''Crac Perego - Oricchio'': depongono i dipendenti delle aziende fallite. Parecchi i 'non ricordo' di chi vorrebbe dimenticare il passato
Dopo le prime audizioni "tecniche", con l'escussione degli operanti, del consulente nominato dalla pubblica accusa sostenuta dalla dottoressa Alessandra Cecchelli e dei curatori fallimentari di tutte le società coinvolte, si è instradato su un binario più "terra a terra", di relazioni giornaliere, direttamente in azienda, il procedimento penale generato dal fallimento della "galassia" Perego Strade e delle imprese riconducibili a Dante e Angelo Oricchio e dunque la "Fratelli Oricchio" e "Edil Safa Costruzioni". Quest'oggi infatti, presso il palazzo di Giustizia lecchese, sono sfilati dinnanzi al collegio giudicante presieduto dal dottor Salvatore Catalano con a latere i colleghi Gian Marco De Vincenzi e Mirco Lombardi, svariati ex dipendenti, tra impiegate e "operativi", la maggior parte dei quali "storici" e passati quindi attraverso le traversie delle diverse realtà per le quali hanno lavorato.
Prima di dare loro la parola, è stata però chiamata il perito Fabiana Lepre che ha consegnato le trascrizioni delle intercettazioni telefoniche (relative agli odierni imputati) operate nel corso dell'indagine Crimine-Infinito da cui è originato l'omonimo procedimento penale dinnanzi all'ottava sezione del tribunale di Milano, di cui il filone lecchese rappresenta solo una piccola ma comunque "ricca" costola.
Sono infatti sotto processo, a vario titolo, l'avvocato Roberto Di Bisceglie, i commercialisti Antonio Carlomagno e Gianfranco Fariello,l'ex assessore provinciale di Milano Antonio Oliverio, il consulente finanziario Ruggero Colombo (imputato per quanto attiene solamente il tentativo di scalata, non andato in porto, della società trentina Cosbau) e il ragionier Giovanni Barone (liquidatore di gran parte delle fallite).
Proprio nell'interesse di quest'ultimo l'avvocato Marco Rigamonti ha comunicato di essersi affiancato al collega Gambardella (non presente oggi in Aula) andando a sostituire l'avvocato Pignatelli che, a sua volta, aveva preso il posto dell'avvocato Contestabile, nominato in prima battuta quale legale di fiducia. Continua dunque il "valzer" di difensori di colui il quale, sino ad ora, è apparso come "l'uomo cardine" di questo processo. Anche questa mattina, infatti, gran parte dei testi sono stati citati per chiarire al meglio il suo ruolo all'interno delle aziende riconducibili alle famiglie Perego e Oricchio.
Delle 13 persone escusse, solo un paio hanno ostentato sicurezza nel rispondere alle domande poste dal pubblico ministero. Tanti, in generale, sono stati i "non ricordo" e le contestazioni mosse dalla pubblica accusa rispetto a quanto dichiarato dai medesimi lavoratori in sede di sommarie informazioni rese dinnanzi ai Carabinieri o alla Finanza. Gli anni passati, forse una sorta di paura latente, ma soprattutto la volontà di "rimuovere tutto", come dichiarato esplicitamente da due signore, hanno reso così la ricostruzione quella quotidianità nelle fallite, poco nitida.
E' risultato però abbastanza chiaro che Andrea Pavone (già condannato a Milano) e Giovanni Barone, hanno fatto il loro ingresso, nella "Fratelli Oricchio" poi "rinata" come "Edil Safa Costruzioni" all'unisono. Il secondo sarebbe stato presentato come il liquidatore. "Ci è stato detto che avremmo dovuto riferirci a lui", "l'hanno presentato come il nuovo capo" le espressioni scelte da un'impiegata e da un autista per descrivere il ruolo del ragioniere che avrebbe avuto anche, nelle sue mani, "blocchetti d'assegni firmati da Angelo Oricchio, come amministratore" e si sarebbe occupato, così come Pavone, dei rapporti con le banche.
Meno chiara, invece, la sua posizione nelle società Perego. "Ufficialmente non mi sono mai stati presentati: mi era parso di capire che fossero nuovi soci" ha spiegato, in riferimento a Pavone e Barone, un ingegnere assunto dalla Costruzioni Alpe.
"A settembre 2008, dopo le ferie, sono stata chiamata da Ivano Perego che mi ha presentato Andrea Pavone come suo socio o in rappresentanza di nuovi soci, non ricordo bene. Barone non me l'ha mai presentato nessuno, me lo sono trovato li" ha raccontato invece una impiegata amministrativa assorbita dalla Perego General Contractor dopo aver precedentemente prestato servizio anch'ella per la Costruzioni Alpe.
"Aveva la scrivania vicina alla mia ma non mi è mai stato detto "lui fa questo" ha sostenuto poi un'altra dipendente passata invece dalla Perego Strade alla General Contractor. "Al rientro delle ferie Pavone si era auto presentato e ci aveva detto "se avete delle beghe per quanto riguarda la Perego Strade, passatele a Barone" che si sarebbe occupato anche di nuove (e sospette) assunzioni, per le quali la teste non ha saputo però fornire ulteriori dettagli.
"Pavone e Barone li ho visti negli uffici" ha spiegato una centralinista della Perego Holding approdata poi anche'ella alla Perego General Contractor. "Pavone era il braccio destro di Ivano" ha affermato. "E Barone era il braccio sinistro di Pavone?" ha quindi domandato la dottoressa Cecchelli ricevendo risposta affermativa.
"Pavone e Barone pensavo fossero arrivati insieme, che si conoscessero già da prima" ha confermato un'altra signorina, riferendo però sue "sensazioni". "Mi sembravano affiatati tra di loro, almeno fino a un certo punto, poi sempre meno...". La stessa ha parlato anche di Salvatore Strangio (condannato anch'egli a Milano): "mi è stato presentato come geometra ma avevo capito che non lo era". Il nome dell'uomo, risultato poi legato ai boss calabresi, è stato fatto anche da un'altra impiegata che ha parlato del pagamento di fatture intestate a una società riconducibile allo stesso, società che era anche tra i fornitori della Perego General Contractor.
"Io non ho fatto nulla di male, non so che aiuto posso darvi" ha invece riferito, quasi a giustificarsi, un escavatorista, apparso particolarmente teso durante la sua deposizione, durante la quale si è più volte contraddetto riuscendo però ad aggiungere un tassello interessante: la presenza, sui cantieri, dopo l'arrivo della "squadra" composta da Pavone, Barone e Strangio, di "padroncini non della zona, penso calabresi o comunque meridionali". Non sono infine passate sottotraccia nemmeno le "macchinone" utilizzate da nuovi e vecchi "capi". Ne ha riferito non solo la dipendente addetta proprio alla gestione del parco auto aziendale che ha segnalato l'aumento delle spese per le auto private in uso a Andrea Pavone, Giovanni Barone, Ivano Perego e Salvatore Strangio ma anche le altre colleghe oggi escusse come testi che hanno bollato, più o meno con convinzione, come fuori luogo lo sfoggio di quei bolidi quando già le cose, per le diverse aziende, si erano messe male. C'è infatti chi ha parlato degli stipendi in ritardo, chi dei "fornitori che chiamavano sempre per essere pagati", chi ancora ha riferito di "posizioni aperte, fornitori che non ci davano più materiale" e di continue telefonate in sede dai cantieri dove "impazzivano perché mancava il materiale per poter andare avanti".
La prossima udienza è fissata per il mese di aprile.

L'ex sede della Perego Strade poi General Contractor a Cassago
Sono infatti sotto processo, a vario titolo, l'avvocato Roberto Di Bisceglie, i commercialisti Antonio Carlomagno e Gianfranco Fariello,l'ex assessore provinciale di Milano Antonio Oliverio, il consulente finanziario Ruggero Colombo (imputato per quanto attiene solamente il tentativo di scalata, non andato in porto, della società trentina Cosbau) e il ragionier Giovanni Barone (liquidatore di gran parte delle fallite).
Proprio nell'interesse di quest'ultimo l'avvocato Marco Rigamonti ha comunicato di essersi affiancato al collega Gambardella (non presente oggi in Aula) andando a sostituire l'avvocato Pignatelli che, a sua volta, aveva preso il posto dell'avvocato Contestabile, nominato in prima battuta quale legale di fiducia. Continua dunque il "valzer" di difensori di colui il quale, sino ad ora, è apparso come "l'uomo cardine" di questo processo. Anche questa mattina, infatti, gran parte dei testi sono stati citati per chiarire al meglio il suo ruolo all'interno delle aziende riconducibili alle famiglie Perego e Oricchio.
Delle 13 persone escusse, solo un paio hanno ostentato sicurezza nel rispondere alle domande poste dal pubblico ministero. Tanti, in generale, sono stati i "non ricordo" e le contestazioni mosse dalla pubblica accusa rispetto a quanto dichiarato dai medesimi lavoratori in sede di sommarie informazioni rese dinnanzi ai Carabinieri o alla Finanza. Gli anni passati, forse una sorta di paura latente, ma soprattutto la volontà di "rimuovere tutto", come dichiarato esplicitamente da due signore, hanno reso così la ricostruzione quella quotidianità nelle fallite, poco nitida.
E' risultato però abbastanza chiaro che Andrea Pavone (già condannato a Milano) e Giovanni Barone, hanno fatto il loro ingresso, nella "Fratelli Oricchio" poi "rinata" come "Edil Safa Costruzioni" all'unisono. Il secondo sarebbe stato presentato come il liquidatore. "Ci è stato detto che avremmo dovuto riferirci a lui", "l'hanno presentato come il nuovo capo" le espressioni scelte da un'impiegata e da un autista per descrivere il ruolo del ragioniere che avrebbe avuto anche, nelle sue mani, "blocchetti d'assegni firmati da Angelo Oricchio, come amministratore" e si sarebbe occupato, così come Pavone, dei rapporti con le banche.
Meno chiara, invece, la sua posizione nelle società Perego. "Ufficialmente non mi sono mai stati presentati: mi era parso di capire che fossero nuovi soci" ha spiegato, in riferimento a Pavone e Barone, un ingegnere assunto dalla Costruzioni Alpe.
"A settembre 2008, dopo le ferie, sono stata chiamata da Ivano Perego che mi ha presentato Andrea Pavone come suo socio o in rappresentanza di nuovi soci, non ricordo bene. Barone non me l'ha mai presentato nessuno, me lo sono trovato li" ha raccontato invece una impiegata amministrativa assorbita dalla Perego General Contractor dopo aver precedentemente prestato servizio anch'ella per la Costruzioni Alpe.
"Aveva la scrivania vicina alla mia ma non mi è mai stato detto "lui fa questo" ha sostenuto poi un'altra dipendente passata invece dalla Perego Strade alla General Contractor. "Al rientro delle ferie Pavone si era auto presentato e ci aveva detto "se avete delle beghe per quanto riguarda la Perego Strade, passatele a Barone" che si sarebbe occupato anche di nuove (e sospette) assunzioni, per le quali la teste non ha saputo però fornire ulteriori dettagli.
"Pavone e Barone li ho visti negli uffici" ha spiegato una centralinista della Perego Holding approdata poi anche'ella alla Perego General Contractor. "Pavone era il braccio destro di Ivano" ha affermato. "E Barone era il braccio sinistro di Pavone?" ha quindi domandato la dottoressa Cecchelli ricevendo risposta affermativa.
"Pavone e Barone pensavo fossero arrivati insieme, che si conoscessero già da prima" ha confermato un'altra signorina, riferendo però sue "sensazioni". "Mi sembravano affiatati tra di loro, almeno fino a un certo punto, poi sempre meno...". La stessa ha parlato anche di Salvatore Strangio (condannato anch'egli a Milano): "mi è stato presentato come geometra ma avevo capito che non lo era". Il nome dell'uomo, risultato poi legato ai boss calabresi, è stato fatto anche da un'altra impiegata che ha parlato del pagamento di fatture intestate a una società riconducibile allo stesso, società che era anche tra i fornitori della Perego General Contractor.
"Io non ho fatto nulla di male, non so che aiuto posso darvi" ha invece riferito, quasi a giustificarsi, un escavatorista, apparso particolarmente teso durante la sua deposizione, durante la quale si è più volte contraddetto riuscendo però ad aggiungere un tassello interessante: la presenza, sui cantieri, dopo l'arrivo della "squadra" composta da Pavone, Barone e Strangio, di "padroncini non della zona, penso calabresi o comunque meridionali". Non sono infine passate sottotraccia nemmeno le "macchinone" utilizzate da nuovi e vecchi "capi". Ne ha riferito non solo la dipendente addetta proprio alla gestione del parco auto aziendale che ha segnalato l'aumento delle spese per le auto private in uso a Andrea Pavone, Giovanni Barone, Ivano Perego e Salvatore Strangio ma anche le altre colleghe oggi escusse come testi che hanno bollato, più o meno con convinzione, come fuori luogo lo sfoggio di quei bolidi quando già le cose, per le diverse aziende, si erano messe male. C'è infatti chi ha parlato degli stipendi in ritardo, chi dei "fornitori che chiamavano sempre per essere pagati", chi ancora ha riferito di "posizioni aperte, fornitori che non ci davano più materiale" e di continue telefonate in sede dai cantieri dove "impazzivano perché mancava il materiale per poter andare avanti".
La prossima udienza è fissata per il mese di aprile.
Alice Mandelli