Annone: lo spettacolo di Mohamed Ba aiuta a comprendere il dramma dell'immigrazione
Mohamed Ba, uomo di grande cultura e attore senegalese, ha incantato gli spettatori venerdì sera al teatro dell'oratorio di Annone.
"Il riscatto", rappresentazione teatrale di circa un'ora, ha mostrato gli aspetti più veri ma anche più tragici di un argomento drammaticamente attuale: l'emigrazione africana. L'iniziativa rientrava nel ciclo di incontri organizzati dalla comunità pastorale San Giovanni Battista, incentrato proprio sul tema "Nord, sud, ovest, est".
Tante le provenienze dei migranti che ogni giorno affrontano le intemperie e i pericoli del deserto e del mare pur di non vedere più la sorella prostituirsi per procurare alla famiglia di che vivere, o per fuggire dalla violenza che gli europei hanno portato in Africa. Tante sono anche le differenze culturali che chi si mette in viaggio dovrebbe prepararsi ad accettare e comprendere, cioė far proprie a poco a poco.
Ba ha invece mostrato con monologhi, brevi documentari e canti tradizionali accompagnati dal tamburo come noi, al contrario, ricerchiamo noi stessi o qualcosa che ci somigli in qualsiasi situazione. "E così dopo il colonialismo l'Africa è cambiata: è alla costante ricerca dell'Europa quando invece avrebbe tutte le carte in regola per essere un continente leader. Ha tantissime materie prime e alcune forme di governo che farebbero invidia a qualsiasi democrazia europea", ha spiegato l'attore.
Ma chi lascia la sua patria è veramente messo con le spalle al muro: non ha alternative se non aggrapparsi alla speranza di trovare la felicità altrove. "Purtroppo pochi superano le difficoltà della traversata (l'immensa distesa desertica del Sahara con le sue escursioni termiche, la spietatezza di certi uomini di frontiera e i pericoli del mare). Il Mediterraneo ha inghiottito troppi dei nostri fratelli per mancanza di viveri e acqua, che li ha portati spesso a bere l'acqua malsana del mare e poi alla morte per disidratazione" ha continuato Ba.
A quel punto i superstiti non possono fare altro che gettare in acqua i morti. E anche dopo aver superato ostacoli impossibili, chi sopravvive viene troppo spesso rifiutato per evitare l'accusa di favoreggiamento all'immigrazione clandestina. Che legge è mai quella che impedisce di accogliere un uomo in difficoltà? E d'altronde già Dante, citato magistralmente da Ba al termine della rappresentazione, aveva espressamente menzionato analoghi problemi nella non ancor esistente Italia del suo tempo.
"La domanda che sorge spontanea è questa: senza il colonialismo ci sarebbe comunque questa migrazione di massa per cercare maggiore benessere oppure no?" ha chiesto il parroco don Maurizio.
"Il Senegal è una vera e propria porta verso l'Europa e l'America, per questo nella storia ha subito di tutto. Eppure nella nostra lingua ancora non esiste la parola straniero, perché c'è estrema apertura verso l'altro. Ma l'Africa di un tempo non potrà esistere mai più: quell'Africa democratica guidata da sovrani e consigli di saggi votati agli interessi del popolo, che le frontiere tracciate a Berlino hanno cancellato non tenendo conto delle differenze etniche. Quell'Africa dove non esisteva la proprietà privata, ma si pensava solo al noi. Poi si è cominciato a parlare di cittadinanza e l'Africa ė stata obbligata a cambiare con la violenza. Non avevamo nessun bisogno di andare via, chi lo fa non ha davvero altra scelta" ha risposto l'attore.
La serata si è però conclusa con una nota di speranza: secondo Ba il cambiamento è dietro l'angolo se si supera il problema della mancanza di un'informazione corretta e completa. "Si risolverebbe tutto se ogni comune accogliesse solo venti migranti. Dalla povertà infatti, si può sempre uscire; dalla chiusura culturale purtroppo no".
L'attore continuerà a trattare questo tema nei prossimi mesi sia in territorio italiano che tedesco, promuovendo il documentario "Va' pensiero" per raccontare storie vere di violenza subite anche in prima persona.
Da sinistra il parroco don Maurizio Mottadelli e Mohamed Ba
"Il riscatto", rappresentazione teatrale di circa un'ora, ha mostrato gli aspetti più veri ma anche più tragici di un argomento drammaticamente attuale: l'emigrazione africana. L'iniziativa rientrava nel ciclo di incontri organizzati dalla comunità pastorale San Giovanni Battista, incentrato proprio sul tema "Nord, sud, ovest, est".
Tante le provenienze dei migranti che ogni giorno affrontano le intemperie e i pericoli del deserto e del mare pur di non vedere più la sorella prostituirsi per procurare alla famiglia di che vivere, o per fuggire dalla violenza che gli europei hanno portato in Africa. Tante sono anche le differenze culturali che chi si mette in viaggio dovrebbe prepararsi ad accettare e comprendere, cioė far proprie a poco a poco.
Ba ha invece mostrato con monologhi, brevi documentari e canti tradizionali accompagnati dal tamburo come noi, al contrario, ricerchiamo noi stessi o qualcosa che ci somigli in qualsiasi situazione. "E così dopo il colonialismo l'Africa è cambiata: è alla costante ricerca dell'Europa quando invece avrebbe tutte le carte in regola per essere un continente leader. Ha tantissime materie prime e alcune forme di governo che farebbero invidia a qualsiasi democrazia europea", ha spiegato l'attore.
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Ma chi lascia la sua patria è veramente messo con le spalle al muro: non ha alternative se non aggrapparsi alla speranza di trovare la felicità altrove. "Purtroppo pochi superano le difficoltà della traversata (l'immensa distesa desertica del Sahara con le sue escursioni termiche, la spietatezza di certi uomini di frontiera e i pericoli del mare). Il Mediterraneo ha inghiottito troppi dei nostri fratelli per mancanza di viveri e acqua, che li ha portati spesso a bere l'acqua malsana del mare e poi alla morte per disidratazione" ha continuato Ba.
A quel punto i superstiti non possono fare altro che gettare in acqua i morti. E anche dopo aver superato ostacoli impossibili, chi sopravvive viene troppo spesso rifiutato per evitare l'accusa di favoreggiamento all'immigrazione clandestina. Che legge è mai quella che impedisce di accogliere un uomo in difficoltà? E d'altronde già Dante, citato magistralmente da Ba al termine della rappresentazione, aveva espressamente menzionato analoghi problemi nella non ancor esistente Italia del suo tempo.
"La domanda che sorge spontanea è questa: senza il colonialismo ci sarebbe comunque questa migrazione di massa per cercare maggiore benessere oppure no?" ha chiesto il parroco don Maurizio.
"Il Senegal è una vera e propria porta verso l'Europa e l'America, per questo nella storia ha subito di tutto. Eppure nella nostra lingua ancora non esiste la parola straniero, perché c'è estrema apertura verso l'altro. Ma l'Africa di un tempo non potrà esistere mai più: quell'Africa democratica guidata da sovrani e consigli di saggi votati agli interessi del popolo, che le frontiere tracciate a Berlino hanno cancellato non tenendo conto delle differenze etniche. Quell'Africa dove non esisteva la proprietà privata, ma si pensava solo al noi. Poi si è cominciato a parlare di cittadinanza e l'Africa ė stata obbligata a cambiare con la violenza. Non avevamo nessun bisogno di andare via, chi lo fa non ha davvero altra scelta" ha risposto l'attore.
La serata si è però conclusa con una nota di speranza: secondo Ba il cambiamento è dietro l'angolo se si supera il problema della mancanza di un'informazione corretta e completa. "Si risolverebbe tutto se ogni comune accogliesse solo venti migranti. Dalla povertà infatti, si può sempre uscire; dalla chiusura culturale purtroppo no".
L'attore continuerà a trattare questo tema nei prossimi mesi sia in territorio italiano che tedesco, promuovendo il documentario "Va' pensiero" per raccontare storie vere di violenza subite anche in prima persona.
Roberta Scimè