Revisione L.23 sanitaria:  i sindaci studiano le funzioni di Casa e Ospedale di comunità

La revisione della Legge 23 varata l'11 agosto 2015 in tema di riorganizzazione dei servizi socio-sanitari regionali, voluta dall'allora presidente della Giunta regionale lombarda Roberto Maroni procede seppure rallentata dalla pandemia. Il 10 novembre comunque è calendarizzato l'inizio del dibattito in Aula. Il punto centrale della revisione riguarda il rilancio della sanità territoriale, mortificata dalla Legge 23 che assegna alle Aziende socio-sanitarie territoriali (ASST) i compiti di gestire l'ospedale e la sanità territoriale, dove è evidente che il direttore generale della ASST privilegerà il primo aspetto sul secondo. La pandemia ha dimostrato quanto sia stata sbagliata questa politica. Ora però si tratta di rimediare anche ad altri due errori: evitare che il privato possa decidere in autonomia in quali ambiti concentrare investimenti e risorse, altrimenti come ovvio sceglierà soltanto quelle economicamente vantaggiose e rimettere in campo l'autorità locale, cioè il Comune, il primo punto di incontro tra il cittadino e le istituzioni.

Il sindaco di Casatenovo, Filippo Galbiati

Dunque la revisione dovrà puntare su riorganizzazione e potenziamento del sistema territoriale socio-sanitario; integrazione socio-sanitaria e integrazione delle politiche; rappresentanza dei Comuni nelle ATS e ASST; riscrittura del rapporto tra ente programmatore (ATS) e soggetto erogatore (ASST).

I cardini di questa riforma sono due nuove strutture da realizzare entrambe all'interno di ciascuna ASST: la Casa di comunità e l'ospedale di comunità. La casa di comunità diventerà lo strumento attraverso cui coordinare tutti i servizi offerti, in particolare ai malati affetti da patologie croniche. Nella Casa della Comunità opereranno team multidisciplinari di medici di medicina generale, pediatri di libera scelta, medici specialistici, infermieri di comunità e altri professionisti, compresi gli assistenti sociali. È prevista una Casa della Comunità ogni 50.000 abitanti circa. All'interno verrà attrezzata anche una infrastruttura informatica e un punto prelievi. L'ospedale di comunità, invece, si occuperà di ricoveri brevi e a bassa intensità clinica, diventando di fatto una struttura intermedia tra il ricovero ospedaliero tipicamente destinato al paziente acuto e le cure territoriali. Regione Lombardia prevede di realizzare un Ospedale di Comunità ogni ASST.

Temi complessi che sono stati affrontati mercoledì sera durante un incontro riservato tra alcuni sindaci del meratese casatese - tra i quali Massimo Panzeri, Filippo Galbiati, Giovanni Bernocco - e i referenti dei medici di medicina generale. Dalle prime indiscrezioni sembra che l'idea sia quella di avviare case di comunità a Merate e Casatenovo. Merate, peraltro, aveva già previsto di destinare i locali ex comando di polizia municipale presso la palazzina-portineria di villa Confalonieri ai medici di base previa stipula di una convenzione. I medici potranno così organizzare un lavoro di gruppo assicurando una presenza costante per erogare le funzioni più prossime al cittadino, come prevenzione e promozione salute; cure primarie con tutto il necessario per gestire i pazienti cronici; un'area di ambulatori specialistici per criticità poco complesse e un'area di servizi integrati col Comune, che si colloca tra aspetto sanitario e sociale. A questo primo incontro ne seguiranno altri, allargando la platea di sindaci interessati per arrivare a dotare il territorio, una volta approvata la nuova normativa di case di comunità Diverso il discorso dell'ospedale di comunità per quanto la norma sembra ne preveda uno per ogni ASST. Un esempio viene dalla provincia di Monza e Brianza con l'avvio del primo ospedale di comunità in Lombardia a Vaprio D'Adda. Oggi è ancora classificato come POT, ossia Presidio Ospedaliero territoriale - ad esempio il pronto soccorso funziona soltanto dalle 8 alle 20 - ma di fatto ha già le caratteristiche previste dalla revisione della L. 23. Dove e come realizzare l'ospedale di comunità dentro i confini della ASST lecchese è tuttora una domanda senza risposta.

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