Annone B.za: incontro con l’eurodeputato Salini e il giornalista Geninazzi sull’Europa
"Europa formato giovani", titolo della serata nata dalla collaborazione tra i giovani amministratori di Annone Brianza, Molteno e Rogeno (Laura Bartesaghi, Luca Rossini e Matteo Redaelli) non ha attirato un'ampia platea di ragazzi, ma nel complesso si sono registrate diverse presenze. Molti nfatti i rappresentanti amministrativi del territorio, a partire dal sindaco annonese Patrizio Sidoti, e gli esponenti politici come il consigliere comunale di Lecco Filippo Boscagli (Ncd) e il consigliere regionale Raffaele Straniero (PD).
L'incontro - che ha affrontato tematiche quali la disoccupazione e l'immigrazione - si è aperto con una domanda volta ad accorciare la distanza "generazionale" tra i relatori e il pubblico. Un tuffo nel passato per i due ospiti che hanno rievocato come vedevano l'Europa quando erano ventenni. "Quando avevo vent'anni c'era la Comunità economica europea (CEE) che aveva l'ambizione di creare un grande mercato di sei nazioni (oggi sono 28) per la libera circolazione di merci, persone, capitali e servizi. Questa tesi funzionalista, purtroppo, è quella che ha sempre animato la costruzione europea" ha esordito Geninazzi, ricordando che l'Europa ha poi trovato un nuovo slancio con l'ingresso dei paesi dell'Europa centrale e orientale. "Quando avevo 20 anni era un sogno. Per voi, qualcosa di più perché è una condizione, però non è più percepita come un compito".
Per Salini, invece, l'Europa era "una condizione più che il punto di arrivo" delle riflessioni di un giovane ventenne che pensava al suo futuro, all'interno di quello stato appena scosso dalla caduta della repubblica italiana. "A vent'anni, vedevo l'Europa ma non la guardavo. Guardavo all'Italia, solo poi ho capito l'importanza che aveva l'Europa".
Dopo questa domanda di apertura, il confronto è entrato nel vivo. "I profughi e l'immigrazione sono due cose diverse che si intrecciano. L'Europa sta andando in crisi su questo, molto più che sul problema dell'euro. C'è stato infatti un effetto cascata che ha segnato la fine di Schengen con la chiusura delle barriere da parte di alcuni stati: se finisce, cessa quel sogno di libera circolazione" ha commentato Geninazzi.
"L'Europa si ritrova ad avere Schengen indebolito, ma questa non è la causa della fine dell'Europa" ha ribattuto Salini. "Schengen è indebolito perché l'Europa non è mai nata nella forma che noi immaginiamo. Dal punto di vista dell'approccio concreto, il fatto che i paesi, di fronte alla debolezza dei confini dell'Eu, decidono di alzare di nuovo le barriere, significa che gli immigrati devono restare negli altri paesi. I 500 mila ingressi di immigrati in Grecia e 200 mila in Italia restano lì se vengono posti i confini dagli altri stati" ha aggiunto l'europarlamentare che, membro delle commissioni "Trasporti e turismo" e "Industria, ricerca e energia", non ha mancato di fare riferimento anche a temi economici.
"L'immigrazione è un fenomeno che non si può fermare: l'Europa nello scorso secolo ha invaso il mondo, oggi è il contrario. Come si fa a respingere gli immigrati? O vengono respinti subito o ci vogliono due o tre anni. E i profughi di guerra: è giusto accoglierli, ma perché non si pensa a un permesso temporaneo?" la domanda posta successivamente dal moderatore.
"Uno degli elementi che contribuisce a non arginare il fenomeno è il fatto che l'immigrazione è una risorsa di cui Europa non può fare a meno. In Italia il 40% dei ragazzi sotto 25 anni è disoccupato. Prima di dire che l'immigrazione è risorsa, si dovrebbe risolvere un problema sociale. Nel nostro paese non ci sono più risorse per i giovani perché viene dato grande spazio alle pensioni" ha rilanciato Salini, allacciandosi dunque al problema della disoccupazione giovanile presente in Italia. "Ospitare un immigrato è una necessità con cui bisogna fare i conti e l'Italia ha sempre dimostrato di sapere cosa fare con solidarietà e accoglienza, ma l'emergenza oggi sono i giovani, che vogliono avere la loro rivincita". Nel questionario che ha anticipato i temi della serata e compilato da un sessantina di giovani, una parola ricorrente era quella di unità. "Lo slogan dell'Unione europea, che era "unità nella diversità", è andato in crisi. Uno degli aspetti non trattati questa sera è quello culturale. Questi paesi si sentono minacciati non tanto dall'immigrato, ma dal diverso di cui si nutre diffidenza e paura. L'Europa non sa rispondere a questo perché ha costruito un mondo fasullo e leggendario" ha sintetizzato Geninazzi, ricordando che si dovrebbe guardare meno ai trattati, alle istituzioni e recuperare invece l'idea di uomo europeo come persona in grado di dialogare perché in possesso di auto critica.
"L'idea che il dialogo sia unità nell'omologazione costringe a un risultato che vediamo nella storia, allo snaturamento assoluto e alla guerra tra folli che non si riconoscono più. Per essere veramente europeo devi essere italiano e non dimenticarti di chi sei. Bisogna avere consapevolezza e forza nei negoziati con l'Europa, pur con l'unità che nasce dal realismo" la posizione di Salini.
L'incontro si è poi concluso con una serie di interventi da parte del pubblico.
L'incontro - che ha affrontato tematiche quali la disoccupazione e l'immigrazione - si è aperto con una domanda volta ad accorciare la distanza "generazionale" tra i relatori e il pubblico. Un tuffo nel passato per i due ospiti che hanno rievocato come vedevano l'Europa quando erano ventenni. "Quando avevo vent'anni c'era la Comunità economica europea (CEE) che aveva l'ambizione di creare un grande mercato di sei nazioni (oggi sono 28) per la libera circolazione di merci, persone, capitali e servizi. Questa tesi funzionalista, purtroppo, è quella che ha sempre animato la costruzione europea" ha esordito Geninazzi, ricordando che l'Europa ha poi trovato un nuovo slancio con l'ingresso dei paesi dell'Europa centrale e orientale. "Quando avevo 20 anni era un sogno. Per voi, qualcosa di più perché è una condizione, però non è più percepita come un compito".
Per Salini, invece, l'Europa era "una condizione più che il punto di arrivo" delle riflessioni di un giovane ventenne che pensava al suo futuro, all'interno di quello stato appena scosso dalla caduta della repubblica italiana. "A vent'anni, vedevo l'Europa ma non la guardavo. Guardavo all'Italia, solo poi ho capito l'importanza che aveva l'Europa".
Massimiliano Salini
Dopo questa domanda di apertura, il confronto è entrato nel vivo. "I profughi e l'immigrazione sono due cose diverse che si intrecciano. L'Europa sta andando in crisi su questo, molto più che sul problema dell'euro. C'è stato infatti un effetto cascata che ha segnato la fine di Schengen con la chiusura delle barriere da parte di alcuni stati: se finisce, cessa quel sogno di libera circolazione" ha commentato Geninazzi.
"L'Europa si ritrova ad avere Schengen indebolito, ma questa non è la causa della fine dell'Europa" ha ribattuto Salini. "Schengen è indebolito perché l'Europa non è mai nata nella forma che noi immaginiamo. Dal punto di vista dell'approccio concreto, il fatto che i paesi, di fronte alla debolezza dei confini dell'Eu, decidono di alzare di nuovo le barriere, significa che gli immigrati devono restare negli altri paesi. I 500 mila ingressi di immigrati in Grecia e 200 mila in Italia restano lì se vengono posti i confini dagli altri stati" ha aggiunto l'europarlamentare che, membro delle commissioni "Trasporti e turismo" e "Industria, ricerca e energia", non ha mancato di fare riferimento anche a temi economici.
Luigi Geninazzi
"L'immigrazione è un fenomeno che non si può fermare: l'Europa nello scorso secolo ha invaso il mondo, oggi è il contrario. Come si fa a respingere gli immigrati? O vengono respinti subito o ci vogliono due o tre anni. E i profughi di guerra: è giusto accoglierli, ma perché non si pensa a un permesso temporaneo?" la domanda posta successivamente dal moderatore.
"Uno degli elementi che contribuisce a non arginare il fenomeno è il fatto che l'immigrazione è una risorsa di cui Europa non può fare a meno. In Italia il 40% dei ragazzi sotto 25 anni è disoccupato. Prima di dire che l'immigrazione è risorsa, si dovrebbe risolvere un problema sociale. Nel nostro paese non ci sono più risorse per i giovani perché viene dato grande spazio alle pensioni" ha rilanciato Salini, allacciandosi dunque al problema della disoccupazione giovanile presente in Italia. "Ospitare un immigrato è una necessità con cui bisogna fare i conti e l'Italia ha sempre dimostrato di sapere cosa fare con solidarietà e accoglienza, ma l'emergenza oggi sono i giovani, che vogliono avere la loro rivincita". Nel questionario che ha anticipato i temi della serata e compilato da un sessantina di giovani, una parola ricorrente era quella di unità. "Lo slogan dell'Unione europea, che era "unità nella diversità", è andato in crisi. Uno degli aspetti non trattati questa sera è quello culturale. Questi paesi si sentono minacciati non tanto dall'immigrato, ma dal diverso di cui si nutre diffidenza e paura. L'Europa non sa rispondere a questo perché ha costruito un mondo fasullo e leggendario" ha sintetizzato Geninazzi, ricordando che si dovrebbe guardare meno ai trattati, alle istituzioni e recuperare invece l'idea di uomo europeo come persona in grado di dialogare perché in possesso di auto critica.
"L'idea che il dialogo sia unità nell'omologazione costringe a un risultato che vediamo nella storia, allo snaturamento assoluto e alla guerra tra folli che non si riconoscono più. Per essere veramente europeo devi essere italiano e non dimenticarti di chi sei. Bisogna avere consapevolezza e forza nei negoziati con l'Europa, pur con l'unità che nasce dal realismo" la posizione di Salini.
L'incontro si è poi concluso con una serie di interventi da parte del pubblico.
M. Mau.