Casatenovo: ''la fede che salva'' dopo la perdita di un figlio. Il dr Achilli presenta il libro scritto dopo la scomparsa di Andrea

Genitori che nella Fede hanno trovato la forza di andare avanti, nonostante la tragedia più grande che potesse loro capitare: la perdita di un figlio.

Le immagini della serata. A sinistra Felice Achilli

Il dottor Felice Achilli ha raccontato il drammatico lutto che grava su di lui, la moglie Daniela ed il resto della sua famiglia, nel libro "Le Infradito blu", presentato giovedì 7 novembre presso l'Auditorium di Casatenovo, in una serata organizzata con la collaborazione della libreria Effatà di Cremella.


In molti ricorderanno il piccolo Andrea, rimasto vittima a soli 11 anni, il 23 giugno 2009, di un drammatico incidente stradale, mentre in sella alla sua bicicletta si dirigeva da Rogoredo, dove risiedeva, verso Valaperta. Una vita spezzata in tenera età nel fatale impatto con un mezzo pesante. Per il padre, il dottor Achilli, responsabile del reparto di cardiologia dell'ospedale San Gerardo di Monza, da sempre profondamente credente e vicino a Comunione e Liberazione, l'unica possibilità per tentare di superare questa in realtà insuperabile perdita, è stata aggrapparsi alla religione e alla comunità cattolica.


La serata si è aperta con una toccante introduzione musicale a cura del pianista Luca Pina. Achilli è quindi salito sul palco per portare la sua testimonianza, con la mediazione di Giovanni Fumagalli. "Innanzitutto, grazie per aver organizzato questa serata. Non sono uno scrittore, né un esperto di tragedie. Quello che ci è accaduto, e quello che stiamo vivendo, è una ferita che urge e non andrà mai via. Noi siamo da sempre una famiglia credente, ma da quel giorno abbiamo capito che la vera Fede è possibile solo se si è visto e vissuto qualcosa. Non ci siamo mai chiesti "Perchè è successo a noi?"; la nostra domanda è stata "Cosa è accaduto a lui?". Non può essere solo morto. Per noi, la vita non può essere una farsa; dove bastano pochi secondi, per perdere tutto quanto abbiamo costruito. Da cristiano, non si può celebrare un funerale con l'idea che tutto finisca lì".

La copertina del libro

Parla al plurale, il dottor Achilli, comprendendo in quel noi la moglie e gli altri tre figli. Una famiglia unita, nonostante la sofferenza. "Leggendo il libro, la questione del matrimonio è fondamentale. Daniela è una donna molto tosta, con un forte senso della realtà. Noi siamo salvi grazie a lei. E' stata la prima della famiglia ad arrivare sul luogo dell'incidente. Dice sempre che immediatamente ha pensato: "è tutto vero quello che ho vissuto fino ad ora". Intendeva la sua vita, avvicinarsi alla Chiesa, conoscermi, sposarmi, il suo lavoro e l'avere dei figli... Da lì, subito ha iniziato a pregare la Madonna" ha affermato.


Poi Achilli ha proseguito,tratteggiando il ricordo del figlio Andrea. Un ragazzino come tanti, allegro e vivace. "Io e mia moglie abbiamo sempre lavorato tutto il giorno. Abbiamo scoperto solo dopo alcune cose di lui che non sapevamo. Ad esempio, ogni giovedì da ormai tre anni andava a trovare don Luigi Corti, lo storico parroco di Rogoredo all'epoca infermo, mentre a noi diceva che andava a studiare da un amico. Molti lo conoscevano, in paese. Ogni tanto a scuola prendeva delle note, l'ultima poche settimane prima dell'incidente.


Lo sgridammo e lui ci rimase male, ma poi capì e cambio atteggiamento, come se fosse diventato più grande. Studiava e pregava da solo. Anche una sua insegnante aveva notato che, dopo la Cresima, nel maggio del 2009, Andrea era davvero felice".

Poco dopo, purtroppo, il triste epilogo. Un fatto terribile, che ai più sembrerebbe la fine di tutto ma, come conferma l'esperienza della famiglia Achilli, per chi crede non è così.

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Alice Zerbinati
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