La poesia di Umberto Colombo/66: riflesso e fantasia allo specchio

Ieri, venerdì 8 marzo, ricorreva la giornata internazionale della donna. Una festa che tradizionalmente, in Italia, si celebra con il dono di mimose: la scelta si deve al fatto che fiorisce nei primi giorni di marzo e, non avendo un costo eccessivo, può essere alla portata di tutte le tasche. 
Umberto Colombo però, nella rubrica odierna, ha deciso di dare un taglio diverso, nella quale possono ritrovarsi molte donne, ma non è una poesia strettamente dedicata a loro. Anche gli uomini si possono ritrovare in queste parole, perché oggi si parla del nostro riflesso allo specchio, di quello che percepiamo del nostro essere e della nostra ricerca verso la nostra essenza. 
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Colombo la descrive in questo modo: ''Ho pensato ad un tema assai diverso, ''il riflesso di noi stessi davanti ad uno specchio'', soprattutto in bagno e in quei momenti di completa libertà ci permettiamo, uomo o donna in senso lato, tante fantasticherie… ci guardiamo… ci ispezioniamo il viso… lo controlliamo bene facendo tutte le smorfie con contrazioni inimmaginabili. In quei momenti, a volte, uno canta sottovoce da dove può partire qualche acuto. Così ho immaginato con questa semplice ballata, il momento clou''. 

Il canto e la fantasia allo specchio

Guardo il riflesso…
 e vo cantando piano piano…
ma è un sentire deludente
son stonato da campano
 e colgo il riso della gente…
 
ma da solo in quel momento...
sento il canto mio all’aggraziato
son tenore e vado a cento
nell'interpretare il testo di quel fato
 
eccomi all’apice del potente
il mio suono è in elevato
dono al ”Do”… il gran possente
quel rimando più quotato…
 
ammiro aperto il mio trollio
volo in alto al paradiso
con lo sforzo del mio io
mi rivolgo un gran sorriso
 
quanto costa esser capaci
vedo in me lo sforzo vero
do a quel canto tono e baci
io mi sento assai sparviero…
 
 quanto è bello quel sentirsi forte!
tra gli applausi lodati…
il trionfo è già alle porte...
col pennacchio da soldati!
 
ma dal vero è un'altra cosa...
son spompato e senza fiato,
quella gloria è sì di una rosa
ma dal fischio ben marcato
 
Umberto Colombo
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