Barbara Redaelli: una bella ragazza in tuta con il volto sporco di olio
Barbara Redaelli di Missaglia, socia di lavoro della società di autodemolizione Lubagi snc si è uccisa con un colpo di pistola alla tempia. Aveva compiuto i 40 anni il 10 giugno scorso. L'ho conosciuta e per tanti anni ho intrattenuto con lei rapporti di consulenza aziendale. Era una giovane donna bella, dolce e triste. L'impressione che ne ho ricavato è che Barbara vivesse, non per sua scelta, una vita dai due volti. La prima vita alla ricerca di una serenità di sentimenti e di lavoro che non ha mai raggiunto. La seconda vita pressata, giorno dopo giorno, da responsabilità incessanti e non sue fino a rimanerne schiacciata come una delle tante auto demolite per lavoro. Quando veniva in Studio a parlarmi dei problemi della società indossava sempre una tuta ed era sporca di olio di motore. Si rideva assieme della sua bellezza a macchia d'olio. Non l'ho più vista dal 2005 quanto i nostri rapporti di lavoro si sono conclusi.
Ieri sera, letta la notizia, non mi sono meravigliato. Mi vergogno a dirlo, ma assieme al brivido che mi ha percorso la schiena e al secco dolore, mi sono detto che se Barbara ha vissuto gli ultimi quattro anni come i precedenti quattordici, a quel terribile colpo di pistola ha chiesto la pace che non ha mai conosciuto. E' dal settembre 1991 che Barbara si portava sulle spalle tutto il carico dell'azienda di famiglia. Il suo era un ruolo uno e trino. Mentre sfasciava le carrozzerie delle auto appiattiva la sua vita e cercava di tenere i fili di un disordinato rapporto familiare. Inutili i tentativi di affrancarsi con una propria piccola attività . Come una calamità il senso del dovere, il senso della famiglia e infine il senso della responsabilità la riportavano a Missaglia, in via primo maggio, già via Cuzzi, in quel capannone di un Pip artigianale che le ha impresso il marchio di fabbrica di una vita a sua modo violenta.
Non so che cosa Barbara ha lasciato scritto in quel biglietto con le ultime volontà . Certo molto meno delle tante pagine riempite di fatica e di macchie di olio esausto dall'età di 22 anni ai 40 della sua morte. Pagine sulle quali sono state scritte le tante righe di una continua rincorsa dietro i fastidi, le sorprese spiacevoli e il sovraccarico psicofisico che le perveniva da fughe ed alienazioni altrui. Non meritava di morire così e il dolcissimo ricordo che l'accompagna non sarà mai, per nessuno, un debito pagato a sufficienza.
Alberico Fumagalli