Pneumologia/3: all’ospedale di Merate gli ‘acuti’ dell’Inrca di Casatenovo. All’Istituto la riabilitazione e cura dei cronici

“Per la fine dell’anno i locali saranno pronti. Il quinto piano del padiglione Villa dell’Ospedale di Merate si appresta ad accogliere la nuova Pneumologia”. Questo l’incipit della prima “tappa” del nostro excursus storico e questo anche l’attacco dell’ultimo capitolo dedicato da questo giornale alla “saga”, arricchitasi di ulteriori elementi, anche nelle scorse settimane, con nuovi incontri bilaterali e trilateriali, alla presenza dunque non solo dei rappresentanti dell’Azienda Ospedaliera della Provincia di Lecco e dell’Inrca di Casatenovo – parti in “scontro”- ma anche della Regione, ente al quale spetterà la decisione finale.
L'ospedale San Leopoldo Mandic di Merate
E’ infatti dalla Direzione Generale della Sanità che, nel 2007, arrivò l’indicazione (e il cospicuo finanziamento!) per la realizzazione al Mandic proprio della Pneumologia, con 24 letti di degenza e 6 posti per l’U.T.I.R., l’Unità di terapie intensive respiratorie, in diretto collegamento con le Terapie Intensive dell’ospedale e dunque in posizione strategica per il pronto intervento dell’equipe medico infermieristica della Rianimazione. Ed è dalla Direzione Generale della Sanità, “riformata” dopo il “ventennio celeste”, che dovrà ora arrivare l’indicazione sul da farsi, con le direttive necessarie per aprire e portare a regime il nuovo reparto progettato per ottemperare a tutti i requisiti di accreditamento. Per fare ciò, il Piano di Organizzazione aziendale, documento guida per l’attività condotta dalla realtà che ha in Mauro Lovisari il proprio direttore generale, ha previsto l’istituzione di un apposito dipartimento interaziendale (Ao e Inrca) con a capo il dottor Massimo Vanoli, voluto per definire l’integrazione funzionale tra le unità clinico-assistenziale dell’Istituto di Casatenovo e la struttura complessa di Medicina del Mandic, così da garantire uniformità ed appropriatezza al percorso diagnostico del paziente con problematiche pneumologiche, con l’ausilio di tutto ciò che un ospedale moderno può offrire in supporto e dunque la diagnostica per immagini, l’endoscopia, la chirurgia toracica… Il presidio di Merate si è quindi detto pronto ad ospitare l’attività ora condotta a Monteregio, dietro firma di un’apposita convenzione in virtù della quale il reparto rimarrebbe comunque sotto la dipendenza giuridico-economica dell’Istituto di ricerca anconetano. In “casa propria” l’Ao offrirebbe dunque spazi e servizi a operatori e pazienti che rimarrebbero in capo, così come lo sono ora, all’Inrca casatese.
Questa soluzione, i cui benefici sono piuttosto evidenti (garantire una sede idonea e conforme ai requisiti di accreditamento delle funzioni pneumologiche all’interno di un presidio ospedaliero già attrezzato ed in grado di fornire tutti gli adeguati servizi di supporto sia clinici che diagnostici) si scontra però con una questione (non secondaria) di carattere economico. E’ stato infatti calcolato che, il nuovo reparto, potrebbe produrre, a regime, per l’attività legata ai pazienti acuti e subacuti, 3 milioni di fatturato in Drg. Se così fosse, l’istituto di Ancona si troverebbe a dover mantenere la struttura di Casatenovo potendo contare soltanto su poco meno di 2 milioni di euro, avendo un contratto, per le prestazioni di ricovero, di circa 5 milioni (nel 2011, per parlare di numeri reali, Regione Lombardia ha corrisposto all’Inrca per l’attività di degenza 4.949.162€ + 1.040.867€ per l’attività ambulatoriale). Punto fermo, dunque, per Claudio Montoli, direttore sanitario della realtà casatese e del suo dg Giuseppe Zuccarelli, è il mantenimento del budget e, a fronte del trasferimento dell’acuzie al Mandic, il proseguo a Monteregio di quanto portato avanti in campo riabilitativo, con invarianza del numero di posti letto.
L'Inrca di Casatenovo
Come dicevamo, solo Regione Lombardia può quindi dirimere la controversia. Due le possibilità.
La prima: mettere sul piatto ulteriori 2 milioni, ampliando il contratto con l’Inrca per andare incontro alle istanze dell’Istituto e del territorio lecchese che potrebbe così avere a disposizione un reparto per acuti all’avanguardia all’interno del Mandic e un presidio riabilitativo a Casate. Soluzione, questa, ottimale ma difficilmente sostenibile visto anche l’esempio dell’Umberto I° di Bellano da anni in attesa di quei 2-3 milioni di euro che permetterebbero di portare l’attività a regime, dando compimento al progetto per la creazione di un vero polo di riabilitazione a 360°.
La seconda, certamente più dolorosa: mettere al sicuro la Pneumologia al Mandic e lasciare l’Inrca alla sua sorte.
In alternativa, come evidenziato dalla dottoressa Patrizia Monti nella sua missiva indirizzata recentemente a Merateonline per spiegare la posizione dell’Ao, “potrebbe essere trasferita (all’Inrca ndr) una quota parte di posti letto subacuti dell'Azienda Ospedaliera, attualmente attribuiti in parte a Lecco e in parte a Merate, così come si potrebbe congiuntamente proporre a Regione Lombardia la sperimentazione (a Casatenovo ndr) di un Country Hospital, per fornire risposte al paziente cronico. Queste esperienze, già portate avanti in altre Regioni attraverso una gestione clinica con il contributo dei Medici di Famiglia, forniscono risposte utili al sempre più importante problema del paziente cronico, che Regione stessa sta cercando di affrontare in maniera più sistemica”. Nella sua decisione, ora più che mai indispensabile visto l’imminente fine dei lavori del V piano del padiglione Villa, la Direzione Generale della Sanità dovrà poi tenere in considerazione i numeri dell’Inrca: sono stati 935 i casi acuti e 816 quelli riabilitativi registrati a Casatenovo nel 2012. Il 51% dei primi e il 44% dei secondi hanno riguardato pazienti della Provincia di Lecco (la restante casistica si distribuisce tra le altre Asl lombarde e solo per il 5% circa è relativa a utenti giunti nella sede di Monteregio dell’Istituto nazionale da fuori regione). Numeri questi che, se letti congiuntamente con i dati relativi all’attività etichettabile come “pneumologica” già compiuta dalle Medicine del Mandic e del Manzoni, con all’incirca 800 ricoveri l’anno, fanno ben capire l’effettiva necessità del territorio lecchese di un reparto di Pneumologia appropriato e funzionale.
3/fine


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Alice Mandelli
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