Bevera: concerto gospel alla Consolata per sostenere la missione di Padre Marco Turra
Unire voce, musica, colori e suoni per una causa di solidarietà: un aiuto concreto, una parola di speranza ed un sorriso a chi nel mondo è in difficoltà.
Questo il messaggio che il coro Gospel Always Positive, diretto dal maestro Carlo Rinaldi, ha valuto trasmettere domenica sera in occasione del concerto che ha avuto luogo nella chiesetta della Consolata a Bevera. Scopo dell'evento era quello di raccogliere fondi da destinare alle attività missionarie portate avanti da Padre Marco Turra in Tanzania. Il religioso è originario di Rovagnate e da molti anni ormai vive in Africa dove è impegnato a tutto campo nella vita della missione.
"Padre Turra farà quello che ci sarà bisogno. Grazie a voi che avete partecipato ricordando insieme la Tanzania. Grazie a voi coristi perchè attraverso la vostra arte fate un importante servizio" ha così esordito Padre Gianni Treglia.
Il coro gospel GAP nasce nel 2006 per iniziativa del Centro Guanelliano di Pastorale Giovanile e del Centro Missionario guanelliano. Oggi la realtà conta circa settanta voci divise nelle sezioni classiche: soprani, contralti, tenori e bassi.
I coristi, uniti da uno spirito di solidarietà e di missione, si sono dunque esibiti sul palco mettendo in scena attraverso i movimenti del corpo e la voce un concerto che ha lasciato il pubblico senza parole.
Alcune immagini del concerto di solidarietà di domenica
Questo il messaggio che il coro Gospel Always Positive, diretto dal maestro Carlo Rinaldi, ha valuto trasmettere domenica sera in occasione del concerto che ha avuto luogo nella chiesetta della Consolata a Bevera. Scopo dell'evento era quello di raccogliere fondi da destinare alle attività missionarie portate avanti da Padre Marco Turra in Tanzania. Il religioso è originario di Rovagnate e da molti anni ormai vive in Africa dove è impegnato a tutto campo nella vita della missione.
"Padre Turra farà quello che ci sarà bisogno. Grazie a voi che avete partecipato ricordando insieme la Tanzania. Grazie a voi coristi perchè attraverso la vostra arte fate un importante servizio" ha così esordito Padre Gianni Treglia.
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Il coro gospel GAP nasce nel 2006 per iniziativa del Centro Guanelliano di Pastorale Giovanile e del Centro Missionario guanelliano. Oggi la realtà conta circa settanta voci divise nelle sezioni classiche: soprani, contralti, tenori e bassi.
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I coristi, uniti da uno spirito di solidarietà e di missione, si sono dunque esibiti sul palco mettendo in scena attraverso i movimenti del corpo e la voce un concerto che ha lasciato il pubblico senza parole.
Ecco di seguito la lettera inviata da Padre Marco Turra:
Carissimi,
Devo dirvi innanzitutto che mi sento molto grato nei vostri confronti per aver risposto a questa iniziativa. Sicuramente la musica e’ stata di vostro gradimento e in piu’ avete aiutato una causa importante: si tratta delle attivita’ che svolgono i missionari della Consolata in Tanzania. Io mi chiamo p. Marco e vengo da Rovagnate, a due passi da Bevera. Frequentando l’oratorio e la vita della chiesa del paese e’ nato in me il desiderio di diventare prete, vocazione che col tempo ho scoperto conciliarsi molto bene con la vita missionaria. Per me e’ una gioia vedere ogni giorno che il Vangelo non ha confini, dato che io, che vengo da un paese lontano, proprio grazie al Vangelo ho potuto e posso condividere i miei sogni, insieme alle tante difficolta’ della vita, con tante persone qui in Tanzania. Le esigenze qui sono tante e spesso ho l’impressione di trovarmi in un cantiere eternamente aperto. I problemi non finiscono mai, si indeboliscono invece le nostre forze: siamo poco piu’ di una quarantina di missionari a gestire diverse parrocchie sia in citta’ che in zone rurali, un ospedale di piu’ di 300 letti, un orfanotrofio con annessa una scuola professionale, tre seminari per formare i nostri missionari, un centro di animazione missionaria, un po’ come quello dove ora vi trovate, ed alcune strutture di appoggio al nostro lavoro quali la casa procura, la casa regionale ed una farm. Come amministratore regionale mi occupo piu’ o meno direttamente di tutte queste opere: vi assicuro che gli sforzi che qui si producono sono tanti, molti di noi gia’ sono anziani e ancora lavorano come giovanotti. Qui in Tanzania abbiamo sempre cercato di sposare la vita missionaria col progresso del popolo nei settori piu’ delicati: la salute, l’istruzione, i giovani. Questi settori intercettano i grandi problemi del paese, cioe’ la siccita’, il flagello dell’AIDS, gli orfani, l’isolamento e la difficolta’ di comunicazione, la corruzione, soltanto per citarne alcuni. La mia grande consolazione e’ poter camminare tra la semplicita’ di tante persone che ogni giorno rinnovano la propria fiducia a Dio, rimettendosi continuamente nelle sue mani. E’ la sfida di tutti, quella di trovare un senso che contrasti l’opacita’ della vita. Questo senso qui lo trovo anche nella gioia che le persone hanno nell’accoglierti, nella comunione che si crea conoscendosi parlando la stessa lingua, nell’umorismo che nasce da un comune senso del limite quotidiano. E lo trovo ovviamente anche nella musica e nella danza. Per questo credo che la musica sia una delle vie migliori per conoscere e amare l’Africa. Non abbiate paura di sentire che l’Africa vi attrae: e’ un ritmo, una vitalita’, un’emozione. Difficile da descrivere, ma facile da vivere, facile come il sorriso di tanti bambini qui, come la battuta spontanea, la gratitudine della sera, la benedizione di un anziano, l’ombra di un albero e, ancora una volta, la danza, il ritmo e il canto. Pensateci: ci sentirete meno lontani.
Grazie di cuore.
Devo dirvi innanzitutto che mi sento molto grato nei vostri confronti per aver risposto a questa iniziativa. Sicuramente la musica e’ stata di vostro gradimento e in piu’ avete aiutato una causa importante: si tratta delle attivita’ che svolgono i missionari della Consolata in Tanzania. Io mi chiamo p. Marco e vengo da Rovagnate, a due passi da Bevera. Frequentando l’oratorio e la vita della chiesa del paese e’ nato in me il desiderio di diventare prete, vocazione che col tempo ho scoperto conciliarsi molto bene con la vita missionaria. Per me e’ una gioia vedere ogni giorno che il Vangelo non ha confini, dato che io, che vengo da un paese lontano, proprio grazie al Vangelo ho potuto e posso condividere i miei sogni, insieme alle tante difficolta’ della vita, con tante persone qui in Tanzania. Le esigenze qui sono tante e spesso ho l’impressione di trovarmi in un cantiere eternamente aperto. I problemi non finiscono mai, si indeboliscono invece le nostre forze: siamo poco piu’ di una quarantina di missionari a gestire diverse parrocchie sia in citta’ che in zone rurali, un ospedale di piu’ di 300 letti, un orfanotrofio con annessa una scuola professionale, tre seminari per formare i nostri missionari, un centro di animazione missionaria, un po’ come quello dove ora vi trovate, ed alcune strutture di appoggio al nostro lavoro quali la casa procura, la casa regionale ed una farm. Come amministratore regionale mi occupo piu’ o meno direttamente di tutte queste opere: vi assicuro che gli sforzi che qui si producono sono tanti, molti di noi gia’ sono anziani e ancora lavorano come giovanotti. Qui in Tanzania abbiamo sempre cercato di sposare la vita missionaria col progresso del popolo nei settori piu’ delicati: la salute, l’istruzione, i giovani. Questi settori intercettano i grandi problemi del paese, cioe’ la siccita’, il flagello dell’AIDS, gli orfani, l’isolamento e la difficolta’ di comunicazione, la corruzione, soltanto per citarne alcuni. La mia grande consolazione e’ poter camminare tra la semplicita’ di tante persone che ogni giorno rinnovano la propria fiducia a Dio, rimettendosi continuamente nelle sue mani. E’ la sfida di tutti, quella di trovare un senso che contrasti l’opacita’ della vita. Questo senso qui lo trovo anche nella gioia che le persone hanno nell’accoglierti, nella comunione che si crea conoscendosi parlando la stessa lingua, nell’umorismo che nasce da un comune senso del limite quotidiano. E lo trovo ovviamente anche nella musica e nella danza. Per questo credo che la musica sia una delle vie migliori per conoscere e amare l’Africa. Non abbiate paura di sentire che l’Africa vi attrae: e’ un ritmo, una vitalita’, un’emozione. Difficile da descrivere, ma facile da vivere, facile come il sorriso di tanti bambini qui, come la battuta spontanea, la gratitudine della sera, la benedizione di un anziano, l’ombra di un albero e, ancora una volta, la danza, il ritmo e il canto. Pensateci: ci sentirete meno lontani.
Grazie di cuore.
P. Marco
