Lecco: il racconto di Mauro Pozzoni, gioielliere ostaggio di 4 malviventi. ''Mi hanno legato e puntato un coltello alla gola''
“Mi hanno puntato il coltello al collo e detto “ti taglio la gola”, tenendomi a terra con i piedi legati e cercando di immobilizzare anche braccia e bocca. Mi hanno rotto quattro costole, hanno agito senza alcuno scrupolo. Volevano i soldi della cassa. Ma poi non li hanno presi, hanno arraffato quello che hanno trovato e sono fuggiti”. È ancora visibilmente provato, e non solo nel fisico, il gioielliere 56enne lecchese Mauro Pozzoni vittima, nel tardo pomeriggio di sabato 30 marzo, di una brutale aggressione a scopo di rapina nel suo negozio di Corso Martiri in città.
“Due di loro, che dai tratti sembrano di origine sudamericana, sono passati in mattinata e mi hanno chiesto di mettere via una fede, che sarebbero passati a pagarla e ritirarla la settimana successiva” ha spiegato il signor Mauro dal suo letto di ospedale, nel reparto di Chirurgia del Manzoni dove si trova ricoverato da ieri.
“Erano uomini giovani, uno sulla ventina e l’altro di non più di 35 anni. Verso le 16.45 si sono ripresentati in negozio, chiedendomi di rivedere la fede e di visionarne anche altre, di dimensioni maggiori. Mi sono girato per andare a prendere l’oggetto scelto da loro nel retro del negozio, e in un attimo mi sono ritrovato a terra a faccia in giu. Uno mi ha immobilizzato mettendosi sopra di me, e mi ha legato le caviglie impedendomi di muovere i piedi. Nel frattempo sono arrivati altri due uomini, sempre giovani e sudamericani in apparenza, con in mano un coltello e un cacciavite. Tutti hanno agito a volto scoperto. Mi hanno avvicinato la lama al collo dicendomi che mi avrebbero tagliato la gola se non collaboravo. Hanno cercato di legarmi anche le mani con delle fascette da elettricista, e avevano uno spesso nastro adesivo grigio che hanno cercato di mettermi sulla bocca. Mi hanno colpito più volte, rompendomi 4 costole”.
Mauro Pozzoni ha lanciato l’allarme non appena è riuscito a liberarsi, ma i malviventi nel frattempo avevano fatto perdere le loro tracce a bordo, come è stato raccontato da alcuni testimoni, di una Bmw di colore scuro. “Il negoziante accanto a me mi ha detto di aver sentito dei rumori, ma si è reso conto dell’accaduto solo quando ha sentito le mie grida di aiuto. Poi sono arrivati l’ambulanza e la polizia, e questo è quanto”.
Mauro sa di aver corso un grande pericolo, e nella giornata di oggi è un continuo via vai di parenti e amici che arrivano a trovarlo e a portargli una parola di conforto. “Di certo il giorno di Pasqua lo immaginavo diversamente. Di quegli attimi ricordo il senso di impotenza, mi rendevo conto che reagire non sarebbe stato possibile e avrebbe potuto scatenare ancora di più la loro rabbia. La mia famiglia (Laura e i figli Andrea e Stefano, entrambi maggiorenni) si è spaventata molto, io non so quando tornerò in gioielleria cosa proverò. In generale cerchiamo di stare sempre attenti nel nostro lavoro, ma è impossibile essere preparati ad una cosa simile. Anche il cliente più distinto può nascondere in realtà una persona senza scrupoli, come quelle che ho incontrato io”.
Una brutta avventura che purtroppo non è l’unica accaduta alla famiglia Pozzoni. “Mio padre Luciano nel 1976 era stato derubato da malviventi armati di pistole, io sono qui da 40 anni e non mi era mai successo nulla del genere”. Il signor Mauro resterà in ospedale almeno fino a martedì 2 aprile. “Spero proprio di tornare a casa quel giorno, e in negozio quanto prima. Ma non so come reagirò”.
Le indagini da parte degli uomini della Questura di Lecco, intervenuti ieri sul posto, sono state attivate a tutto campo per cercare di individuare i responsabili dell’ennesimo episodio di cieca violenza, in cui la vita umana ha meno valore di un pungo di euro e qualche oggetto di valore.
Articoli correlati:
Lecco: è ricoverato al 'Manzoni' Mauro Pozzoni, il gioielliere ferito al volto e accoltellato alla gamba da cinque rapinatori
Mauro Pozzoni
Non poteva sospettare che i due giovani uomini che quella mattina si erano finti clienti, scegliendo una fede con l’impegno di tornare a saldare il conto, si sarebbero trasformati insieme a due complici in ladri pronti a tutto pur di ottenere l’incasso della giornata, anche a fare del male a chi avesse cercato di ostacolarli. Ma nonostante la netta superiorità numerica dei suoi aggressori, il gioielliere è riuscito a metterli in difficoltà e a provocare la loro fuga.“Due di loro, che dai tratti sembrano di origine sudamericana, sono passati in mattinata e mi hanno chiesto di mettere via una fede, che sarebbero passati a pagarla e ritirarla la settimana successiva” ha spiegato il signor Mauro dal suo letto di ospedale, nel reparto di Chirurgia del Manzoni dove si trova ricoverato da ieri.
“Erano uomini giovani, uno sulla ventina e l’altro di non più di 35 anni. Verso le 16.45 si sono ripresentati in negozio, chiedendomi di rivedere la fede e di visionarne anche altre, di dimensioni maggiori. Mi sono girato per andare a prendere l’oggetto scelto da loro nel retro del negozio, e in un attimo mi sono ritrovato a terra a faccia in giu. Uno mi ha immobilizzato mettendosi sopra di me, e mi ha legato le caviglie impedendomi di muovere i piedi. Nel frattempo sono arrivati altri due uomini, sempre giovani e sudamericani in apparenza, con in mano un coltello e un cacciavite. Tutti hanno agito a volto scoperto. Mi hanno avvicinato la lama al collo dicendomi che mi avrebbero tagliato la gola se non collaboravo. Hanno cercato di legarmi anche le mani con delle fascette da elettricista, e avevano uno spesso nastro adesivo grigio che hanno cercato di mettermi sulla bocca. Mi hanno colpito più volte, rompendomi 4 costole”.
Il negozio in Corso Martiri
Nella colluttazione Mauro Pozzoni ha rimediato anche un taglio su una gamba, medicato con alcuni punti di sutura, e alcune escoriazioni al volto. “Cercavo di divincolarmi, ma la loro forza era nettamente superiore alla mia. Allora ho deciso di collaborare, e gli ho detto di farmi alzare che gli avrei aperto la cassa. Mi hanno messo in piedi, e due di loro si sono spostati nell’altra ala del negozio, divisa da quella in cui eravamo da un cancelletto. Di istinto, con la mano che mi era rimasta libera, l’ho chiuso e si sono ritrovati divisi. A quel punto gli altri due che erano con me hanno sfondato la barriera, e tutti e quattro sono scappati fuori. Hanno arraffato quello che hanno potuto, stiamo ancora definendo il valore”.Mauro Pozzoni ha lanciato l’allarme non appena è riuscito a liberarsi, ma i malviventi nel frattempo avevano fatto perdere le loro tracce a bordo, come è stato raccontato da alcuni testimoni, di una Bmw di colore scuro. “Il negoziante accanto a me mi ha detto di aver sentito dei rumori, ma si è reso conto dell’accaduto solo quando ha sentito le mie grida di aiuto. Poi sono arrivati l’ambulanza e la polizia, e questo è quanto”.
Mauro sa di aver corso un grande pericolo, e nella giornata di oggi è un continuo via vai di parenti e amici che arrivano a trovarlo e a portargli una parola di conforto. “Di certo il giorno di Pasqua lo immaginavo diversamente. Di quegli attimi ricordo il senso di impotenza, mi rendevo conto che reagire non sarebbe stato possibile e avrebbe potuto scatenare ancora di più la loro rabbia. La mia famiglia (Laura e i figli Andrea e Stefano, entrambi maggiorenni) si è spaventata molto, io non so quando tornerò in gioielleria cosa proverò. In generale cerchiamo di stare sempre attenti nel nostro lavoro, ma è impossibile essere preparati ad una cosa simile. Anche il cliente più distinto può nascondere in realtà una persona senza scrupoli, come quelle che ho incontrato io”.
Una brutta avventura che purtroppo non è l’unica accaduta alla famiglia Pozzoni. “Mio padre Luciano nel 1976 era stato derubato da malviventi armati di pistole, io sono qui da 40 anni e non mi era mai successo nulla del genere”. Il signor Mauro resterà in ospedale almeno fino a martedì 2 aprile. “Spero proprio di tornare a casa quel giorno, e in negozio quanto prima. Ma non so come reagirò”.
La Polizia sul luogo del furto sabato sera
Nel corso delle ultime settimane sono diverse le gioiellerie prese di mira dai malviventi in Lombardia. Lo scorso 21 marzo l'orefice Giovanni Veronesi è stato ucciso durante una rapina al suo negozio nella centralissima Via dell’Orso a Milano, da un operaio della ditta che aveva installato il sistema di allarme che ora è in arresto. Ieri, nella stessa via milanese, è stato tentato un furto di orologi ad opera di un uomo originario di Olgiate Molgora, arrestato in flagrante. Sempre nella giornata di sabato 30 marzo, a Como, due uomini hanno minacciato le due titolari di una gioielleria di Via Dottesio che li hanno messi in fuga dando tempestivamente l’allarme.Le indagini da parte degli uomini della Questura di Lecco, intervenuti ieri sul posto, sono state attivate a tutto campo per cercare di individuare i responsabili dell’ennesimo episodio di cieca violenza, in cui la vita umana ha meno valore di un pungo di euro e qualche oggetto di valore.
Articoli correlati:
Lecco: è ricoverato al 'Manzoni' Mauro Pozzoni, il gioielliere ferito al volto e accoltellato alla gamba da cinque rapinatori
R.R.