Molteno: Sandrigarden, in aula primi testi nel processo per ''infedeltà patrimoniale''

Il tribunale di Lecco
Al centro delle contestazioni mosse a Daniele Tornaghi, classe 1954 di Rho, Alberto Cattaneo, classe 1961 di Cesana Brianza e Giuseppe Monciotti, classe 1950 di Lecco, una delibera di consiglio di amministrazione datata 15 novembre 2011, attraverso la quale si decise di non aumentare il capitale sociale della partecipata Sandrigarden spa, l'azienda di Molteno specializzata nella produzione di tagliaerba e macchine da giardino, la cui attività è cessata negli anni scorsi.
Una scelta che - stando al quadro accusatorio ancora tutto da provare nel prosieguo dell'istruttoria - non sarebbe stata però condivisa con Giovanna Loretz, e le sue due giovani figlie Francesca e Valentina Agostoni, eredi di Livio, storico socio della Sandridea Srl, venuto a mancare nei mesi precedenti.
E' stata proprio la querela presentata da queste ultime - costituitesi parte civile tramite l'avvocato Stefano Pelizzari - a determinare l'apertura di un fascicolo d'indagine da parte del pubblico ministero Paolo Del Grosso.
Secondo l'impianto accusatorio sostenuto dall'accusa, in qualità di amministratori e membri del consiglio di amministrazione della Sandridea srl, "avendo un conflitto con quello della predetta società in quanto soci e amministratori anche della Sandrigarden spa, al fine di procurare a sé o ad altri un ingiusto profitto o altro vantaggio'', gli imputati avrebbero infatti deliberato "la rinuncia a sottoscrivere l'aumento di capitale della controllata spa al prezzo vantaggioso di un euro per azione (a fronte di un valore reale unitario di 5,70 €), cagionando intenzionalmente alla società un anno patrimoniale di 636.000€, consistito nel mancato acquisto di azioni della Sandrigarden per euro 135.320 a fronte di un valore effettivo di euro 771.324".
Assenti i tre imputati - difesi di fiducia dall'avvocato Edoardo Fumagalli - giovedì mattina sono stati sentiti i primi testimoni. A cominciare dalla dottoressa Paola Mello, consulente del pubblico ministero che ha esaminato la corposa documentazione relativa alle due società, compresa la nota delibera assembleare della Sandridea datata novembre 2011, intorno alla quale verte sostanzialmente il procedimento penale.
Giovanna Loretz, parte civile, ha invece confermato di detenere - all'epoca dei fatti - una partecipazione nella holding, ereditata insieme alle due figlie dal marito Livio Agostoni. Nel rispondere alle domande dell'avvocato Pelizzari, la donna ha confermato che avrebbe potuto finanziare la Sandridea, finalizzando così l'operazione di aumento di capitale. Nessuno degli amministratori però, secondo quanto ha spiegato la teste, avrebbe avvertito nè lei, nè le due figlie. La donna infatti, in quel periodo, aveva disposto il recesso delle quote di partecipazione in Sandrigarden, di cui era stata socia sino al 2010. Un argomento oggetto di un contenzioso in sede civile, relativo alla stima della quota che, a seguito di una transazione, era stata stabilita in 720mila euro.
Durante la deposizione della teste sono emersi ulteriori contenziosi sorti in sede civile, tra il marito Livio Agostoni e i soci, relativi ai bilanci della Sandridea. Tornando al mancato aumento di capitale della holding, Giovanna Loretz ha ribadito di non essere mai stata interpellata. ''Nessuno mi ha mai chiesto se fossi disponibile a finanziare Sandridea. Avevo il denaro per farlo, anche perchè ero stata appena liquidata da Sandrigarden e in ogni caso il mio patrimonio me lo avrebbe consentito'' ha concluso la parte civile, lasciando il posto alla figlia Valentina che ha sostanzialmente confermato la versione della madre. Nel rispondere alla domanda dell'avvocato Pelizzari, la giovane ha aggiunto che, finanziando quell'operazione di aumento di capitale, avrebbero potuto controllare anche la partecipata Sandrigarden.
Si torna in aula il prossimo 24 novembre per l'escussione degli altri testimoni in lista e il prosieguo dell'istruttoria. Intanto il prossimo 20 maggio davanti al giudice Maria Chiara Arrighi si aprirà un secondo procedimento penale nei confronti degli stessi imputati.
Con decreto di citazione diretta infatti, Tornaghi, Monciotti e Cattaneo, saranno chiamati a rispondere a vario titolo - in concorso con i loro figli e la commercialista che seguiva la società - anche dell'ipotizzata falsificazione delle scritture contabili al fine di far apparire nella compagine societaria gli eredi dei tre amministratori seppur non fossero effettivamente soci.
G. C.