La Resistenza in Brianza grazie alla ricerca del professor Morati
In occasione dell'avvicinarsi dell'80esimo anniversario della Liberazione dell'Italia dal nazifascismo, ricorrenza che sarà celebrata il prossimo 25 aprile, riceviamo e pubblichiamo dal professor Arturo Morati - barzanese, appassionato di storia locale - l'estratto di un lavoro di ricerca condotto in classe sul finire degli anni Novanta e che il docente - all'epoca in servizio presso la scuola media di Monticello - ha deciso di condividere con i nostri lettori. La ricostruzione di una serie di episodi avvenuti nel 1945 fra il casatese, l'oggionese e non solo, molti dei quali inediti. A dimostrazione dello spiccato ruolo che la nostra Brianza ha avuto nella Resistenza.
Questo movimento ha visto molti caduti che militavano fra i giovani delle associazioni e dei circoli cattolici. Erano tutti cattolici, ad esempio, i ragazzi ( alcuni avevano solo diciotto anni), che furono crivellati dalle mitraglie naziste la notte tra il 25 e 26 aprile 1945, mentre tentavano di arrestare, a Rovagnate, una potente formazione che si dirigeva verso Como. Cadde con loro un ignoto patriota russo che si era unito alle formazioni dopo essere fuggito da un campo di prigionia a Bergamo.
Una stele ricorda il loro sacrificio, all’alba della Liberazione, al bivio di Rovagnate verso Santa Maria Hoè.
Così riassume la storia della sua formazione partigiana un militante della 104ᵃ Brigata Garibaldi: tra di noi vi era una fratellanza umana perché la Resistenza non aveva distinzioni ideologiche, ma richiedeva molta volontà, molto coraggio, e più ancora sacrificio. Qui sotto ricordiamo i compagni partigiani caduti e deportati nei campi di sterminio.
Il 10 ottobre 1943 a Giovenzana, venivano trucidati Martinez Josef e Sanchez Andrea. ( due fuoriusciti spagnoli dal regime del dittatore Francisco Franco e aggregatisi alle prime formazioni combattenti partigiane).
Nella stessa occasione il Parroco Don Corti per salvare dalla rappresaglia il proprio paese, minacciato di distruzione, si offerse come ostaggio, e venne deportato in un campo di sterminio nazista.
A Osnago il 28 ottobre 1943 Gaetano Casiraghi venne impiccato dai tedeschi perché sorpreso a sabotare una loro linea telefonica.
A Valaperta, frazione di Casatenovo, il 3 gennaio 1945 i partigiani Natale Beretta (25 anni, Arcore), Nazzaro Vitali (24 anni Bellano), Mario Villa ( 23 anni, Biassono), Gabriele Colombo ( 22 anni , Arcore) vennero trucidati dalle Brigate Nere di Merate.
A Calco una colonna fascista in ritirata verso Como, trucidava il 25 aprile 1945 i patrioti Pietro Ripamonti e Enrico Mandelli.
A Rovagnate nella notte tra il 25 e 26 aprile 1945 una colonna nazi-fascista in ritirata verso Como, trucidava i patrioti Giovanni Bellotti, Mario Conti, Fiorenzo Crippa,Ugo Fumagalli,Ezio Magni, Enrico Ripamonti, Ugo Sala, Alessandro Sironi, Luigi Valsecchi, Luigi Bonacina,Arturo De Capitani, Giuseppe Filigura, Felice Giudici, Carlo Locatelli, Francesco Motta, Emilio Riva, Luigi Riva, Alberto Sirtori, Mario Spinelli, Carlo Fumagalli ed inoltre un ignoto patriota russo.
A Paderno d’Adda il 9 maggio 1944 un manipolo di fascisti arrestava Pasquale Brivio, Giuseppe Villa e Guido Panzeri, che deportava nei campi di sterminio tedeschi, da dove non fecero più ritorno.
E’ il resoconto di uno dei tanti assalti di quei giorni alle autocolonne nazifasciste in fuga.
Questo episodio avviene verso le ore 7 del 22 aprile.
Dal rapporto risulta che una colonna composta da una sessantina di automezzi tra automobili, autocarri e motocarrozzette, transitava sulla provinciale al posto di blocco di Calco. Arrivata l’autocolonna all’altezza di Rovagnate, dov'era appostato un distaccamento forte di una cinquantina di uomini con mitragliatrici ben appostate, avveniva l’attacco. Data la forza dell’autocolonna, se ne lasciava sfilare circa i due terzi e si attaccava la coda con fuoco ben aggiustato, che colpiva in pieno, provocando perdite notevoli perdite e scompiglio tra le file nemiche. Alcuni automezzi colpiti, si arrestavano e venivano catturati, altri senza fermarsi fuggivano verso Como, mentre le ultime due macchine giravano e ritornavano velocemente nella direzione di Brivio. Al posto di blocco di Calco interveniva la sezione di distaccamento che riusciva a colpire e arrestare una grossa vettura Bianchi coi passeggeri, mentre l’altra vettura una Aprilia, riusciva a proseguire, inseguita da una nostra macchina montata dal comandante del distaccamento di Merate e da cinque uomini, che aprivano il fuoco sulla macchina di corsa , la quale veniva costretta ad arrestarsi, crivellata di colpi, all’altezza di Bevirate ( Beverate). La macchina portava Roberto Farinacci, che veni-va catturato, la marchesa Medici del Vascello, gravemente ferita alla testa, che veniva trasportata all’ospedale di Merate e un maresciallo delle GNR, già morto. La mattina seguente Roberto Farinacci veniva trasferito a Vimercate e consegnato al gruppo ''Adda''.
Alcuni anni fa questo episodio mi venne raccontato da un testimone il signor Angelo che aveva partecipato attivamente ai combattimenti tenutisi a Rovagnate, ricordando con tristezza gli amici caduti e i tanti momenti pieni di tensione di quei giorni.

La Resistenza in Brianza
La Resistenza nella Brianza lecchese è nata negli Oratori e nelle Parrocchie.Questo movimento ha visto molti caduti che militavano fra i giovani delle associazioni e dei circoli cattolici. Erano tutti cattolici, ad esempio, i ragazzi ( alcuni avevano solo diciotto anni), che furono crivellati dalle mitraglie naziste la notte tra il 25 e 26 aprile 1945, mentre tentavano di arrestare, a Rovagnate, una potente formazione che si dirigeva verso Como. Cadde con loro un ignoto patriota russo che si era unito alle formazioni dopo essere fuggito da un campo di prigionia a Bergamo.
Una stele ricorda il loro sacrificio, all’alba della Liberazione, al bivio di Rovagnate verso Santa Maria Hoè.
Così riassume la storia della sua formazione partigiana un militante della 104ᵃ Brigata Garibaldi: tra di noi vi era una fratellanza umana perché la Resistenza non aveva distinzioni ideologiche, ma richiedeva molta volontà, molto coraggio, e più ancora sacrificio. Qui sotto ricordiamo i compagni partigiani caduti e deportati nei campi di sterminio.
Il 10 ottobre 1943 a Giovenzana, venivano trucidati Martinez Josef e Sanchez Andrea. ( due fuoriusciti spagnoli dal regime del dittatore Francisco Franco e aggregatisi alle prime formazioni combattenti partigiane).
Nella stessa occasione il Parroco Don Corti per salvare dalla rappresaglia il proprio paese, minacciato di distruzione, si offerse come ostaggio, e venne deportato in un campo di sterminio nazista.
A Osnago il 28 ottobre 1943 Gaetano Casiraghi venne impiccato dai tedeschi perché sorpreso a sabotare una loro linea telefonica.
A Valaperta, frazione di Casatenovo, il 3 gennaio 1945 i partigiani Natale Beretta (25 anni, Arcore), Nazzaro Vitali (24 anni Bellano), Mario Villa ( 23 anni, Biassono), Gabriele Colombo ( 22 anni , Arcore) vennero trucidati dalle Brigate Nere di Merate.
A Calco una colonna fascista in ritirata verso Como, trucidava il 25 aprile 1945 i patrioti Pietro Ripamonti e Enrico Mandelli.
A Rovagnate nella notte tra il 25 e 26 aprile 1945 una colonna nazi-fascista in ritirata verso Como, trucidava i patrioti Giovanni Bellotti, Mario Conti, Fiorenzo Crippa,Ugo Fumagalli,Ezio Magni, Enrico Ripamonti, Ugo Sala, Alessandro Sironi, Luigi Valsecchi, Luigi Bonacina,Arturo De Capitani, Giuseppe Filigura, Felice Giudici, Carlo Locatelli, Francesco Motta, Emilio Riva, Luigi Riva, Alberto Sirtori, Mario Spinelli, Carlo Fumagalli ed inoltre un ignoto patriota russo.
A Paderno d’Adda il 9 maggio 1944 un manipolo di fascisti arrestava Pasquale Brivio, Giuseppe Villa e Guido Panzeri, che deportava nei campi di sterminio tedeschi, da dove non fecero più ritorno.
I giorni dell’insurrezione
Nella notte del 24 aprile i distaccamenti della Garibaldi e della Puecher, al comando di Luigi Carminati, iniziano ad occupare e disarmare le caserme nazi-fasciste. A Ravagnate ora Rovagnate devono combattere contro 400 mongoli, a Barzanò contro 300 SS tedesche, a Inverigo contro altre 60 SS e nei combattimenti cadono molti patrioti, 19 a Rovagnate, 9 a Nibione ora Nibionno, 5 a Lambrugo, altri a Barzago e Bulciago. Le colonne di Farinacci, di Gallarini, del Colonnello Petea non passano. Né passano due colonne tedesche precedute da carri armati e da autoblindo. Il combattimento si protrae fino alle 7 del mattino. Alla fine degli scontri 80 nemici rimangono sul terreno, moltissimi sono messi fuori combattimento e 1200 sono fatti prigionieri. Carri armati, fucili, pistole, bombe cadono nelle mani dei partigiani. Gli insorti hanno 35 morti e 22 feriti gravi: i caduti sono sepolti nei piccoli cimiteri dei nostri paesi.La cattura di Farinacci
Fra le imprese dei partigiani, va ricordata anche la cattura di Farinacci, su questo episodio c’è un rapporto del comando della 104ᵃ brigata Citterio che pubblichiamo integralmente,E’ il resoconto di uno dei tanti assalti di quei giorni alle autocolonne nazifasciste in fuga.
Questo episodio avviene verso le ore 7 del 22 aprile.
Dal rapporto risulta che una colonna composta da una sessantina di automezzi tra automobili, autocarri e motocarrozzette, transitava sulla provinciale al posto di blocco di Calco. Arrivata l’autocolonna all’altezza di Rovagnate, dov'era appostato un distaccamento forte di una cinquantina di uomini con mitragliatrici ben appostate, avveniva l’attacco. Data la forza dell’autocolonna, se ne lasciava sfilare circa i due terzi e si attaccava la coda con fuoco ben aggiustato, che colpiva in pieno, provocando perdite notevoli perdite e scompiglio tra le file nemiche. Alcuni automezzi colpiti, si arrestavano e venivano catturati, altri senza fermarsi fuggivano verso Como, mentre le ultime due macchine giravano e ritornavano velocemente nella direzione di Brivio. Al posto di blocco di Calco interveniva la sezione di distaccamento che riusciva a colpire e arrestare una grossa vettura Bianchi coi passeggeri, mentre l’altra vettura una Aprilia, riusciva a proseguire, inseguita da una nostra macchina montata dal comandante del distaccamento di Merate e da cinque uomini, che aprivano il fuoco sulla macchina di corsa , la quale veniva costretta ad arrestarsi, crivellata di colpi, all’altezza di Bevirate ( Beverate). La macchina portava Roberto Farinacci, che veni-va catturato, la marchesa Medici del Vascello, gravemente ferita alla testa, che veniva trasportata all’ospedale di Merate e un maresciallo delle GNR, già morto. La mattina seguente Roberto Farinacci veniva trasferito a Vimercate e consegnato al gruppo ''Adda''.
Alcuni anni fa questo episodio mi venne raccontato da un testimone il signor Angelo che aveva partecipato attivamente ai combattimenti tenutisi a Rovagnate, ricordando con tristezza gli amici caduti e i tanti momenti pieni di tensione di quei giorni.
