Vittore Beretta: in Cina siamo ripartiti, non abbiamo ripercussioni in New Jersey. Solo con interventi drastici si evita la pandemia
"Non dobbiamo nel modo più assoluto abbassare la guardia". Vittore Beretta, presidente del gruppo Salumi Beretta, è tra i pochi che l'"emergenza coronavirus" l'ha già vissuta e... superata. In questi giorni infatti, nell'azienda del gruppo, situata a Ma'anshan, a 300 chilometri da Shanghai, la situazione è ormai tornata completamente alla normalità.
"A fine gennaio avevamo chiuso la fabbrica, che occupa circa 180 dipendenti, per il capodanno cinese. Poi è arrivato il contagio - ha spiegato Beretta, che con il nipote Alberto guida il gruppo fondato a Barzanò nel 1875 - e si è fermato tutto. In Cina sono stati più drastici che in Italia e infatti ci hanno imposto di chiudere per quaranta giorni. Abbiamo riaperto la fabbrica proprio in questi giorni ma ci vorrà del tempo per tornare a pieno regime, perché i nostri clienti, come Mc Donald e Starbucks, stanno riaprendo anche loro gradualmente".
Sull'evoluzione dell'emergenza Vittore Beretta ha idee piuttosto precise.
"Credo che alla fine quasi tutti contrarremo il virus, anzi probabilmente qualcuno lo ha già contratto ed è guarito. Quello che dobbiamo fare oggi è evitare di ammalarci tutti insieme, perché questo manderebbe in crisi il sistema sanitario che non può fronteggiare un numero spropositato di malati. Il 97-98% dei contagiati guarisce. E questo è un dato estremamente significativo. Di questi, l'85-90% guarisce curandosi da solo. Ne resta poi una piccola percentuale che per una serie di complicazioni deve ricorrere alle cure ospedaliere, sono questi i pazienti per i quali dobbiamo cercare di frenare la diffusione del virus, per poter garantire le cure a chi è colpito in modo grave".
Secondo lei quando potremo considerare conclusa la fase acuta di diffusione del coronavirus?
"Quando il bollettino quotidiano della Protezione civile ci dirà che il numero dei pazienti guariti avrà superato quello dei contagiati. L'importante è non abbassare la guardia troppo presto, il pericolo è più reale di quanto venga percepito. In effetti sono poche le persone che circolano con le mascherine. Quanto meno questa emergenza ha insegnato a tre quarti del mondo a lavarsi le mani, un'abitudine che c'è da augurarsi manterremo anche una volta terminata l'emergenza. Pensate che in Cina era molto diffusa l'abitudine di sputare a terra, adesso se ne guardano bene dal farlo ancora. Alla fine avremo anche imparato qualcosa...":
In Italia la produzione prosegue regolarmente? Anche le esportazioni?
"Abbiamo immediatamente messo in atto le procedure consigliate per scongiurare il pericolo di contagio in tutti gli stabilimenti e fino ad oggi non abbiamo avuto nessun problema. Per quanto riguarda le esportazioni in nessuno dei sessanta paesi in un cui esportiamo si sono verificati intoppi. Seguiamo con grande attenzione l'evoluzione della situazione che, ribadisco non deve essere sottovalutata per nessun motivo. Per fortuna quello che sta succedendo in Cina in questi giorni ci fa ben sperare...".
"A fine gennaio avevamo chiuso la fabbrica, che occupa circa 180 dipendenti, per il capodanno cinese. Poi è arrivato il contagio - ha spiegato Beretta, che con il nipote Alberto guida il gruppo fondato a Barzanò nel 1875 - e si è fermato tutto. In Cina sono stati più drastici che in Italia e infatti ci hanno imposto di chiudere per quaranta giorni. Abbiamo riaperto la fabbrica proprio in questi giorni ma ci vorrà del tempo per tornare a pieno regime, perché i nostri clienti, come Mc Donald e Starbucks, stanno riaprendo anche loro gradualmente".
Salumi Beretta opera in Cina ormai da oltre dieci anni. Il primo stabilimento venne aperto nel 2007 ed aveva una superficie di 300 metri quadrati. Nel 2017 è stata poi inaugurata la nuova fabbrica, con una superficie 17 mila metri quadrati e circa 200 dipendenti, che produce salumi all'italiana, prodotti stagionati e cotti destinati esclusivamente al mercato cinese.
Vittore Beretta
"Produciamo, lavoriamo e distribuiamo in Cina i prodotti della fabbrica di Nanchino - ha aggiunto Vittore Beretta - questo ha pertanto evitato complicazioni sia nell'approvvigionamento della materia che nell'esportazione. Ora il problema si è presentato negli Stati Uniti, ma al momento ancora non abbiamo avuto ripercussioni nella nostra azienda in New Jersey. Il problema vero è che nel mondo ci considerano un Paese di untori e il rischio che si crei l'equazione Italia uguale coronavirus... L'esperienza cinese comunque ha dimostrato che solo con provvedimenti drastici si può scongiurare la diffusione incontrollata del virus".Sull'evoluzione dell'emergenza Vittore Beretta ha idee piuttosto precise.
"Credo che alla fine quasi tutti contrarremo il virus, anzi probabilmente qualcuno lo ha già contratto ed è guarito. Quello che dobbiamo fare oggi è evitare di ammalarci tutti insieme, perché questo manderebbe in crisi il sistema sanitario che non può fronteggiare un numero spropositato di malati. Il 97-98% dei contagiati guarisce. E questo è un dato estremamente significativo. Di questi, l'85-90% guarisce curandosi da solo. Ne resta poi una piccola percentuale che per una serie di complicazioni deve ricorrere alle cure ospedaliere, sono questi i pazienti per i quali dobbiamo cercare di frenare la diffusione del virus, per poter garantire le cure a chi è colpito in modo grave".
Secondo lei quando potremo considerare conclusa la fase acuta di diffusione del coronavirus?
"Quando il bollettino quotidiano della Protezione civile ci dirà che il numero dei pazienti guariti avrà superato quello dei contagiati. L'importante è non abbassare la guardia troppo presto, il pericolo è più reale di quanto venga percepito. In effetti sono poche le persone che circolano con le mascherine. Quanto meno questa emergenza ha insegnato a tre quarti del mondo a lavarsi le mani, un'abitudine che c'è da augurarsi manterremo anche una volta terminata l'emergenza. Pensate che in Cina era molto diffusa l'abitudine di sputare a terra, adesso se ne guardano bene dal farlo ancora. Alla fine avremo anche imparato qualcosa...":
In Italia la produzione prosegue regolarmente? Anche le esportazioni?
"Abbiamo immediatamente messo in atto le procedure consigliate per scongiurare il pericolo di contagio in tutti gli stabilimenti e fino ad oggi non abbiamo avuto nessun problema. Per quanto riguarda le esportazioni in nessuno dei sessanta paesi in un cui esportiamo si sono verificati intoppi. Seguiamo con grande attenzione l'evoluzione della situazione che, ribadisco non deve essere sottovalutata per nessun motivo. Per fortuna quello che sta succedendo in Cina in questi giorni ci fa ben sperare...".
Angelo Baiguini