostro Paese, gli fu assegnato dall'allora presidente del tribunale che lo fece chiamare mentre si trovava in ferie.


''La decisione era troppo importante e presi tempo perchè avevo bisogno di parlarne con la mia famiglia. Dissi a mia moglie che se avessi accettato la nostra vita sarebbe radicalmente cambiata. Non avremmo più avuto la libertà, ma solo minacce ed intimidazioni. In effetti arrivò tutto questo, ma decidemmo di non fare nulla, di continuare a vivere come avevamo sempre fatto, senza piegarci''.

Arrivò poi il lavoro in preparazione al maxiprocesso, lungo ed impegnativo e quella sentenza di oltre 7mila pagine nei confronti degli oltre 470 imputati ( 19 ergastoli e oltre 2600 anni di reclusione le pene comminate) e che il dottor Grasso dovette scrivere in fretta perchè ''non c'era tempo da perdere''.


''La mafia è un fenomeno che cerca di catturare il consenso della gente, offrendo purtroppo delle opportunità, anche lavorative. Ha un forte potere di sudditanza e assoggettamento delle persone. Non è un problema esclusivamente del meridione o della Sicilia e le recenti cronache lo stanno dimostrando'' ha proseguito l'ospite.
Non sono mancati i momenti di sconforto, soprattutto nel vedere uomini scarcerati da colleghi, nonostante pesanti pene inflitte in precedenza.

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''Mi vennero in mente quelle parole che un giorno mi dissero: segui sempre la voce della tua conoscenza e il senso del dovere. Tutti noi abbiamo l'obbligo morale di cercare la verità, non fermiamoci''.
Al termine del suo intervento, spazio alle domande del pubblico, tantissime, alle quali il procuratore ha risposto senza mai sottrarsi. Dal rapporto tra mafia e Chiesa, al cambiamento che ha subito negli anni la criminalità organizzata solo per citare due temi.

Le autorità provinciali che hanno partecipato alla serata

Un lungo, lunghissimo applauso ha salutato il procuratore, che si è soffermato a salutare e firmare autografi ai presenti che all'uscita dalla sala hanno trovato un banchetto con i prodotti dei campi siciliani confiscati alla mafia.


Il Progetto Legalità continuerà martedì 16 ottobre presso l'auditorium dell'istituto Viganò di Merate, alla presenza del prof.Nando Dalla Chiesa, con la serata dal titolo ''Mafia e politica'' a partire dalle ore 21.

La foto di gruppo con lo staff di Progetto Legalità e dell'Auditorium di Casatenovo

Gloria Crippa - Alice Mandelli

Galleria fotografica (16 immagini)

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