La poesia di Umberto Colombo/64: eutanasia, un'ipocrisia vietarla

Dalla leggerezza del Carnevale e un tema etico di stretta attualità: l’Eutanasia, la cui etimologia significa ''buona morte''. La poesia che ci accompagna questa settimana riguarda la scelta consapevole di un individuo di porre fine anticipatamente alla propria esistenza, a causa di una malattia, menomazioni o condizioni psichiche che ne minano la qualità e dignità della vita al punto da diventare intollerabili per la persona stessa. 
Garbagnate_umberto_colombo.JPG (59 KB)
Umberto Colombo, che ha scritto questi versi a sostegno dell’eutanasia, dice: ''Oggi si parla a proposito o a sproposito di ''fine vita'' senza analizzare a fondo il problema. Ognuno parla dal suo pulpito, normalmente superficiale e ben posto. Ricordo i battibecchi sul caso Englaro, ma siamo finiti su di un falso equilibrio. Qualche anno fa sono andato a visitare un ospedale geriatrico per lavoro e quello che ho visto all’ora oggi si ripete ancora quotidianamente. Gente lasciata morire in una pozza di rifiuti, gente allettata e vegetale senza un futuro e abbandonati da tutti. Questa settimana vorrei affrontare questo argomento e su tale tema ho scritto una poesia, cruda nella sua veridicità, ma attuale nella sua forma sintetica. L’uomo è soggetto a tante situazioni, compreso le malattie che a volte, portano quasi all’abbandono dello stato generale causandone l’inerzia quasi assoluta''. 

Eutanasia o la carità umana

Una ipocrisia il vietarla
Quando sei …
nulla di fatto e nulla di mosso
fermo il valore del vivere sano
a fronte di strazio e dolore di morso
steso in un letto e tirato per mano
 
non parli e non vige vigore
solo gli occhi come segno di vita
vizzo di corpo in un grande torpore
fermo e disteso nell’attesa infinita
 
costante è il lungo passar del tempo
fantasia di mente ormai assopita
uno straccio terreno vivi al contempo
lento è il vitale e vuoi farla finita
 
dolore di massa, dolore di cura
falso di flebo in un intruglio di siero
perduto il guarire in non vera fattura
un vegeto di vita non certo sparviero
 
In questa valenza di poco tepore
non vivi il reale ma solo in supporto
forzato l’innesto, scandite le ore
non vedi futuro, ma solo il te morto
al via...
 
ho finito il soffrire mi sento di nuovo
sono leggero e libero di andare
rivedo i miei cari, purtroppo in decoro
ma io sono per loro pronto ad amare
 
Umberto Colombo
banner ramobannercentromela-13788.gif
Invia un messaggio alla redazione

Il tuo indirizzo email ed eventuali dati personali non verranno pubblicati.