Mandic: reparti in forte carenza di organico, primariati coperti da facenti funzione seppur molto validi, mancata nomina del direttore amministrativo
E’di questi giorni la notizia dell’eccezionale intervento di micro laparoscopia effettuato al San Leopoldo Mandic dall’equipe del dottor Gregorio Del Boca, primario di Ostetricia ginecologia, una “colonna” portante dell’ospedale di Merate.
Un altro primato del nostro presidio, classificato come struttura media, decisamente in linea con i più moderni standard di logistica e capienza. Un altro fiore all’occhiello di un reparto all’avanguardia anche nell’accoglienza delle pazienti con un altissimo grado di soddisfazione.
Ma a fronte dell’impegno del personale a mantenere elevata la qualità delle prestazioni dobbiamo purtroppo registrare un atteggiamento a dir poco mortificante da parte della direzione generale dell’azienda ospedaliera oggi retta dal commissario straordinario Giuseppina Panizzoli. Avevamo auspicato l’immediata sostituzione di Giacomo Molteni riferimento solido per gli operatori del presidio, con altra figura di adeguato profilo. Invece la dottoressa Panizzoli, certo mal consigliata (ma ognuno si circonda dei consiglieri che merita) ha deciso di spacchettare le competenze del dottor Molteni assegnandole qua e là a dirigenti lecchesi che dal 3 novembre hanno preso il vezzo di piombare a Merate e dettare legge, pretendendo di “rimettere le cose a posto” e di “insegnare come si lavora”.
Diciamo subito che questi signori, dalla Panizzoli in giù – e faremo nomi e aneddoti se l’atteggiamento non cambierà – hanno sbagliato posto per fare i gradassi. Di sicuro il personale del Mandic non ha nulla da imparare da quello del Manzoni, meno che mai in materia amministrativa.
Con un po’ di coraggio la dottoressa Panizzoli avrebbe potuto scegliere “sulla piazza” anche sfidando l’ira dei 5 stelle. C’è gran bisogno di competenza e per tutto il resto c’è la legge che regola il rapporto di lavoro in caso di guai giudiziari. Neppure la dottoressa Patrizia Monti, che pure deve l’intera carriera al Mandic ha mosso un dito e ora dalle corsie del presidio giungono segnali sempre più preoccupanti. E non solo da lì: pare che anche le delibere per i rinnovi degli accordi con Fare Salute e Retesalute siano in contestazione. Ma può un commissario mettere in discussione quanto deliberato da due direttori generali effettivi, Ambrogio Bertoglio e Mauro Lovisari?
Diremmo proprio di no! Giuseppina Panizzoli soffre di tre sindromi:
a) viene dalla regione dove saranno anche abili con le scartoffie ma quando scendono in campo si accorgono della differenza tra la teoria e la pratica;
b) non ha alcuna competenza sanitaria, se non come paziente o parente di pazienti (esattamente come chi scrive);
c) è a tempo, nel senso che Mauro Lovisari, titolare effettivo della direzione generale dell’AO potrebbe anche rientrare tra qualche mese. E comprensibile dunque che si muova con la massima circospezione, restando rigorosamente nei binari del protocollo.
Ma i manager davvero operativi si posizionano quasi sempre ai margini del protocollo, dentro la legge ma ai limiti per non rischiare né eccessi né immobilismi, entrambi dannosi per sé e per la struttura che dirigono.
A volte si devono forzare le norme per evitare che manchi uno strumento essenziale in sala operatoria. Meglio un rimbrotto dalla Regione che un avviso di garanzia. E chi vuol capire ha certo capito.
Del resto i direttori generali della sanità passano mentre il San Leopoldo Mandic è aperto da quasi 160 anni. Un inciso a proposito di Dg: venerdì sera a Olgiate Walter Bergamaschi ha illustrato la riforma sanitaria. Ad ascoltarlo c’era il vertice Asl ma a parte qualche dirigente medico, nessuno dell’AO. Una sgradevole assenza.
Ma tornando al presidio ci sono situazioni al limite del collasso: il pronto soccorso e la Pediatria, in forte carenza di organico, la Rianimazione che lavora con un (ottimo) primario facente funzioni e i “gettonisti”, l’Ortopedia che tra poche settimane non potrà più contare sul primario, Minnici e, probabilmente neppure sulla dottoressa Viganò alla quale altre aziende ospedaliere hanno offerto una sistemazione meno precaria.
Ci vuole più coraggio e determinazione, meno attenzione alla burocrazia e più al malato e ai suoi bisogni. Altro che “on demand”; la vogliamo vedere la fila di persone in attesa che gli addetti alla portineria stampino i referti clinici. Ma è questo il problema dell’ospedale? Ohee, avete voglia di scherzare lì a Germanedo?
Noi continuiamo con cieco ottimismo a credere che questa fase sia solo transitoria e che i successi del presidio di Via Cerri saranno adeguatamente considerati dalla direzione aziendale e da quella regionale. Ma per favore dottoressa Panizzoli metta le cose a posto, come si deve.
E anche la museruola a alcuni collaboratori/trici che pensano di scendere a Merate trattando i lavoratori come fossero figli di un dio minore. Chi ci ha provato in passato ha finito per farsi male. E’ vero, Lei prima o poi tornerà in regione, ma vuole essere ricordata con riconoscenza come i suoi predecessori o come un burocrate di cui ci si è liberati sempre troppo tardi?
Un altro primato del nostro presidio, classificato come struttura media, decisamente in linea con i più moderni standard di logistica e capienza. Un altro fiore all’occhiello di un reparto all’avanguardia anche nell’accoglienza delle pazienti con un altissimo grado di soddisfazione.
Il dottor Gregorio Del Boca
primario del reparto di ostetricia-ginecologia
primario del reparto di ostetricia-ginecologia
Ma a fronte dell’impegno del personale a mantenere elevata la qualità delle prestazioni dobbiamo purtroppo registrare un atteggiamento a dir poco mortificante da parte della direzione generale dell’azienda ospedaliera oggi retta dal commissario straordinario Giuseppina Panizzoli. Avevamo auspicato l’immediata sostituzione di Giacomo Molteni riferimento solido per gli operatori del presidio, con altra figura di adeguato profilo. Invece la dottoressa Panizzoli, certo mal consigliata (ma ognuno si circonda dei consiglieri che merita) ha deciso di spacchettare le competenze del dottor Molteni assegnandole qua e là a dirigenti lecchesi che dal 3 novembre hanno preso il vezzo di piombare a Merate e dettare legge, pretendendo di “rimettere le cose a posto” e di “insegnare come si lavora”.
Il dottor Giacomo Molteni,
ex direttore amministrativo di presidio
ex direttore amministrativo di presidio
Diciamo subito che questi signori, dalla Panizzoli in giù – e faremo nomi e aneddoti se l’atteggiamento non cambierà – hanno sbagliato posto per fare i gradassi. Di sicuro il personale del Mandic non ha nulla da imparare da quello del Manzoni, meno che mai in materia amministrativa.
Con un po’ di coraggio la dottoressa Panizzoli avrebbe potuto scegliere “sulla piazza” anche sfidando l’ira dei 5 stelle. C’è gran bisogno di competenza e per tutto il resto c’è la legge che regola il rapporto di lavoro in caso di guai giudiziari. Neppure la dottoressa Patrizia Monti, che pure deve l’intera carriera al Mandic ha mosso un dito e ora dalle corsie del presidio giungono segnali sempre più preoccupanti. E non solo da lì: pare che anche le delibere per i rinnovi degli accordi con Fare Salute e Retesalute siano in contestazione. Ma può un commissario mettere in discussione quanto deliberato da due direttori generali effettivi, Ambrogio Bertoglio e Mauro Lovisari?
Il dottor Giuseppe Minnici,
primario del reparto di ortopedia
primario del reparto di ortopedia
Diremmo proprio di no! Giuseppina Panizzoli soffre di tre sindromi:
a) viene dalla regione dove saranno anche abili con le scartoffie ma quando scendono in campo si accorgono della differenza tra la teoria e la pratica;
b) non ha alcuna competenza sanitaria, se non come paziente o parente di pazienti (esattamente come chi scrive);
c) è a tempo, nel senso che Mauro Lovisari, titolare effettivo della direzione generale dell’AO potrebbe anche rientrare tra qualche mese. E comprensibile dunque che si muova con la massima circospezione, restando rigorosamente nei binari del protocollo.
Il primario del pronto soccorso, dottor Giovanni Buonocore
Ma i manager davvero operativi si posizionano quasi sempre ai margini del protocollo, dentro la legge ma ai limiti per non rischiare né eccessi né immobilismi, entrambi dannosi per sé e per la struttura che dirigono.
A volte si devono forzare le norme per evitare che manchi uno strumento essenziale in sala operatoria. Meglio un rimbrotto dalla Regione che un avviso di garanzia. E chi vuol capire ha certo capito.
Del resto i direttori generali della sanità passano mentre il San Leopoldo Mandic è aperto da quasi 160 anni. Un inciso a proposito di Dg: venerdì sera a Olgiate Walter Bergamaschi ha illustrato la riforma sanitaria. Ad ascoltarlo c’era il vertice Asl ma a parte qualche dirigente medico, nessuno dell’AO. Una sgradevole assenza.
Il dottor Marco Rataggi, primario facente funzioni
del raparto di anestesia-rianimazione
del raparto di anestesia-rianimazione
Ma tornando al presidio ci sono situazioni al limite del collasso: il pronto soccorso e la Pediatria, in forte carenza di organico, la Rianimazione che lavora con un (ottimo) primario facente funzioni e i “gettonisti”, l’Ortopedia che tra poche settimane non potrà più contare sul primario, Minnici e, probabilmente neppure sulla dottoressa Viganò alla quale altre aziende ospedaliere hanno offerto una sistemazione meno precaria.
Ci vuole più coraggio e determinazione, meno attenzione alla burocrazia e più al malato e ai suoi bisogni. Altro che “on demand”; la vogliamo vedere la fila di persone in attesa che gli addetti alla portineria stampino i referti clinici. Ma è questo il problema dell’ospedale? Ohee, avete voglia di scherzare lì a Germanedo?
Il dottor Felice Cogliati, neo primario
facente funzioni della pediatria
facente funzioni della pediatria
Noi continuiamo con cieco ottimismo a credere che questa fase sia solo transitoria e che i successi del presidio di Via Cerri saranno adeguatamente considerati dalla direzione aziendale e da quella regionale. Ma per favore dottoressa Panizzoli metta le cose a posto, come si deve.
E anche la museruola a alcuni collaboratori/trici che pensano di scendere a Merate trattando i lavoratori come fossero figli di un dio minore. Chi ci ha provato in passato ha finito per farsi male. E’ vero, Lei prima o poi tornerà in regione, ma vuole essere ricordata con riconoscenza come i suoi predecessori o come un burocrate di cui ci si è liberati sempre troppo tardi?
Claudio Brambilla