Missaglia: accusato di 'tentato omicidio', Arata risponde alle domande del giudice

Il tribunale di Lecco
Non si è avvalso della facoltà di non rispondere e, assistito di fiducia dall'avvocato Luca Marsigli,  ha reso dichiarazione interloquendo con il Gip del Tribunale di Lecco dottor Massimo Mercaldo delegato per l'interrogatorio di garanzia dall'omologo del Foro di Monza Anna Magelli firmataria dell'ordinanza di custodia cautelare in carcere. Il missagliese Luciano Arata, 33 anni appena con qualche precedente penale, ha così fornito quest'oggi presso il Palazzo di Giustizia di Corso Promessi sposi, la propria versione di quanto accorso la sera del 17 maggio scorso in via Caboto a Bernareggio dove sono stati esplosi diversi colpi d'arma da fuoco all'indirizzo di Vincenzo C., 44enne pregiudicato, uscito quasi indenne da quello che gli inquirenti avevano indicato fin da subito come un agguato non legato alla criminalità organizzata ma piuttosto inquadrato nel giro di conoscenze della vittima stessa.
Stando infatti alle risultanze investigative, con le indagini condotte dai Carabinieri della Compagnia di Vimercate agli ordini del Capitano Marco D'Aleo, quella sera il 44enne avrebbe avuto un alterco decisamente acceso, fuori da un locale di Bernareggio, con Cristian Colombo, 23 anni e il fratello di quest'ultimo, un ragazzo di appena 17 anni la cui posizione è ora al vaglio del Tribunale dei Minori.
Lo stesso Colombo, raggiunto anch'egli da ordinanza di custodia cautelare in carcere nella giornata di ieri e comparso quest'oggi dinnanzi al Gip Anna Magelli difeso dall'avvocato Jessica Martino del Foro di Milano, avrebbe così contattato telefonicamente suo cognato Luciano Arata ben conscio del fatto che il missagliese avesse nelle proprie disponibilità una pistola. Rincasando, Vincenzo C., avrebbe così trovato ad attenderlo "i rivali" che non avrebbero esitato a scaricare al suo indirizzo una sventagliata di proiettili: ben 5 i colpi esplosi, uno dei quali ha colpito - fortunatamente di striscio - lo zigomo della vittima, poi prontamente soccorsa dai sanitari intervenuti sul posto.
Velocemente gli uomini dell'Arma, mettendo insieme più elementi, a partire dalla testimonianza del ferito, sono giunti ad Arata che, già il 6 giugno scorso, in effetti, era comparso dinnanzi al Gip del Tribunale di Lecco per la convalida dell'arresto operato dai Carabinieri di Vimercate in quanto, nel corso di una perquisizione presso la propria abitazione, era risultato in possesso di una Beretta calibro 7.65 con matricola abrasa. Porto ingiustificato d'arma da fuoco l'ipotesi di reato contestatagli. Assistito anche in quell'occasione dall'avvocato Marsigli, il missagliese era tornato a casa da uomo libero: il dottor Mercaldo aveva infatti convalidato il fermo non ritenendo però vi fossero esigenze per giustificare la custodia cautelare in carcere del 33enne al quale comunque era stata sequestrata la pistola, inviata poi al Ris di Parma per la comparazione tra la stessa e i bossoli trovati sul luogo della sparatoria. Giunta la conferma della compatibilità, su richiesta del sostituto procuratore Donata Costa, il gip monzese Anna Magelli nella giornata di ieri ha emesso le due ordinanze di custodia cautelare in carcere per Arata e il cognato Colombo (trasmessi invece al Tribunale dei minori, come già specificato, gli atti relativi alla posizione del 17enne).
Quest'oggi gli interrogatori di garanzia. Pesanti le accuse mosse nei confronti del 33enne di Missaglia: al posto ingiustificato d'arma da fuoco si è aggiunto infatti il tentato omicidio.
A.M.
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