Casatenovo: Moni Ovadia parla di ‘identità e integrazione’, di guerra e di diritti umani

Un artista a tutto tondo, impegnato da sempre nella difesa dei diritti umani. Moni Ovadia, scrittore, musicista ed attore, è stato ospite nella serata di lunedì all'Auditorium di Casatenovo, per un incontro sul tema "Identità e integrazione", organizzato in collaborazione con l'associazione La Semina di Merate.

Moni Ovadia con Claudia Crevenna

Una chiacchierata, "mediata" da Claudia Crevenna, sui temi caldi del momento storico attuale: dal terrorismo all'immigrazione, passando per la guerra e gli interessi dei potenti. Partendo dai recenti attentati di Parigi. "Il mondo è pieno di brutalità ed efferatezza, ciò che è capitato in Francia ne è l'esempio. Ma accadono tragedie anche peggiori. Abbiamo forse già dimenticato i morti di Ankara? Del resto i media non ce li hanno mostrati così tanto. Abbiamo visto innumerevoli volte le immagini delle Twin Towers... ma i morti innocenti per gli ‘effetti collaterali' dei bombardamenti durante la guerra che è seguita? Qui sta il problema identitario. Riteniamo che il nostro sangue sia più rosso di quello degli altri" ha detto Ovadia.
L'artista ha quindi tentato di rispondere a un quesito che probabilmente molti si sono posti. Cosa spinge un giovane di 20-30 anni a farsi esplodere? Come si spiegano folli attentati suicidi? "Dobbiamo distinguere tra il mandante e l'esecutore. Se hai avuto una vita infame e sei senza prospettive per il futuro, è facile credere a un seminatore d'odio che ti propone un'occasione per fare l'eroe, per dare un senso alla tua esistenza. Per altri invece, magari relativamente benestanti e istruiti, è insopportabile il senso di ingiustizia e di segregazione, che senti per te e per la tua gente. I conflitti degli ultimi quindici anni hanno acuito questo malessere. Lo stesso Tony Blair ha chiesto scusa per la guerra in Iraq, senza la quale l'Isis non esisterebbe. Bush e Blair hanno scatenato una guerra partendo da un cumulo di menzogne, eppure non sono stati processati all'Aja. Come pretendiamo che i giovani arabi guardino all'occidente come società civile e giusta?".


Alla base, quindi, un'ambiguità di fondo nella politica estera delle potenze occidentali e una "finta" legalità internazionale, sottolineata da Ovadia con diversi esempi. Dall'occupazione della Palestina da parte di Israele nonostante le risoluzioni Onu passando per gli Stati Uniti che lottano contro il terrorismo ma sono partner dell'Arabia Saudita, (finanziatore dei terroristi) fino all'alleanza con la Turchia sebbene Ankara bombarda i curdi (gli unici a combattere corpo a corpo contro lo Stato Islamico). "Tre guerre criminali sono servite a scatenare l'inferno in quell'area, facendo guadagnare i venditori di armi e di carne umana. Parigi è un epifenomeno terrificante ma fa parte di questo scenario. E in tutto ciò, Hollande inneggia nuovamente alla guerra. Prendendo le armi si da legittimazione allo Stato Islamico, che andrebbe combattuto attraverso l'intelligence, la diplomazia, non comprando il petrolio dell'Isis, bloccando il commercio delle armi nell'area e sostenendo i curdi. Non c'è via alla pace, è la pace la via".


La scusa del buon occidente contro l'islam cattivo deve dunque essere evitata. "Un pugno di assassini fa una strage e tutti i musulmani devono fare professione di moderazione? Allora tutti i siciliani devono chiedere scusa per la mafia? Inoltre la stragrande maggioranza dei morti a causa dell'Isis sono musulmani". Indagato dunque l'Islam e la sua (vera o presunta) inclinazione alla violenza. "Nel Corano si dice anche che chiunque uccide una vita, ha ucciso la Vita: nessuno può assassinare e dire di averlo fatto in nome di Allah. Come in tutti i libri sacri, altri versetti sono terrificanti. Ma si legge anche che se Allah avesse voluto una sola Umma (comunità religiosa) l'avrebbe fatta lui e se avesse voluto tutti gli uomini credenti lo avrebbe fatto lui. Le popolazioni musulmane hanno subito violentemente il colonialismo, e ne portano il segno".
Ovadia ha quindi riflettuto sulla "retorica di Hitler", l'individuazione di un soggetto come il male assoluto, dimenticando che la seconda guerra mondiale non è stata causata dal solo nazismo, ma anche da tutti gli interessi che ne hanno favorito l'ascesa e dall'atteggiamento delle altre nazioni.


Citando "Le supplici" di Eschilo ha poi approfondito il concetto di identità, rifacendosi anche alla religioni, nonostante lui, nato in Bulgaria da famiglia ebrea, si professa non credente. "C'è un solo essere umano su questa Terra e se non accettiamo che i nostri morti vanno pianti e rispettati come i loro, ci sarà sempre frustrazione e violenza. Dopo i greci, la più grande lezione su questo tema ci arriva dal monoteismo. La creazione è creazione dell'uomo universale, non dell'ebreo o del cristiano. Uno solo il concepimento, poi la separazione. Prima l'uomo e poi la donna, perché nella logica della creazione si parte dalle cose semplici per arrivare a quelle complesse. Anche dal punto di vista scientifico, da almeno 40 mila anni esiste solo l'homo sapiens" ha detto Ovadia. Un concetto di fratellanza attraverso il quale va guardata anche la questione dell'immigrazione.


"In Europa è bastato qualche migrante per far alzare muri e barricate. Non bisogna dimenticare il passato, i 30 milioni di emigrati italiani. L'identità è mobile, come dimostro io stesso. Ebreo con origini spagnole, nato in un paese slavo, cresciuto e vissuto a Milano. Solo l'identità di uomo permette di accedere alle identità specifiche. Ho 70 anni, ricordo i cartelli ‘Via i terroni', ‘Non si affitta ai meridionali'. E poi, chi aveva ragione? Per l'integrazione basta una generazione" citando Frank Sinatra, figlio di immigrati siciliani, diventata "The voice", simbolo dell'America del suo tempo.
"Ognuno ha la sua religione, è la spiritualità ciò di cui ci dobbiamo occupare, quella ricerca interiore che ci fa muovere. A governare il mondo, oggi, è il mercato. Solo chi vuole il potere per sé ha interesse nel fare una guerra. Se c'è stato un creatore... quando ha fatto l'uomo qualcosa gli è sfuggito..." ha quindi concluso Moni Ovadia.
A.Z.
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