Oggiono: erano accusati di avere circuito un incapace per ottenere a prezzo ribassato la sua abitazione. Tutti assolti

Sono stati assolti per non aver commesso il fatto. Per Luca ed Ernesto Meroni e Maria Assunta Galbiati, assistiti dall'avvocato

 Stefano Pelizzari, si è chiusa una vicenda risalente all'ormai lontano 2007.
I tre, come si ricorderà, erano imputati per il reato di circonvenzione di incapace (articolo 643 c.p.); secondo l'accusa infatti, avevano convinto l'anziano Oscar Appiani, residente in casa di riposo, a firmare un compromesso di vendita dell'abitazione di famiglia senza essere nelle piene facoltà cognitive di quanto stava accadendo. La denuncia era arrivata soltanto nel 2009 quando, a seguito della sua morte, erano stati ritrovati dei documenti che testimoniavano l'effettiva sottoscrizione del contratto di compravendita. Questo prevedeva la vendita dell'abitazione ad un prezzo, secondo l'accusa, corrispondente a circa la metà del valore effettivo stimato intorno ai 600mila euro.
Dopo una serie di udienze convocate a cadenza settimanale, quest'oggi il giudice Salvatore Catalano, ritiratosi per oltre un'ora prima di emettere la sentenza, ha assolto i tre imputati, accogliendo la tesi dell'avvocato Pelizzari.
Il procedimento aveva preso il via in mattinata con la requisitoria del pubblico ministero, dottor Giuseppe Pellegrino, che aveva chiesto condanne piuttosto severe per i tre oggionesi: 2 anni e 8 mesi di reclusione per i fratelli Ernesto e Luca Meroni e 2 anni per Maria Assunta Galbiati, oltre al pagamento di sanzioni comprese tra i 1000 e i 1200 euro.
Nel suo lungo intervento il dottor Pellegrino aveva posto l'accento sullo stato di incapacità della persona offesa (il defunto Appiani), giudicando la condotta dei tre imputati, eticamente inaccettabile. ''Le parti, essendosi recate almeno due volte in casa di riposo, raccogliendo materiale per far sottoscrivere il contratto all'anziano, hanno agito con un preciso scopo, violando gli obblighi della buonafede che avrebbero dovuto esserci. Il tutto per un mero scopo di interesse, quello cioè di ottenere la sua casa. La responsabilità in particolare, è a mio avviso da attribuire ad Ernesto Meroni, che ha poi convinto gli altri due'' ha affermato Pellegrino, rimarcando una responsabilità a suo dire minore dell'imputata Maria Assunta Galbiati, con una richiesta di pena più lieve rispetto a quella dei fratelli Meroni.
E' stata poi la volta dell'avvocato Tedesco del foro di Como, legale di parte civile. Nel suo intervento ha messo inizialmente in risalto le condizioni di vita di Oscar Appiani prima del ricovero in casa di riposo. L'uomo, secondo quanto riferito dal legale, viveva in condizioni precarie dal punto di visto igienico, con l'abitazione ricolma di rifiuti, di generi alimentari avariati e di resti animali. Ne era seguito il ricovero in rsa a Oggiono a causa di problemi di salute, e nella struttura era rimasto sino alla morte, avvenuta nell'agosto 2009. ''Dalle testimonianze che abbiamo ascoltato in aula sono emersi elementi tangibili a dimostrazione del fatto che Appiani era una soggetto problematico. Tutti gli imputati del resto, essendo oggionesi come l'imputato, erano consapevoli della sua condizione, trattandosi oltretutto di professionisti'' ha affermato l'avvocato, spiegando come a suo dire, l'obiettivo dei tre fosse proprio quello di ottenere l'abitazione di Appiani per poterla demolire e ricostruire sfruttandone la volumetria, ottenendo il massimo profitto.
Poi l'avvocato Tedesco ha posto l'accento sulla figura dei figli. ''E' vero i rapporti erano piuttosto difficili proprio a causa della complessa personalità del padre, ma sono sempre stati al suo fianco, non l'hanno mai abbandonato come invece sarebbe stato detto''.
L'avvocato Stefano Pelizzari
L'avvocato in chiusura di intervento ha avanzato la propria richiesta, vale a dire la condanna dei tre e una provvisionale di 10mila euro a compensazione dei presunti danni, oltre alle spese legali.
Per Stefano Pelizzari, legale della difesa, che ha chiuso gli interventi delle parti, le precarie condizioni di salute di Oscar Appiani non sarebbero state così chiare come spiegato da pm e parte civile. ''Nessuno evidentemente si era accorto di come stavano le cose, forse i figli soltanto. Tuttavia mi preme ricordare che l'uomo è stato descritto dai testi e dai consulenti che abbiamo sentito in aula come lucido ed intelligente, perfettamente consapevole di quello che gli accadeva. Aveva una personalità vivace, ma era caparbio e non si faceva condizionare. Questa presunta incapacità che viene sostenuta, non è stata capita da molti a questo punto, visto che erano stati diversi i professionisti che avevano avuto a che fare con lui'' ha spiegato il legale. Per quel che concerne l'aspetto del prezzo dell'abitazione, secondo l'accusa troppo bassa rispetto al reale valore di mercato, Pelizzari ha espresso perplessità rispetto alla perizia effettuata. ''Era difficile confrontare quella casa con altre del territorio perchè si trattava di un immobile fuori mercato. Non capisco con quali parametri sia stato definito il valore'' ha aggiunto.
Infine, sottolineando la mancata strumentalizzazione della figura di Appiani da parte dei tre imputati, ha chiesto l'assoluzione perchè il fatto non sussiste. Il giudice ha assolto i tre per non aver commesso il fatto.
G. C.
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