Casatenovo: i temi dell'immigrazione e dell'accoglienza nel presepe dell'oratorio, ispirato alle parole di Papa Francesco
"Apriamo le porte della Chiesa, tutti vi possono trovare rifugio!".
Si trova posto sotto queste parole, tra due porte dischiuse, il presepe 2015 dell'oratorio San Giorgio di Casatenovo. E proprio da questo discorso, pronunciato da Papa Francesco nell'anno del Giubileo Straordinario, è nata l'idea per l'allestimento di quest'anno.
Il presepe oratoriano della parrocchia di Casatenovo è infatti un evento ormai tradizionale: da tantissimi anni, ragazzi e giovani, mamme e papà, nonni e volontari, uniscono le loro forze per realizzarlo nei locali dell'oratorio. E, ogni anno, la Sacra Famiglia viene posta in un'ambientazione diversa, con scenografie e temi particolari, ma sempre realizzati con cura e fonte di riflessione.
"Quest'anno siamo partiti proprio da questa frase di papa Francesco e abbiamo deciso di affrontare il tema dell'accoglienza, dell'immigrazione", ha spiegato Emanuel, uno dei tanti giovani del gruppo impegnato nella realizzazione del presepe. L'inaugurazione di domenica pomeriggio, durante la Festa di Natale dell'oratorio, ha consegnato a tantissimi bambini e persone presenti il frutto del lavoro di due mesi.
Tra statuine, scenografie, luci e decorazioni, l'allestimento è infatti cominciato a novembre. "Ogni giorno leggiamo sui giornali di persone che decidono di mettersi in viaggio, per sfuggire alla fame, alla guerra e raggiungere un posto sicuro dove rifugiarsi. Perché non collocare Gesù Bambino in questo scenario? Gesù viene per tutti, in particolare per i bisognosi".
Tre le scene del presepe, che si sviluppa da sinistra verso destra, con la Natività collocata al centro, in primo piano. Un barca solca il mare, simbolo della speranza verso un futuro migliore. La spiaggia è invece simbolo di una presunta salvezza, una terra in cui poter trovare un nuovo futuro: lì i migranti ricevono soccorso. Ma tra la spiaggia e il villaggio di pescatori, sulla destra, è stata eretta una rete, un muro che sbarra la strada.
Un ostacolo che può essere anche mentale, di rifiuto per gli altri, di paura per il diverso, vissuto come una minaccia. Un ostacolo che simboleggia la negazione della libertà, del futuro, della speranza.
Ma c'è di più. "Una persona proveniente dal villaggio taglia la rete, per accogliere i migranti, per accogliere la Natività". Un tema più che mai attuale, quotidiano, dei nostri giorni, ma che si intreccia indissolubilmente con la storia di ciascuno e con il Vangelo: Giuseppe che, presi con sé Maria e Gesù, scappa in Egitto per sfuggire a Erode secondo l'avvertimento dell'Angelo del Signore. "Anche Gesù è stato un migrante. Ognuno di noi, nella propria storia, fin dagli albori dell'umanità è stato un migrante", hanno concluso i ragazzi.
"Grazie di cuore a tutti i volontari, che ogni anno ci regalano un presepe che è anche un'opera d'arte, sfidando il gelo, con impegno, con costanza. Grazie a loro possiamo ammirare la Natività del Signore", le parole di don Andrea Perego, vicario per la pastorale giovanile della comunità, che ha inaugurato il presepe con tantissimi presenti e bambini dell'oratorio.
Nei locali vicino al presepe è stata invece allestita la mostra dei "presepi di P.G.". "I volontari che hanno realizzato il presepe sono adulti, giovani e ragazzi, uniti dall'ideale del Vangelo, per consegnarci la bellezza, la gioia e la pace che il Presepe sempre rappresenta".
Dal faro alla spiaggia, dal vasto mare fino alla più piccola caratteristica della piazzetta del villaggio: anche quest'anno, tante persone hanno potuto contemplare nel presepe il Mistero della Nascita e la bellezza di un annuncio di speranza, pace e gioia.
Di seguito il significato del presepe nelle parole dei ragazzi che si sono occupati dell'installazione:
Si trova posto sotto queste parole, tra due porte dischiuse, il presepe 2015 dell'oratorio San Giorgio di Casatenovo. E proprio da questo discorso, pronunciato da Papa Francesco nell'anno del Giubileo Straordinario, è nata l'idea per l'allestimento di quest'anno.
Il presepe oratoriano della parrocchia di Casatenovo è infatti un evento ormai tradizionale: da tantissimi anni, ragazzi e giovani, mamme e papà, nonni e volontari, uniscono le loro forze per realizzarlo nei locali dell'oratorio. E, ogni anno, la Sacra Famiglia viene posta in un'ambientazione diversa, con scenografie e temi particolari, ma sempre realizzati con cura e fonte di riflessione.
"Quest'anno siamo partiti proprio da questa frase di papa Francesco e abbiamo deciso di affrontare il tema dell'accoglienza, dell'immigrazione", ha spiegato Emanuel, uno dei tanti giovani del gruppo impegnato nella realizzazione del presepe. L'inaugurazione di domenica pomeriggio, durante la Festa di Natale dell'oratorio, ha consegnato a tantissimi bambini e persone presenti il frutto del lavoro di due mesi.
Tra statuine, scenografie, luci e decorazioni, l'allestimento è infatti cominciato a novembre. "Ogni giorno leggiamo sui giornali di persone che decidono di mettersi in viaggio, per sfuggire alla fame, alla guerra e raggiungere un posto sicuro dove rifugiarsi. Perché non collocare Gesù Bambino in questo scenario? Gesù viene per tutti, in particolare per i bisognosi".
La mostra di presepi allestita in chiesina
Tre le scene del presepe, che si sviluppa da sinistra verso destra, con la Natività collocata al centro, in primo piano. Un barca solca il mare, simbolo della speranza verso un futuro migliore. La spiaggia è invece simbolo di una presunta salvezza, una terra in cui poter trovare un nuovo futuro: lì i migranti ricevono soccorso. Ma tra la spiaggia e il villaggio di pescatori, sulla destra, è stata eretta una rete, un muro che sbarra la strada.
Il taglio del nastro alla presenza di don Andrea Perego
(foto di Ildefonso Pennati)
Un ostacolo che può essere anche mentale, di rifiuto per gli altri, di paura per il diverso, vissuto come una minaccia. Un ostacolo che simboleggia la negazione della libertà, del futuro, della speranza.
I volontari che hanno allestito il presepe
Ma c'è di più. "Una persona proveniente dal villaggio taglia la rete, per accogliere i migranti, per accogliere la Natività". Un tema più che mai attuale, quotidiano, dei nostri giorni, ma che si intreccia indissolubilmente con la storia di ciascuno e con il Vangelo: Giuseppe che, presi con sé Maria e Gesù, scappa in Egitto per sfuggire a Erode secondo l'avvertimento dell'Angelo del Signore. "Anche Gesù è stato un migrante. Ognuno di noi, nella propria storia, fin dagli albori dell'umanità è stato un migrante", hanno concluso i ragazzi.
"Grazie di cuore a tutti i volontari, che ogni anno ci regalano un presepe che è anche un'opera d'arte, sfidando il gelo, con impegno, con costanza. Grazie a loro possiamo ammirare la Natività del Signore", le parole di don Andrea Perego, vicario per la pastorale giovanile della comunità, che ha inaugurato il presepe con tantissimi presenti e bambini dell'oratorio.
Nei locali vicino al presepe è stata invece allestita la mostra dei "presepi di P.G.". "I volontari che hanno realizzato il presepe sono adulti, giovani e ragazzi, uniti dall'ideale del Vangelo, per consegnarci la bellezza, la gioia e la pace che il Presepe sempre rappresenta".
Dal faro alla spiaggia, dal vasto mare fino alla più piccola caratteristica della piazzetta del villaggio: anche quest'anno, tante persone hanno potuto contemplare nel presepe il Mistero della Nascita e la bellezza di un annuncio di speranza, pace e gioia.
Di seguito il significato del presepe nelle parole dei ragazzi che si sono occupati dell'installazione:
Un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe e gli disse: «Àlzati, prendi con te il bambino e sua madre, fuggi in Egitto e resta là finché non ti avvertirò: Erode infatti vuole cercare il bambino per ucciderlo».
Leggere queste parole tratte dal Vangelo di Matteo permette di renderci conto di come quelle vicende siano attuali ancora oggi, nonostante siano passati più di duemila anni.
Quotidianamente ci imbattiamo in notizie che ci avvertono di tristi realtà al di fuori della nostra vita. Migliaia e migliaia di persone che, quotidianamente, cercano un posto sicuro in cui rifugiarsi, talvolta intraprendendo un lungo viaggio fatto di paura, dolore, fatica e tristezza. E allora? Perché non collocare la culla di Gesù Bambino là, in quegli scenari pieni di orrore, rancore e odio? Gesù viene per tutti, ma in particolare per i bisognosi.
Tre scene possono riassumere e spiegare questo presepe:
-il MARE: è il segno della speranza verso un futuro migliore; pieno di insidie, pericoli ma pregnante di possibilità di riscatto, di sicurezza.
-la SPIAGGIA: è il segno di una "presunta" salvezza, in una terra nuova in cui i migranti possono trovare la forza di sognare un futuro per sé, per la propria famiglia e per i propri figli.
-il MURO: è il segno della salvezza negata. È quello sbarramento mentale che ci porta ad un rifiuto dell'altro, ad una paura del diverso che minaccia il nostro paese.
Ma se gli egiziani avessero fatto lo stesso con Gesù? Erode lo avrebbe certamente ucciso. Nonostante tutto anche Gesù è stato un migrante, ognuno di noi, nella propria storia, fin dagli albori dell'umanità è stato un migrante.
E allora, come ci invita a fare papa Francesco, "Apriamo le porte della Chiesa (e dei nostri cuori, aggiungerei io), tutti vi possano trovare rifugio! In particolare tutte quelle persone che scappano dalla fame, dalla miseria e dalla violenza, che abbandonano i propri cari nella loro terra natale per un viaggio verso l'ignoto. Facciamo in modo che questo "ignoto", distruggendo questa barriera, diventi accoglienza e comunione con l'altro, anche se diverso da noi.
Leggere queste parole tratte dal Vangelo di Matteo permette di renderci conto di come quelle vicende siano attuali ancora oggi, nonostante siano passati più di duemila anni.
Quotidianamente ci imbattiamo in notizie che ci avvertono di tristi realtà al di fuori della nostra vita. Migliaia e migliaia di persone che, quotidianamente, cercano un posto sicuro in cui rifugiarsi, talvolta intraprendendo un lungo viaggio fatto di paura, dolore, fatica e tristezza. E allora? Perché non collocare la culla di Gesù Bambino là, in quegli scenari pieni di orrore, rancore e odio? Gesù viene per tutti, ma in particolare per i bisognosi.
Tre scene possono riassumere e spiegare questo presepe:
-il MARE: è il segno della speranza verso un futuro migliore; pieno di insidie, pericoli ma pregnante di possibilità di riscatto, di sicurezza.
-la SPIAGGIA: è il segno di una "presunta" salvezza, in una terra nuova in cui i migranti possono trovare la forza di sognare un futuro per sé, per la propria famiglia e per i propri figli.
-il MURO: è il segno della salvezza negata. È quello sbarramento mentale che ci porta ad un rifiuto dell'altro, ad una paura del diverso che minaccia il nostro paese.
Ma se gli egiziani avessero fatto lo stesso con Gesù? Erode lo avrebbe certamente ucciso. Nonostante tutto anche Gesù è stato un migrante, ognuno di noi, nella propria storia, fin dagli albori dell'umanità è stato un migrante.
E allora, come ci invita a fare papa Francesco, "Apriamo le porte della Chiesa (e dei nostri cuori, aggiungerei io), tutti vi possano trovare rifugio! In particolare tutte quelle persone che scappano dalla fame, dalla miseria e dalla violenza, che abbandonano i propri cari nella loro terra natale per un viaggio verso l'ignoto. Facciamo in modo che questo "ignoto", distruggendo questa barriera, diventi accoglienza e comunione con l'altro, anche se diverso da noi.
Il treno degli emigranti (Gianni Rodari)
Non è grossa, non è pesante la valigia dell'emigrante...
C'è un po' di terra del mio villaggio, per non restar solo in viaggio...
un vestito, un pane, un frutto e questo è tutto.
Ma il cuore no, non l'ho portato: nella valigia non c'è entrato.
Troppa pena aveva a partire, oltre il mare non vuole venire.
Lui resta, fedele come un cane, nella terra che non mi dà pane:
un piccolo campo, proprio lassù...
Ma il treno corre: non si vede più.
Laura Vergani