Ospedale Valduce: 14 positivi al Covid e 41 tra il personale

Progressivo aumento dei casi di ricovero per Covid-19 anche all'ospedale Valduce di Como.

I primi pazienti, tre, sono arrivati nei giorni a ridosso del Natale, mentre tra i dipendenti i casi sono scoppiati da novembre. Secondo il modello regionale predisposto in funzione di nuova ondata, si prevede un sistema di hub e spoke pubblici che devono essere a disposizione per i ricoveri dei positivi. Da qualche giorno Regione ha dato indicazione che tutte le strutture vengono coinvolte: le persone che accedono alla struttura di via Dante a Como, vengono gestite internamente e non vengono trasferite in ospedali pubblici, a meno che non sia necessario per altri motivi.

I dati di ieri evidenziano la presenza di 14 persone positive, di cui 10 sono nel reparto Covid allestito già nelle precedenti ondate, una donna partoriente nel reparto di ostetricia completamente asintomatica e tre pazienti in al pronto soccorso con una diagnosi di positiva accertata.

In terapia intensiva sono occupati quattro posti letto su otto, ma nessuno è positivo. Un paziente, trasferito da un altro ospedale per esiti di polmonite Covid-19, si trova in terapia intensiva, ma per non è in trattamento come caso positivo.

Tra il personale, invece, ci sono 41 persone assenti per Covid: 32 a Valduce e 9 nel presidio masnaghese, a Villa Beretta. Si tratta di una percentuale che si sfiora il 5% sul totale dei dipendenti, sanitari e amministrativi. Nel reparto Covid, ci sono solo due assenti. Siccome la variante Omicron attualmente diffusa è estremamente contagiosa, nella maggior parte dei casi l'infezione viene presa all'esterno per contatti extra ospedalieri, individuati con screening in ospedale. Nella maggior parte dei casi, la sintomatologia è lieve, raffreddore e mal di gola.

''Non avere in struttura 40 persone, è un problema - spiega il segretario generale Marco Turconi - È un tema che si pone quello in discussione in questi giorni, tra l'avere a casa l'operatore sanitario positivo e asintomatico e non avere aperto tutti i posti letto e invece farlo lavorare per garantire un'assistenza sanitaria maggiore. Nel nostro piccolo abbiamo una serie di operatori sanitari che stanno benissimo e sarebbero nelle condizioni di rientrare, ma finché il tampone dice che sono negativi, non possono''.

La gestione dei pazienti positivi al Covid-19 porta anche a una rimodulazione dell'attività chirurgica e di assistenza. ''Noi siamo chiamati ad ampliare progressivamente il numero di posti letto per pazienti Covid-19 nella misura in cui questi dovessero confluire all'ospedale - ha proseguito il segretario - Avendo tutti i posti letto di area medica pieni e avendo un mezzo reparto chiuso per mancanza di personale, pur rimodulando l'attività chirurgica secondo le indicazioni regionale, in modo da fare quella urgente o fattibile secondo le risorse, tutto dipende dalla possibilità di dimettere i pazienti. Regione Lombardia non ha imposto il blocco delle operazioni programmate, ma ciascuna struttura deve rimodulare le attività non urgenti. Lo abbiamo fatto anche noi: tra i 41 assenti ci sono anche alcuni strumentisti e l'attività di sala operatoria viene condizionata sia dalla necessità di avere posti letto sia dal personale che può incidere sulla seduta operatoria. Garantiamo quindi un'attività ordinaria che non può essere rinviata, come può essere il caso oncologico''.

Nei giorni scorsi, la procuratrice dell'ospedale Valduce e presidente dell'ospedale pediatrico Bambin Gesù di Roma, Mariella Enoc, in un'intervista sul quotidiano La Stampa, rifletteva sull'attuale situazione sanitaria e in particolare modo sul negazionismo da Coronavirus: li invitava a entrare nei reparti per vedere gli ammalati, gli operatori sanitari sfiniti e far provare loro il casco di ventilazione per mostrare quello che spetterà loro. I no-vax, ha detto, sono frutto "dell'auto annientamento di cui sono capaci gli esseri umani".

Il personal è stanco e stressato. Lo conferma anche il segretario Turconi: ''Come diceva Enoc, c'è un po' di rabbia e frustrazione negli operatori quando si devono occupare delle persone che avrebbero avuto la possibilità di vaccinarsi e invece, per ragioni personali, hanno deciso di non farlo. Se si riuscisse a passare da una fase pandemica a una fase endemica in cui il virus, pur avendo un'alta contagiosità ha sintomi blandi, si riesce a convivere meglio. Questo processo è chiaramente più veloce se c'è numero di vaccinati alto''.

Ci sono anche pazienti ricoverati dopo aver ricevuto il vaccino: ''Se sono fragili, per quadro clinico o età, il virus può compromettere in maniera definitiva la loro salute così come avveniva con l'influenza, che poteva risultare fata su pazienti che si sottoponevano ad anti influenzale - ha proseguito Turconi - Se si arriverà a un'endemia, nei prossimi anni saremo in questa stessa situazione. Diverso il discorso se non si è vaccinati e il Covid aggredisce in modo severo: chi deve assistere per mestiere le persone lo fa sempre, ma con rammarico. Ad oggi non abbiamo casi di no-vax convinti perché i numeri di pazienti presenti sono pochi, però ci è capitato che fosse morto un paziente in terapia intensiva, in età piuttosto giovane e che non fosse vaccinato''.

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