Cassago: Operazione Infinito, il 18 al via il processo d'appello a Milano
Prenderà il via il prossimo mercoledì 18 dicembre il processo di appello nell'ambito dell'operazione Infinito, portata a termine con oltre 300 arresti nel luglio 2010.
Tra i condannati in primo grado, che compariranno in tribunale a Milano tra una settimana, anche Ivano Perego e Andrea Pavone, entrambi ai vertici dell'ex Perego Strade di Cassago prima del fallimento della società.
Il primo sta scontando la pena di 12 anni di reclusione nel carcere di Vigevano a seguito della sentenza di condanna emessa un anno fa: nel suo caso i giudici hanno riconosciuto l'associazione a deliquere di stampo mafioso, mentre lo hanno assolto per i reati di corruzione e falso in bilancio. Ancora più pesante la pena inflitta ad Andrea Pavone (15 anni) ex socio di Perego all'interno dell'azienda, colui che secondo l'accusa avrebbe favorito l'ingresso della 'ndrangheta nella società edile di Tremoncino. Attualmente è detenuto nel carcere di Pavia.
Ivano Perego era stato arrestato nel luglio 2010 nell'ambito dell'inchiesta Infinito condotta dalla direzione distrettuale antimafia di Milano in collaborazione con la Procura di Reggio Calabria. Il cassaghese ha sempre respinto le accuse, ritenendosi una vittima di Pavone e dello stesso Strangio. Per questo il suo legale, l'avvocato Marcello Elia, aveva da subito manifestato l'intenzione di ricorrere in appello, per cercare di ribaltare la sentenza di primo grado.
Tornando all'operazione Infinito, molti degli imputati avevano già definito la loro posizione scegliendo riti alternativi, mentre una quarantina di altri, tra cui Perego, avevano scelto di andare a dibattimento, convinti di poter dimostrare la propria estraneità ai fatti.
Con la sentenza del 6 dicembre dello scorso anno erano state accolte pressoché in toto le richieste del Pubblico ministero che aveva chiesto complessivamente quattro secoli e mezzo di carcere. Gli imputati erano quasi tutti accusati a vario titolo di associazione a delinquere di stampo mafioso, droga e usura. Solo tre le assoluzioni. La pena più alta (ben 20 anni) era toccata a Candeloro Pio, ritenuto dagli inquirenti l'esponente della ‘locale' di Desio, in Brianza. 13 anni di reclusione invece per l'ex direttore della Asl di Pavia, Carlo Chiriaco.
Mercoledì 18 dicembre prenderà il via il processo d'appello, con udienze calendarizzate sino alla prossima primavera.
Tra i condannati in primo grado, che compariranno in tribunale a Milano tra una settimana, anche Ivano Perego e Andrea Pavone, entrambi ai vertici dell'ex Perego Strade di Cassago prima del fallimento della società.
Il primo sta scontando la pena di 12 anni di reclusione nel carcere di Vigevano a seguito della sentenza di condanna emessa un anno fa: nel suo caso i giudici hanno riconosciuto l'associazione a deliquere di stampo mafioso, mentre lo hanno assolto per i reati di corruzione e falso in bilancio. Ancora più pesante la pena inflitta ad Andrea Pavone (15 anni) ex socio di Perego all'interno dell'azienda, colui che secondo l'accusa avrebbe favorito l'ingresso della 'ndrangheta nella società edile di Tremoncino. Attualmente è detenuto nel carcere di Pavia.
Ivano Perego era stato arrestato nel luglio 2010 nell'ambito dell'inchiesta Infinito condotta dalla direzione distrettuale antimafia di Milano in collaborazione con la Procura di Reggio Calabria. Il cassaghese ha sempre respinto le accuse, ritenendosi una vittima di Pavone e dello stesso Strangio. Per questo il suo legale, l'avvocato Marcello Elia, aveva da subito manifestato l'intenzione di ricorrere in appello, per cercare di ribaltare la sentenza di primo grado.
Tornando all'operazione Infinito, molti degli imputati avevano già definito la loro posizione scegliendo riti alternativi, mentre una quarantina di altri, tra cui Perego, avevano scelto di andare a dibattimento, convinti di poter dimostrare la propria estraneità ai fatti.
Con la sentenza del 6 dicembre dello scorso anno erano state accolte pressoché in toto le richieste del Pubblico ministero che aveva chiesto complessivamente quattro secoli e mezzo di carcere. Gli imputati erano quasi tutti accusati a vario titolo di associazione a delinquere di stampo mafioso, droga e usura. Solo tre le assoluzioni. La pena più alta (ben 20 anni) era toccata a Candeloro Pio, ritenuto dagli inquirenti l'esponente della ‘locale' di Desio, in Brianza. 13 anni di reclusione invece per l'ex direttore della Asl di Pavia, Carlo Chiriaco.
Mercoledì 18 dicembre prenderà il via il processo d'appello, con udienze calendarizzate sino alla prossima primavera.
