Cresciuti a Barzanò e volati...alla conquista del mondo. Paolo, Riccardo, Matteo e Cristiano e la loro esperienza di vita estera
Paolo Colzani, Matteo Fumagalli, Cristiano Pozzi e Riccardo Proserpio sono quattro barzanesi che hanno raggiunto brillanti traguardi professionali in ambiti differenti: dalla ristorazione, passando per il mondo dell'elettronica, sino all'aeronautica. Con infinito impegno nonostante qualche inevitabile difficoltà iniziale, sono riusciti a costruirsi una nuova vita a migliaia di chilometri di distanza da casa.
Li abbiamo contattati - ognuno nel proprio Paese di residenza - chiedendo loro di illustrarci le ragioni che li hanno spinti, almeno un decennio fa, a partire dalla Brianza per cercare nuovi stimoli all'estero. Sono emersi profili davvero differenti l'uno dall'altro, tutti ugualmente curiosi ed interessanti, accomunati dalla stessa grinta e dalla voglia di realizzare i propri sogni. Ma anche dalla nostalgia dell'Italia e dal desiderio di tornarci: prima o poi....di certo non oggi.
PAOLO COLZANI - Singapore (STATO DI SINGAPORE)
''Barzanò l'ho lasciata all'età di 15 anni per frequentare la scuola alberghiera di Clusone''. Inizia così il racconto di Paolo Colzani, gestore del ristorante Zafferano, nel cuore di Singapore. 45 anni, sposato con Eileen e padre di Tomaso e Ludovica - di 5 e 4 anni - il barzanese ha mosso i suoi primi passi in cucina presso il celebre ''Pierino'' di Viganò.
''E' stata la mia rampa di lancio, dove ho potuto lavorare con Piergiuseppe Penati, secondo il mio umile parere, l'oste per eccellenza in Italia, una fortuna che pochi hanno potuto avere. Sono poi passato da Gualtiero Marchesi, all'epoca il culto della cucina innovativa italiana. A lui, tra varie esperienze in Italia ed all'estero, sono rimasto legato per quasi dieci anni''.
Paolo Colzani
La prima avventura professionale di Paolo Colzani al di fuori dei confini dello stivale risale all'età di 17 anni, quando è volato in Inghilterra, più precisamente in un piccolo paese vicino a Birmingham chiamato Hambleton, per lavorare in un bellissimo albergo: Hambleton Hall, parte della catena Relais Chateau. Durante il periodo trascorso nello staff dello chef Marchesi, il barzanese ha poi avuto la possibilità di viaggiare molto, sia in Italia che all'estero, principalmente in Giappone, con consulenze nell'ambito gastronomico e l'apertura di ristoranti a Tokio, Osaka e Kobe nel giro di pochi anni.
Dopo le brevi ''tappe'' a Monaco di Baviera e a Nassua, alle Bahamas, nel 1999 il barzanese è approdato a Singapore. Un'esperienza particolarmente stimolante dal punto di vista professionale, come ci ha confermato lo stesso Colzani. ''Singapore offre ancora la possibilità di confrontarsi e crescere. C'è una grande competizione negli ultimi 5, 6 anni e molti professionisti si sono trasferiti qui, complice anche l'arrivo nel 2016 della guida Michelin, che ha portato la partita ad un altro livello. Dal punto di vista della ristorazione però, l'Italia resta sempre un esempio in fatto di nuove tendenze e grande qualità''.
Paolo Colzani con la moglie Eileen e figli Tomaso e Ludovica
Pregi e difetti invece, per quel che riguarda la vita quotidiana nella città-stato del sud-est asiatico. ''Con una buona professione, qui si riesce a condurre una vita al di sopra delle possibilità normalmente offerte, a pari condizioni, in Italia. Purtroppo Singapore è piuttosto costosa, quindi bisogna guadagnare a sufficienza per permettersi una vita decente''. Nulla da eccepire invece, sul fronte sicurezza. ''C'è una grande tolleranza in quanto convivono differenti religioni, la criminalità si mantiene a livelli minimi e la pulizia in tutta la città è quasi maniacale'' ci ha raccontato il barzanese, evidenziando però alcune contraddizioni, ad esempio a livello giudiziario, che fanno a pugni con l'estrema modernità del Paese. A Singapore esistono ancora la fustigazione per i reati minori e la pena di morte per quelli più seri.
L'Italia invece, è considerata un posto ''da sogno'', dove potersi un giorno trasferire per godersi in tranquillità le colline toscane o il lago di Como. ''Qui sono tutti logicamente innamorati della nostra immensa collezione artistica presente nelle più importanti città e della nostra cultura'' ha proseguito Paolo Colzani. ''A livello culinario è comunque difficile togliere dalla mente della popolazione locale lo stereotipo della cucina italiana tradizionale: nulla di sbagliato per carità, ma il loro concetto di ristorazione italiana è la tipica trattoria di famiglia con piatti da dividere e pizza. Non è semplice quindi proporre una cucina più moderna. Per quanto mi riguarda, non mi dispiacerebbe tornare un giorno in Italia, ma purtroppo non lo trovo possibile vedendo ultimamente la situazione economica e politica che caratterizza il nostro Paese''.
MATTEO FUMAGALLI - Dubai (EMIRATI ARABI UNITI)
''Ho iniziato il mio percorso di addestramento a Pozzuoli, in provincia di Napoli, dove sono rimasto per un anno e mezzo circa. Ricevuta l'aquila di pilota militare, distintivo tanto desiderato che sanciva l'inizio della mia carriera a tutti gli effetti, sono stato assegnato ad un reparto di ricerca e soccorso nel Lazio presso l'aeroporto di Roma/Ciampino'' ci ha raccontato Matteo. ''Passando per la scuola di volo a vela di Guidonia come istruttore, sono poi tornato a Ciampino al 31^ Stormo. Lì ho volato per altri otto anni, effettuando voli ambulanza e voli per le alte cariche dello Stato, su velivoli Airbus 319 e Dassault Falcon 50. Nel settembre 2015 mi sono trasferito negli Emirati Arabi Uniti e a dicembre la mia famiglia mi ha raggiunto. Viviamo a Dubai, dove sono comandante presso Air Arabia, compagnia aerea del vicino emirato di Sharjah''.
Una città estremamente multietnica e dinamica, quella dove il barzanese si è stabilito con la famiglia. ''I miei due figli, frequentando una scuola internazionale, hanno la possibilità di studiare lingue come l'inglese e l'arabo e di confrontarsi con coetanei provenienti da tutto il mondo'' ha proseguito Matteo, confidandoci di non aver saputo proprio rinunciare all'offerta professionale che gli è stata proposta, ''decisamente superiore alle opzioni che avrei avuto in Italia''.
La percezione che si ha del nostro paese a Dubai è comunque positiva, per l'arte, la storia, la buona cucina, la moda e il bello in generale. Anche se, come ci ha spiegato il barzanese, ''chi ha avuto l'opportunità di vivere in Italia dieci anni fa e ora ci torna occasionalmente, ha notato un peggioramento a livello di sicurezza e di benessere sociale, opinione condivisa sia da me che da molti altri nostri connazionali emigrati a Dubai''. In Matteo la voglia di tornare a vivere in Italia non manca, anche se non nell'immediato. ''Pur riconoscendo che anche questa città vive delle profonde contraddizioni socio-economiche - ha proseguito riferendosi a Dubai - riteniamo che sia una ottima meta per tutti coloro che hanno una medio-alta qualifica professionale e per le famiglie con figli, grazie all'alto livello di sicurezza e all'apertura culturale presente. Un ringraziamento particolare lo voglio rivolgere a mia moglie e ai miei figli che condividono con me questa bella esperienza di vita all'estero''.
CRISTIANO POZZI - Isola di Guam (USA)

''Dai miei professori ho imparato molte cose: sono sempre stato affascinato dai racconti dei grandi chef che viaggiavano da un continente all'altro per divulgare la tradizione della cucina italiana'' ci ha raccontato Cristiano. ''Da allora ho sempre provato il grande desiderio di vivere esperienze lavorative all'estero. Sono partito dalla vicina Svizzera, spostandomi poi a Londra, Francia, Giappone fino a Guam USA. Negli anni ho ricevuto diverse offerte di lavoro interessanti da parte di compagnie prestigiose piene di risorse, che mi hanno aiutato a crescere in campo professionale''.
A Guam, isoletta della Micronesia, Cristiano Pozzi lavora per la compagnia Hyatt Hotel come executive sous chef. ''Sono il responsabile di tre ristoranti: uno Italiano "al Dente", quello internazionale di nuova apertura "Caffe Kitchen" e in altro piccolo in riva al mare "Breezes. La professione è sempre la stessa: la differenza rispetto al passato è che ora l'impegno si è triplicato, così come le responsabilità''.
L'esperienza di vita nella piccola isola della Micronesia, territorio degli Stati Uniti, è positiva per Cristiano Pozzi, sia dal punto di vista personale che lavorativo. ''Qui si è molto tutelati dal punto di vista professionale, con pià riconoscimenti e la possibilità di crescere e spostarsi nel mondo. Una volta che paghi le tue tasse, non ritardi nei pagamenti, rispetti le leggi, in America si sta abbastanza bene. I servizi sanitari coprono quasi tutte le spese, le banche ti aiutano per investire nella tua attività. D'altronde per chi svolge la mia professione è molto piu facile lavorare all'estero che in Italia. Sono uno chef Italiano e fortunatamente la nostra cucina è riconosciuta nel resto del mondo. Da noi invece, sei uno tra i tanti chef''.
La percezione dello ''stivale'' anche a Guam è ottima. ''L'Italia resta il luogo dove si respira un'aria di famiglia, si mangia ancora bene e sano, ma forse si è persa un po' la voglia di combattere per la nostra nazione. Qui a Guam vedo molto più patriottismo e un solido legame alla religione''.
Cristiano con la moglie Akiko e i figli Arianna e Oscar
Non mancano però gli aspetti negativi con l'eccesso nel consumo di cibo, spesso ''spazzatura'' e poco sano. ''Di certo l'Italia è vista come un paese dove si ha la libertà di vivere sani e in un ambiente ancora ben conservato, un luogo dove poter passare delle vacanze fantastiche, con ottimi prodotti artigianali, dove si respira ancora un po' della bella vita mondana. Soprattutto poi, l'accoglienza di noi italiani resta impagabile''.
Nonostante la comprensibile nostalgia per ''il bel paese'', Cristiano non crede di tornare in Italia, perlomeno nel breve periodo. ''Per il momento l'estero mi sta dando molte più opportunita di lavoro, magari in futuro, o quando raggiungerò la pensione, chi lo sa....''.
D'altronde per il barzanese - sposato con Akiko e padre di Oscar e Arianna, di 7 e 4 anni - a marzo si aprirà una nuova esperienza professionale, con il rientro in Giappone.
RICCARDO PROSERPIO - Tainan (TAIWAN)

Ma poi è arrivato l'amore a dare la spinta al barzanese, classe 1978, che dopo aver conosciuto la sua attuale moglie, nel marzo 2006 ha deciso di trasferirsi definitivamente nello stato asiatico per poterle stare accanto.
''Inizialmente pensavo di avviare un'attività imprenditoriale in proprio, licenziandomi dalla mia attuale posizione di lavoro. L'azienda per cui lavoravo invece di accettare le mie dimissioni, mi ha offerto di proseguire con loro, ma da Taiwan'' ci ha raccontato Riccardo. ''Quest'offerta è stata importante: mi ha permesso di muovermi con delle basi più solide dal punto di vista lavorativo. E cosi è iniziata la mia avventura a Taiwan, una delle quattro tigri asiatiche degli anni Novanta insieme a Korea del Sud, Hong Kong e Singapore''.
Un'isola che offre molto, decisamente popolata e con un'infinita serie di bellezze naturali tutte da visitare, grazie a 1500 chilometri di coste e più di trecento picchi oltre i 3mila metri di altezza, dove la vetta simbolo è lo Yu Shan che raggiunge quota 3.952 metri.
La costa est di Taiwan
Non mancano poi i lati negativi, con i quali poco alla volta ci si abitua a convivere. ''Sfortunatamente a Taiwan i terremoti sono all'ordine settimanale e durante la stagione dei monsoni abbiamo diversi tifoni con una media di 25 all'anno, quindi un luogo non proprio tranquillo. C'è però una consapevolezza della situazione atmosferica. Tutti gli edifici vengono quindi costruiti secondo standard sismici abbastana elevati, anche se questo ovviamente non ci rende completamente immuni a disastri'' ha spiegato il barzanese.
La spiaggia di Kenting
''Taiwan è un'isola tropicale un po' atipica che, grazie agli investimenti fatti negli anni Ottanta/Novanta ha avuto una grossa crescita sopratutto nell'industria elettronica, l'ambito in cui lavoro. Dal punto di vista culturale, qui c'è una profonda cultura del cibo come in Italia, e potete sbizzarrirvi nel provare un sacco di pietanze con i gusti più disparati: dai noodles simili ai nostri spaghetti sino allo sticky tofu simile a.... difficile da spiegare, bisogna provarlo. In generale il costo del cibo è molto basso, ma quello della frutta o della verdura arriva anche a cinque, sei volte il costo in Italia. Questo perchè alcuni prodotti vengono importati e altri invece sono ovviamente sottoposti alle condizioni instabili dei tifoni annuali che possono distruggere il raccolto in pochi minuti''.
Riccardo (ultimo a destra) con alcuni colleghi di lavoro
Una società molto competitiva e frenetica quella taiwanese - soprattutto sotto il profilo economico e commerciale - legata alla famiglia, ma allo stesso tempo con una propensione all'indipendenza.
''Solo per citare alcuni esempi semplici e basilari dell'efficienza nella vita quotidiana: qui cambiamo compagnia Telefonica fissa o pay TV in 24 ore, senza problemi burocratici, si può usare la carta ricaricabile contactless della metropolitana di Taipei per poter pagare nella maggior parte dei negozi (dallo Starbucks ai supermercati al noleggio biciclette) grazie ad un sistema centralizzato, ci sono biblioteche con chioschi automatici per la restituzione dei libri 24 ore su 24'' ci ha raccontato Riccardo, svelandoci tuttavia anche le contraddizioni del sistema.
Il monastero buddista
''L'altro lato della medaglia appunto è che questa efficienza genera una frenesia nel lavoro e quindi i cambiamenti sono piu repentini e bisogna abituarsi ad essere molto meno statici. La competizione con la Cina nostra vicina e vogliosa di prendere Taiwan sotto il proprio dominio, è intensa e con vari alti e bassi, e questo non ci permette di fermarci o rilassarci troppo a lungo. Appena trasferitomi, come penso qundo si faccia un cambiamento radicale, tutto è nuovo, bello ed eccitante, sopratutto in un continente con una cultura di vita differente anche se gia conoscevo grazie alla mia attività lavorativa. Poi ovviamente arriva il confronto con le proprie tradizioni, lo stile di vita, sopratutto in primis la mancanza della famiglia e degli amici, e lì devi chiederti cosa vuoi fare della tua vita, del tuo futuro''.
Alcuni angoli di Taipei
Nonostante la nostalgia per l'Italia, il barzanese ha deciso di restare, tentando di costruire qualcosa di proprio e di nuovo. E poi c'è la tecnologia, che aiuta e non poco. ''Posso sentire la mia famiglia ogni settimana e grazie al mio lavoro ogni quattro mesi circa rientro in Italia''.
Sposato dal 2009 e padre di Matteo, un bimbo di sei anni, negli anni trascorsi a Taiwan Riccardo Proserpio si è evoluto anche dal punto di vista professionale, aprendo una propria attività indipendente, sempre nell'ambito elettronico.
Museo di Chi Mei a Tainan
''Oggi da qui sto pian piano costruendo il mio futuro con i miei colleghi: taiwanesi, italiani e di Hong Kong. In tanti mi chiedono se rientrerò e io rispondo sempre che, come non avrei mai pensato di vivere a Taiwan, oggi non so cosa mi riserverà il futuro. Quello che mi sento di dire è che nei prossimi dieci anni ci saranno dei grossi cambiamenti a livello tecnologico e che questi cambieranno di molto lo stile di vita delle persone, quindi prepariamoci tutti ad essere più flessibili: non fermatevi, non state ad aspettare, vivete ogni momento in modo intenso e investite su voi stessi cercando di progredire sia a livello umano che professionale, le sfide piu' grandi sono alla porta'' ha concluso Riccardo, rivolgendo un saluto a tutti i suoi concittadini.