Sirtori: Padre Thomas racconta la furia del tifone che ha devastato nei mesi scorsi, l'India

"Furia devastatrice della natura": così Padre Thomas Parayil ha descritto così il tifone Phailin, il violento ciclone tropicale che lo scorso 12 ottobre ha raggiunto le coste orientali dell'India investendo in pieno lo stato dell'Orissa, dove il religioso si trovava e si trova attualmente (precisamente nella città di Goalpur-On-Sea) in qualità di Rettore del Seminario Regionale, anch'esso pesantemente danneggiato dal passaggio di Phailin.

Le immagini dei danni a seguito del tifone

Padre Thomas, originario dello stato Indiano del Kerala, ha trascorso a Sirtori le scorse settimane, in occasione delle festività natalizie, ospite della comunità parrocchiale, a cui è molto legato fin dal 1997. All'epoca, si trovava in Italia per conseguire il Dottorato in Teologia Morale ed iniziò aiutare nella celebrazione dei tradizionali riti del periodo natalizio e pasquale, proprio presso la parrocchia "SS. Nabore e Felice". Da allora, quando può, ama tornare anche solo per pochi giorni in quella che chiama "la mia casa...lontano da casa". Questa permanenza è stata un'occasione per molti di conoscere l'entità e la portata del violento evento climatico che lo scorso ottobre ha colpito l'India, le cui impressionanti immagini sono entrate anche nelle nostre case attraverso televisione e giornali.

In arancione evidenziato lo stato dell'Orissa, India

"Il nostro Seminario (Vianney Bhavan) si trova a circa un chilometro dalle spiagge di Gopalpur, località dove il ciclone Phailin ha incontrato la terraferma. Lo stato dell'Orissa, che aveva già avuto modo di vivere l'esperienza del peggior super ciclone nel 1999 a causa del quale circa 10000 persone avevano perso la vita e centinaia di migliaia erano rimaste senza casa e senza niente, questa volta era meglio preparato per affrontare il problema. Le autorità locali hanno evacuato gli abitanti residenti in una fascia di 5 chilometri dalla costa. Come Rettore del Seminario, ho deciso di spostare i giovani seminaristi in una località più sicura. Padre Mahendra Kumar Behera, quattro fratelli ed io abbiamo invece deciso di rimanere all'interno delle strutture del Seminario. Col senno di poi questa decisione non è stata quella appropriata" ha esordito Padre Thomas.
Rimanere nel Seminario si è infatti rivelato davvero pericoloso: la forza della tempesta è andata sempre più aumentando, al punto che la velocità del vento ha raggiunto i 250 km orari.  "Per un momento ho pensato che non saremmo sopravvissuti. Dall'interno, vedevamo le macerie che cadevano dagli edifici intorno a noi e gli alberi sradicati che volavano per aria. I vetri delle finestre si sono rotti mentre il vento soffiava con violenza al di fuori della porta della stanza in cui ci eravamo rinchiusi. Abbiamo avuto difficoltà anche nel tenere chiusa la porta. Il forte vento e la pioggia torrenziale hanno continuato per quasi cinque interminabili ore. Siamo sopravvissuti durante la notte della tempesta grazie alla preghiera" ci ha raccontato.


Una volta salvi dall'interminabile passaggio del ciclone, momenti forse ancora più drammatici attendevano Padre Thomas e i suoi compagni. Quelli della conta dei danni. "Quando siamo usciti dalla stanza-rifugio, non potevamo credere ai nostri occhi. Non era la stessa Vianney Bhavan che avevamo visto prima della tempesta! Tutto intorno a noi c'erano macerie e vetri di edifici che erano stati parzialmente distrutti. La maggior parte degli alberi che ci davano ombra e che ci proteggevano dal forte calore e dal clima umido dell'estate erano cadute o erano gravemente danneggiate. Una parte dell'edificio, in cui si trovava la biblioteca del nostro seminario, la sala giochi e le camere per ospitare i parenti dei seminaristi è andata completamente distrutta. Anche la camera di un membro del nostro staff ha subito la stessa sorte" ha spiegato infatti, prima di proseguire: "In generale, i danni più ingenti causati dal ciclone Phailin sono stati nel distretto di Ganjam dello stato dell'Orissa. Solo l'intervento tempestivo da parte dell'amministrazione statale che ha lavorato duramente per evacuare le persone che vivono nelle zone costiere ha salvato la vita a moltissime persone.


Le Nazioni Unite hanno infatti definito i preparativi attuati dall'India per fronteggiare la tempesta gigante una "storia di successo e un punto di riferimento nella gestione dei disastri". Ma migliaia di persone hanno comunque perso tutto: la casa, il bestiame, gli alberi e le piantagioni. Secondo la Caritas, le zone costiere dello stato dell'Orissa potrebbero impiegare anche  un anno per riprendersi dalla devastazione, viste le circa 10 milioni di persone colpite, molte delle quali rimaste senza fissa dimora. In Ganjam, patria di più di 3,5 milioni di persone, quasi 250000 case sono andate distrutte e i raccolti sono stati spazzati via per un danno complessivo stimato in 30 miliardi di rupie (circa 487 milioni dollari)".

La grande macchina della ricostruzione è però già in moto. Come ci ha spiegato padre Thomas, il governo dell'Orissa e il governo centrale si sono dati da fare immediatamente. Ma è soprattutto la gente comune ad impegnarsi per tornare a vivere in maniera dignitosa; anche se, come prevedibile, ad essere più colpiti sono stati purtroppo i più poveri, e ci vorrà probabilmente ancora parecchio tempo prima che tutti ritorni alla normalità.


Per quanto riguarda il Seminario Regionale, c'è ancora molto lavoro da fare: ricostruire la biblioteca, le camere per gli ospiti e le mura di cinta, oltre a ripiantare gli alberi che nel periodo estivo proteggevano dall'umidità e dalla calura tipiche di quella zona dell'India. Nel frattempo, anche i fedeli di Sirtori hanno contribuito a rispondere alle necessità più urgenti della struttura.
Padre Thomas Parayil coglie quindi l'occasione per ringraziare la comunità: "I sacerdoti e i parrocchiani di Sirtori mi hanno sempre accolto molto bene, con dedizione e generosità; mi hanno invitato nelle loro case per condividere il pranzo o anche un tazza di te. Ho avuto anche modo di gustare le bellezze naturali della campagna e la straordinaria ospitalità dei sirtoresi. Per questo, quando posso, mi piace tornare''.
Alice Zerbinati
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