Oggiono: presentati i risultati del progetto di recupero di Villa Sironi, durato tre anni
Presentati i risultati del progetto di recupero e rifunzionalizzazione di Villa Sironi a Oggiono. Questa mattina, venerdì 6 marzo, si è tenuto un pubblico evento che, riunendo i vari enti coinvolti nell'importante opera di riqualifica, ha dato modo di mostrare il percorso compiuto fino alla fine del cantiere, ufficialmente chiuso alla fine dello scorso anno dopo tre anni di lavoro.
L'opera, denominata "La pietra e la storia", è stata finanziata dall'Unione europea mediante un contributo destinato alle progettualità che si trovano a cavallo tra le zone di confine (http://www.pietraestoria.eu/index.html).
In questo caso, è evidente la vicinanza con il territorio svizzero, con il quale è stato avviato un rapporto di collaborazione che nel caso della confederazione elvetica è stato sostenuto con fondi propri (la Svizzera non fa parte dell'Unione europea).
"Il progetto ha avuto un duplice obiettivo: il recupero di Villa Sironi per la destinazione a usi culturali e civici grazie alla volontà delle amministrazioni comunali succedutesi e la creazione di un itinerario culturale e turistico sulla base dei beni architettonici e dei manufatti lapidei di cui è occupata la scuola universitaria professionale della Svizzera italiana (Supsi)" ha spiegato Luisa Lovisolo di Futura Europa che ha coordinato la partnership e l'assistenza amministrativa.
Come ha ricordato Michele Amadò della Supsi, il punto in comune del progetto Interreg 2007-2013 si è basato sulla conformità geologica che caratterizza i due territori, vale a dire la presenza massiccia della pietra lapidea.
Oltre all'indagine degli edifici che hanno usato l'arenaria in architettura, la Supsi ha eseguito, nel caso di Villa Sironi, lo studio analitico dei materiali lapidei naturali e artificiali di superfici esterne e interne e la creazione dei rapporti di analisi utili al progetto di conservazione.
Villa Sironi, distribuita su quattro piani per una superficie complessiva di circa 780 mq, è stata costruita nel 1912 su progetto dell'architetto Enrico Barbieri su volontà del ragioniere Guido Sironi (la portineria è stata realizzata negli anni Venti). La villa, denominata ‘La baita', è riconducibile allo stile liberty-coppedè, quest'ultimo caratterizzato dall'enfasi del motivo decorativo e dall'assemblaggio di diversi elementi.
L'edificio, come dicevamo è costruito in arenaria coltivata localmente, come ampiamente visibile su tutti i lati, interrotti solo dalla fascia intonacata. "L'intervento è andato a preservare i materiali e a interrompere le cause del degrado. Si è affrontato poi il tema della rifunzionalizzazione, ovvero l'individuazione degli spazi e delle funzioni in relazione alle nuove destinazioni" ha spiegato nel suo intervento l'architetto Roberto Spreafico.
Le operazioni di recupero hanno quindi riguardato diversi aspetti come l'inserimento di un ascensore nel disimpegno per consentire l'accesso ai disabili e di una struttura metallica nel sottotetto, che è servita per ricavare un'ampia aula. Sono stati poi ampliati i servizi igienici per uso comunitario e inserite nuove tecnologie: l'isolamento nella copertura, la sostituzione e il riuso delle tegole, l'impianto di riscaldamento innovativo che lavora in parte con il solare termico, il riscaldamento a irraggiamento (nel rispetto della struttura è stato inserito a pavimento e, dove non è stato possibile, nel soffitto).
Per quanto concerne le parti esterne, queste sono state rivestite con lamiere in rame per proteggerle dall'acqua. "Le infiltrazioni dovute alle coperture e ai serramenti con scarsa tenuta erano infatti uno dei problemi principali della Villa" ha aggiunto l'architetto Spreafico.
Il recupero della struttura in arenaria compromessa, come il camino, ha visto il recupero del materiale originario, l'inserimento di rinforzi e di fasce metalliche, oltre alla copertura in rame per preservarlo dal degrado.
Sono stati inoltre recuperati i gradini e il fregio esterno (rifatto con la tecnica del graffito), mentre sono stati rinnovati o sostituiti i pavimenti lignei e quelli in ceramica.
Infine, sono stati rivisti anche i serramenti mediante l'inserimento di vetrate termiche moderne che consentono una maggiore efficienza energetica.
"La parte importante del progetto è stata quella di valorizzare tutte le parti originarie grazie al lavoro delle maestranze per consentire a tutti di poter usufruire di questi rinnovati spazi godendo di questo meraviglioso panorama sui laghi e le Prealpi di cui si era innamorato il ragionier Sironi all'inizio del secolo quando aveva realizzato la sua villa" ha concluso l'architetto.
Nel pomeriggio la villa è stata aperta al pubblico che ha potuto seguire visite guidate per apprezzare il recupero complessivo dell'edificio.
Villa Sironi di Oggiono
L'opera, denominata "La pietra e la storia", è stata finanziata dall'Unione europea mediante un contributo destinato alle progettualità che si trovano a cavallo tra le zone di confine (http://www.pietraestoria.eu/index.html).
In questo caso, è evidente la vicinanza con il territorio svizzero, con il quale è stato avviato un rapporto di collaborazione che nel caso della confederazione elvetica è stato sostenuto con fondi propri (la Svizzera non fa parte dell'Unione europea).
Nella foto di sinistra il segretario tecnico congiunto del programma di cooperazione Italia-Svizzera, nella foto di destra il sindaco di Oggiono Roberto Ferrari e l'architetto Roberto Spreafico
In primo piano a sinistra Mauro Sala, comandante della polizia locale di Oggiono e, al fianco, Nicolino Ombrosi, maresciallo dei Carabinieri
"Il progetto ha avuto un duplice obiettivo: il recupero di Villa Sironi per la destinazione a usi culturali e civici grazie alla volontà delle amministrazioni comunali succedutesi e la creazione di un itinerario culturale e turistico sulla base dei beni architettonici e dei manufatti lapidei di cui è occupata la scuola universitaria professionale della Svizzera italiana (Supsi)" ha spiegato Luisa Lovisolo di Futura Europa che ha coordinato la partnership e l'assistenza amministrativa.
Un particolare del camino e dell'esterno di Villa Sironi
Come ha ricordato Michele Amadò della Supsi, il punto in comune del progetto Interreg 2007-2013 si è basato sulla conformità geologica che caratterizza i due territori, vale a dire la presenza massiccia della pietra lapidea.
Oltre all'indagine degli edifici che hanno usato l'arenaria in architettura, la Supsi ha eseguito, nel caso di Villa Sironi, lo studio analitico dei materiali lapidei naturali e artificiali di superfici esterne e interne e la creazione dei rapporti di analisi utili al progetto di conservazione.
A sinistra, in piedi, Michele Amadò della Supsi. Nella foto di destra Luisa Lovisolo di Futura Europa
Villa Sironi, distribuita su quattro piani per una superficie complessiva di circa 780 mq, è stata costruita nel 1912 su progetto dell'architetto Enrico Barbieri su volontà del ragioniere Guido Sironi (la portineria è stata realizzata negli anni Venti). La villa, denominata ‘La baita', è riconducibile allo stile liberty-coppedè, quest'ultimo caratterizzato dall'enfasi del motivo decorativo e dall'assemblaggio di diversi elementi.
L'edificio, come dicevamo è costruito in arenaria coltivata localmente, come ampiamente visibile su tutti i lati, interrotti solo dalla fascia intonacata. "L'intervento è andato a preservare i materiali e a interrompere le cause del degrado. Si è affrontato poi il tema della rifunzionalizzazione, ovvero l'individuazione degli spazi e delle funzioni in relazione alle nuove destinazioni" ha spiegato nel suo intervento l'architetto Roberto Spreafico.
Immagini dei dettagli della facciata esterna della Villa e del terrazzo restaurato
Le operazioni di recupero hanno quindi riguardato diversi aspetti come l'inserimento di un ascensore nel disimpegno per consentire l'accesso ai disabili e di una struttura metallica nel sottotetto, che è servita per ricavare un'ampia aula. Sono stati poi ampliati i servizi igienici per uso comunitario e inserite nuove tecnologie: l'isolamento nella copertura, la sostituzione e il riuso delle tegole, l'impianto di riscaldamento innovativo che lavora in parte con il solare termico, il riscaldamento a irraggiamento (nel rispetto della struttura è stato inserito a pavimento e, dove non è stato possibile, nel soffitto).
Per quanto concerne le parti esterne, queste sono state rivestite con lamiere in rame per proteggerle dall'acqua. "Le infiltrazioni dovute alle coperture e ai serramenti con scarsa tenuta erano infatti uno dei problemi principali della Villa" ha aggiunto l'architetto Spreafico.
Il recupero della struttura in arenaria compromessa, come il camino, ha visto il recupero del materiale originario, l'inserimento di rinforzi e di fasce metalliche, oltre alla copertura in rame per preservarlo dal degrado.
Sono stati inoltre recuperati i gradini e il fregio esterno (rifatto con la tecnica del graffito), mentre sono stati rinnovati o sostituiti i pavimenti lignei e quelli in ceramica.
Infine, sono stati rivisti anche i serramenti mediante l'inserimento di vetrate termiche moderne che consentono una maggiore efficienza energetica.
"La parte importante del progetto è stata quella di valorizzare tutte le parti originarie grazie al lavoro delle maestranze per consentire a tutti di poter usufruire di questi rinnovati spazi godendo di questo meraviglioso panorama sui laghi e le Prealpi di cui si era innamorato il ragionier Sironi all'inizio del secolo quando aveva realizzato la sua villa" ha concluso l'architetto.
Nel pomeriggio la villa è stata aperta al pubblico che ha potuto seguire visite guidate per apprezzare il recupero complessivo dell'edificio.
M.Mau.