Holcim licenzia 122 lavoratori a Merone. Bonacina ai sindaci: ''questo a causa del NO al Cornizzolo'. Critico Redaelli (PD)

180 esuberi, di cui 122 nello stabilimento di Merone. Ha gettato nella disperazione i lavoratori e le loro famiglie, la decisione della multinazionale svizzera Holcim, di mettere in atto una ristrutturazione aziendale in diversi stabilimenti del Nord Italia, tra cui appunto quello comasco.
Da una settimana i lavoratori stanno reagendo con forza e dignità per salvare il proprio posto di lavoro, in un quadro di crisi senza precedenti, soprattutto per il settore edilizio e delle materie prime.

Lo stabilimento di Holcim a Merone

Proteste, scioperi e blocco del presidio, infine un'assemblea con la partecipazione non solo delle maestranze, ma anche dei politici del territorio: comasco, ma anche lecchese, perchè lo stabilimento di Merone negli anni ha creato posti di lavoro a decine di persone residenti nell'oggionese e non solo.
Già nei mesi scorsi, durante l'apertura del piano cave, la multinazionale svizzera aveva paventato il rischio ''crisi'' se la proposta di una nuova cava sul Monte Cornizzolo non fosse stata votata positivamente. La mobilitazione di sindaci e associazioni si è fatta sentire, tanto che il consiglio provinciale nelle scorse settimane ha votato un ordine del giorno per dire no all'ipotesi di nuove cave sul territorio, Cornizzolo compreso.


Ebbene, proprio contro questa politica del ''no a priori'' si scaglia oggi Umberto Bonacina. Il primo cittadino di Costa Masnaga, comune che ospita una cava gestita proprio da Holcim, dopo il duro intervento all'assemblea dei lavoratori dello scorso venerdì, ha preso carta e penna e scritto ai sindaci del territorio e all'amministrazione provinciale. Dure le sue parole, nelle quali accusa alcuni colleghi di aver fornito, con il loro No alla cava, l'occasione alla Holcim per licenziare un centinaio di lavoratori. ''Vi prego, come ha già fatto qualcuno, di non esprimere la Vostra solidarietà ai dipendenti Holcim, perché per loro sarebbe, oltre la beffa, un'ulteriore coltellata. Adesso, egregi Signori, abbiate il coraggio di convocare l'assemblea dei dipendenti Holcim e spiegare loro le Vostre scelte che hanno causato la loro disperazione. Fatelo in fretta, se avete un cuore e una coscienza. E se c'è ancora una piccola speranza per riaprire il discorso con la Holcim, datevi da fare'' scrive Bonacina nella missiva.

Ercole Redaelli e Umberto Bonacina

Sulla questione è intervenuto anche Ercole Redaelli, segretario provinciale PD. Diversa da quella di Bonacina la sua posizione. Pur proponendo la creazione di un tavolo istituzionale sulla delicata tematica, Redaelli spiega di non credere che sia stata la mancata concessione del Cornizzolo a determinare la scelta di licenziare la metà delle maestranze. ''E' responsabilità di tutti cercare di limitare i danni che la crisi provoca sull'occupazione, affrontando i problemi per quello che sono, legati cioè alla drastica riduzione della domanda. Diversamente si potrebbe giungere all'assurda situazione di voler ampliare la possibilità di sfruttamento del Cornizzolo nel momento in cui il mercato non è in grado di assorbire il cemento producibile ancora per alcuni anni con le concessioni già in essere. Ancor più grave sarebbe il tentare di giustificare la decisione di ridurre il personale con la mancata concessione di nuove autorizzazioni allo sfruttamento del Cornizzolo''.

Ecco di seguito gli interventi di Bonacina e Redaelli:

Egregi Signori.
Venerdì 18 gennaio ho partecipato all'assemblea pubblica indetta dal Sindaco di Merone con la partecipazione dei dipendenti della Holcim e di quelli delle ditte dell'indotto. Età media 35 - 40 anni, unica connotazione: la disperazione.
Sono trecento persone che cercano un filo di speranza, una motivazione per non cedere allo sconforto: grandissima dignità, ma la paura di non garantire i mezzi di sostentamento alla famiglia ed un futuro dignitoso ai propri figli.
E' dal 2008 che vivono in questa situazione, in attesa del Vostro Piano Cave, ma non ve ne siete accorti e certo non preso le decisioni più sagge.
La Holcim chiude forse perché non crede al mercato italiano, forse perché non vuole più perdere soldi, forse perché non vuole più investire, ma Voi della Provincia di Lecco ci avete messo del Vostro e forse li avete agevolati a fare questa scelta.
Prima la guerra a Merone contro il forno e il Cdr, poi il Piano Cave Provinciale
iniziato da anni e discusso solo "di pancia" e bocciato per meri e squallidi interessi elettorali e poi il Cornizzolo con il "drago da uccidere" senza se e senza ma.
Ed ora? Vi prego, come ha già fatto qualcuno, di non esprimere la Vostra solidarietà ai dipendenti Holcim, perché per loro sarebbe, oltre la beffa, un'ulteriore coltellata.
Adesso, egregi Signori, abbiate il coraggio di convocare l'assemblea dei dipendenti Holcim e spiegare loro le Vostre scelte che hanno causato la loro disperazione.
Fatelo in fretta, se avete un cuore e una coscienza. E se c'è ancora una piccola speranza per riaprire il discorso con la Holcim, datevi da fare.
Con il Sindaco di Merone e con persone di buona volontà, ci stiamo provando.
Distinti saluti.

Umberto Bonacina
Il nostro territorio non può perdere altri posti di lavoro. Da anni, ormai, tutti, in primo luogo le Organizzazioni imprenditoriali di settore, lamentano la grave crisi del comparto edilizia e costruzioni che si ripercuote pesantemente anche sui livelli occupazionali.
Anche la Holcim ne sta subendo le conseguanze e, da tempo, aveva denunciato queste difficoltà che non sono dovute a problemi di approvvigionamento del materiale calcareo necessario alla produzione di cemento.
Oggi l'azienda annuncia drastiche misure di riduzione del personale.
E' responsabilità di tutti cercare di limitare i danni che la crisi provoca sull'occupazione, affrontando i problemi per quello che sono, legati cioè alla drastica riduzione della domanda.
Diversamente si potrebbe giungere all'assurda situazione di voler ampliare la possibilità di sfruttamento del Cornizzolo nel momento in cui il mercato non è in grado di assorbire il cemento producibile ancora per alcuni anni con le concessioni già in essere.
Ancor più grave sarebbe il tentare di giustificare la decisione di ridurre il personale con la mancata concessione di nuove autorizzazioni allo sfruttamento del Cornizzolo.
Il PD lecchese conferma la propria disponibilità ad esaminare la questione sulla base di un credibile piano industriale che tenga conto delle esigenze dei lavoratori e delle loro famiglie, delle mutate condizioni di mercato e della necessità di salvaguardare l'ambiente.
Siamo certi che, oggi, la questione di una nuova concessione per il Cornizzolo è del tutto ininfluente rispetto all'operatività della Holcim.
Proponiamo la costituzione di un tavolo istituzionale con la partecipazione di tutte le parti interessate e in cui si possa analizzare la situazione ed elaborare soluzioni che prevedano anche riconversioni produttive e che mirino alla salvaguardia dell'occupazione in un quadro di compatibilità ambientale e di rispetto dei vincoli esistenti.

Ercole Redaelli
Segretario Provinciale PD Lecco

 

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