Molteno: è festa per don Francesco Beretta, alla 1° messa. ''Spero che il sacerdozio sia un dono per chi incontrerò''

L'intera comunità dei Santi Martino e Benedetto (Brongio, Molteno con Garbagnate Monastero e Sirone) non ha risparmiato calore e festosa accoglienza - a partire dagli addobbi nei paesi - nel condividere un momento di gioia: la prima celebrazione eucaristica officiata da don Francesco Beretta, ordinato sacerdote lo scorso 11 giugno presso il Duomo di Milano.

Al centro don Francesco Beretta con i parroci e i seminaristi

Dopo l'accoglienza del Corpo musicale Santa Cecilia, un corteo di sacerdoti, chierichetti e Confraternita, è partito dall'oratorio diretto verso il palazzetto dello sport, unico luogo capace di contenere, sugli spalti e nel campo da gioco, i fedeli delle tre parrocchie e quelli della comunità d'origine di Lurago d'Erba.

Da sinistra don Giovanni Bergami, don Gianluigi Rusconi, don Norberto Valli, don Massimo Santambrogio,
don Francesco Beretta, don Carlo Leo, don Gianluigi Rusconi e don Carlo Ambrosoni


Alla funzione, allietata dai cori dei tre paesi, hanno presenziato numerosi religiosi: il responsabile di pastorale don Massimo Santambrogio, don Gianluigi Rusconi, don Giovanni Bergami, Monsignor Giacomo Tagliabue, l'ex storico parroco don Carlo Ambrosoni, il parroco di Lurago d'Erba e Lambrugo don Carlo Leo e il professore del seminario don Norberto Valli.
In fascia tricolore, alle spalle della famiglia di don Francesco, le autorità: il vicesindaco di Molteno Giuseppe Chiarella, i sindaci Matteo Canali di Sirone, Sergio Ravasi di Garbagnate Monastero, Giuseppe Costanzo di Lambrugo e Federico Bassani di Lurago d'Erba.

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"Non ti faccio tante raccomandazioni perchè te le avranno già fatte in seminario, ma voglio condividere qualche pensiero sulla vita del prete, adesso che forse comincio anch'io a capirci qualcosa" ha esordito don Massimo che si è servito, per la sua riflessione, della vita di Gesù e di cinque oggetti, a partire da un'agenda che "serve per pianificare i giorni, la vita. Il Vangelo ci racconta che Gesù non riceveva su appuntamento, ma che era facilmente incontrabile, che la gente lo cercava anche nei momenti di riposo o di preghiera. La nostra vita è così: l'agenda delle nostre giornate non la facciamo noi, ma la gente con le sue necessità".

Da destra Giuseppe Chiarella, Matteo Canali, Sergio Ravasi, Federico Bassani e Giuseppe Costanzo


Il cannocchiale, poi, è lo strumento per vedere lontano. "Noi abbiamo tanta gente vicino. Abbiamo intorno gruppi organizzati, strutture, chiese, oratori, ma dobbiamo imparare a guardare oltre. Tanta gente la incontriamo non qui, ma solo per strada e nei luoghi pubblici. Il cannocchiale permette di vedere anche le presenze silenziose, quelle che non fanno rumore".
Un terzo oggetto è il telefonino, fondamentale e veloce strumento di comunicazione. "Nel telefonino ci sono i gruppi, ma prima c'è la rubrica con i singoli nomi e le foto con i volti. E' importante sempre guardare le persone una ad una e non ragionare per categorie".

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La tessera della mutua è il penultimo strumento preso in causa. "Sii un prete della mutua, uno cioè che non cerca antichi o moderni privilegi, uno che fa la fila come tutti. E mi viene in mente Gesù in fila con i peccatori per ricevere il battesimo da Giovanni Battista. La nostra dignità sacerdotale non si macchia perchè ci mettiamo all'ultimo posto, ma perchè abbiamo la smania di correre troppo avanti".

I genitori di don Francesco consegnano pane e ostie all’offertorio

Infine, don Massimo ha mostrato una bilancia: "Gesù nel Vangelo di oggi ci ha detto "sforzatevi di entrare per la porta stretta". Ci fa pensare che quando siamo troppo pieni di noi diventiamo ingombranti. Occorre essere leggeri, riconoscere che non sono i nostri sforzi a salvare né noi nè gli altri, per quanto lavoriamo alacremente come se tutto dipendesse da noi, consapevoli che tutto dipende da Dio".
Al momento dell'offertorio sono stati consegnati pane e ostie, uva e vino, camice e stole, la valigetta con il materiale per la celebrazione della Messa, fiori, offerte e uno zaino.


In conclusione della celebrazione, don Francesco, nei lunghi ringraziamenti (vedi video), ha ricordato chi lo accompagnato nelle diverse tappe del suo cammino che da oggi ha preso una nuova direzione. Il primo grazie è infatti andato proprio al signore Gesù, "primo autore di ogni dono che nella vita riceviamo. Lo ringrazio per il dono del sacerdozio che spero e prego possa essere un grande dono per tutte le persone che incontrerò nella mia vita. Un dono prezioso, dove la preziosità non è data dalla mia persona, ma da Gesù che rende prezioso il mio sacerdozio".
Con la semplicità e genuinità che lo caratterizza, don Francesco, dopo aver chiesto una preghiera di intercessione per lui, ha concluso la messa dicendo: "Sono proprio contento di cominciare questo mio cammino insieme a voi".

Il dono degli Alpini


Al termine della liturgia il gruppo alpini gli ha consegnato in dono una fotografia mentre il corpo musicale ha tenuto una breve esibizione. All'esterno, un buffet ha arricchito il momento di festa proseguito nel pomeriggio e chiuso con il lancio dei palloncini.
M.Mau.
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