Barzanò: condannato a Lecco per truffa, in Appello sentenza ribaltata. Medico assolto

La Corte d'Appello presso il Tribunale di Milano
A quasi un anno e mezzo di distanza dalla condanna inflittagli dal giudice monocratico del tribunale di Lecco, Salvatore Catalano, la Corte d'Appello ha assolto quest'oggi il dottor Roberto Cogo, pneumologo residente nel casatese, dalle accuse che gli venivano contestate.
Il medico classe 1952 doveva infatti rispondere dei reati di truffa aggravata e false attestazioni o certificazioni a seguito di un'indagine svolta dalla Guardia di Finanza relativamente all'attività professionale svolta presso l'Azienda ospedaliera di Melegnano, alla quale era legato da un contratto di esclusività.
Al medico veniva infatti contestato l'esercizio della professione al di fuori dalle mura dell'ospedale di Cassano d'Adda nel periodo compreso tra il 2008 e il 2013, con false dichiarazioni rispetto alla propria presenza al lavoro attraverso mancate timbrature.
Dopo il rinvio a giudizio deciso nel febbraio 2015 dal gup Paolo Salvatore su richiesta del sostituto procuratore Nicola Preteroti, per il medico difeso di fiducia dall'avvocato Alessandro D'Addea del foro di Monza, si era aperto il processo con rito ordinario presso il foro lecchese. Seppur i fatti contestati al dottor Cogo sarebbero stati commessi, stando al quadro tracciato dalla Procura, in provincia di Milano, il Tribunale di Lecco era stato giudicato competente per territorio in quanto il pagamento delle presunte prestazioni "irregolari" erogate dal medico sarebbe avvenuto sul conto corrente intestato allo stesso appoggiato presso un istituto di credito di Barzanò.
Al termine di un'articolata istruttoria - durante la quale anche l'imputato si era sottoposto ad esame - il processo si era concluso nel luglio 2016 con la condanna a due anni e due mesi di reclusione, oltre al pagamento delle spese legali. Una pena ancor più severa di quella chiesta dal pubblico ministero Mattia Mascaro, con il giudice Catalano che aveva disposto anche la confisca di una somma di circa 55mila euro, quella cioè che il professionista avrebbe percepito indebitamente dall'azienda ospedaliera della provincia di Milano.
L'avvocato D'Addea aveva subito annunciato l'intenzione di appellare la sentenza e quest'oggi a distanza di quasi un anno e mezzo, l'esito iniziale del procedimento è stato ribaltato. La quarta sezione penale della Corte d'Appello di Milano con presidente relatore il giudice Edoardo Veronelli, ha infatti assolto il medico casatese da entrambi i capi di imputazione. Con formula piena per quel che riguarda il reato di truffa aggravata poichè il fatto non sussiste, con la conseguente revoca del provvedimento di confisca dei 55mila euro disposta dall'autorità giudiziaria lecchese. Per quel che concerne invece il reato di false attestazioni o certificazioni (relativo a due timbrature contestate dalla Procura in quanto ritenute false), il professionista è stato assolto perchè il fatto non costituisce reato.
Un risultato che ribalta completamente l'esito iniziale del procedimento e per il quale l'avvocato D'Addea non ha mancato di esprimere la propria soddisfazione. Ora non resta che attendere il deposito delle motivazioni fissato in novanta giorni.
G. C.
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